“GORBACIOF” di STEFANO INCERTI

La triste storia di un piccolo uomo

Venezia 67. Fuori Concorso
Si chiama Marino Pacileo, detto Gorbaciof per una vistosa voglia rossa sulla fronte. Fa il contabile del carcere, vive una vita silenziosa e schiva, di cui fanno parte solo il lavoro e il gioco d’azzardo, il poker soprattutto. Segretamente innamorato della giovane cinese Lila, quando scopre che il padre di lei non può onorare un debito contratto al gioco, sottrae i soldi dalla cassaforte del carcere e li consegna alla ragazza. Sarà l’inizio di una spirale di violenza dalla quale è impossibile uscire.

Lo scenario è quello del quartiere intorno alla Stazione Centrale di Napoli, resa
o ancor più squallida dalla macchina da presa. Questo è il mondo di Gorbaciof, diviso tra il lavoro di contabile a Poggioreale e il gioco d’azzardo – slot machine, bingo, corse – ma soprattutto il tavolo di poker di una bisca clandestina. La fronte perennemente aggrottata di Gorbaciof si distende e gli occhi sorridono solo quando incrociano lo sguardo remissivo della giovane cinese Lila (la delicata Mi Yang, famosa in Cina, qui nel suo primo ruolo in un film europeo). Lei inizia a vedere in lui l’uomo che potrebbe proteggerla, lui vede in lei una possibile occasione di riscatto.

Gorbaciof ha la faccia, le rughe e le espressioni di Toni Servillo, perfetto nel dare volto, movenze e voce (poca, vista la scarsità di dialoghi) a un uomo piccolo e triste, sempre vestito con giacchette attillate e capello lungo brillantinato da acchiappafemmine di balera.

Intorno all’attore napoletano, infatti, è stato costruito l’intero film, con una prima scrittura della sceneggiatura che risale a sei anni orsono, con molti dialoghi in più e una protagonista femminile napoletana. Poi la scelta del regista di virare su uno stile più vicino a un certo cinema asiatico, evitando il cliché del film di denuncia, diradando i dialoghi all’essenziale e scegliendo una protagonista che sottolineasse con maggiore enfasi la comunicazione senza parole tra i due.

Ne esce un racconto per immagini, girato con uno stile asciutto, in cui tutto ruota intorno alla squallida solitudine del protagonista, alle sue manie, al suo essere fuori posto in qualsiasi contesto – sul lavoro, così come con le carte in mano. Un piccolo e triste omuncolo senza affetti, senza famiglia né amici, che butta via la sua vita così come fa con ogni oggetto che viene rumorosamente, e senza attenzione, gettato su un tavolo, un letto, una sedia.

Malgrado il prevedibile finale, Gorbaciof ha il suo aspetto migliore proprio nella essenzialità del racconto e nei personaggi di contorno abbozzati, ma importanti nel definire un mondo ai margini.

Costruire un film intorno a un attore straordinario come Toni Servillo lascia tuttavia un po’ il dubbio che possa trattarsi soprattutto di un omaggio alla bravura attoriale.

Gorbaciof
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 85′
Regia: Stefano Incerti
Cast: Toni Servillo, Salvatore Ruocco, Mi Yang, Nello Mascia, Geppy Geijeses
Produzione: Devon Cinematografica, Surf Film, The Bottom Line
Distribuzione: Lucky Red
Data di uscita: Venezia 2010