“Happy Family” è un meta cinema che racconta cosa vuol dire essere felici.
E’ una commedia che racconta la vita come se fosse un film.
Oppure è un film che racconta la vita come se fosse una commedia.
Oppure ancora come diceva Groucho Marx “Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere…nella vita non c’è una trama!”
Happy Family è una confessione camuffata, un diario mascherato, una commedia che parla della paura di essere felici, di cambiare la nostra vita per qualcos’altro che non conosciamo. È una “meta-avventura” che gioca nella Milano d’estate, quando non si muove una foglia. Anzi, nel bagliore del sole si può anche vedere un gabbiano. Ma che ci fa un gabbiano in una città dove non c’è il mare?
E intanto si mescolano tutti i desideri e tutte le paure di essere troppo, di non essere nessuno. Happy family è sorrisi, scontri e incontri esaltanti; è imperfezioni guardate con ironia e difetti che diventano allegoria di realtà. E così si scaccia per un po’ il terrore quotidiano di vivere a metà, di essere scontati.
Tutti i personaggi di questo film hanno paura di qualcosa.
Di questa paura ne parla Ezio (Fabio De Luigi) all’inizio. Ezio è uno scrittore, vorrebbe scrivere Il Film, ha tutto: un computer e i personaggi, gli manca solo la storia (“Perché la vita o la si vive o la si scrive” scriveva Pirandello). Ha circa 38 anni e in vita sua ha realizzato poco o niente, anzi diciamo niente. Tira avanti egregiamente perché il padre, in quanto inventore dell’ingegnosa palla per il detersivo da usare nelle lavatrici, gli ha lasciato una piccola fortuna.
Nel suo portatile i personaggi prendono vita scandendo una certa insofferenza nel non aver una parte, una dimensione, qualche battuta in più…
Pirandellianamente Ezio dirige la storia interagendo con le sue creature. Non è solo un deus ex machina che muove i fili, ma diventa burattinaio di se stesso. È coprotagonista della sua storia, che narra di due famiglie, i cui destini si incrociano perchè i rispettivi figli sedicenni, Filippo (GianMaria Biancuzzi) e Marta (Alice Croci) vogliono sposarsi.
Filippo è figlio di Anna (Margherita Buy) sposata, in seconde nozze, con Vincenzo (Fabrizio Bentivoglio), che è padre di Caterina (Valeria Bilello) e figlio di Nonna Anna (Corinna Agustoni).
I genitori di Marta sono semplicemente la mamma (Carla Signoris) e il papà (Diego Abatantuono) di Marta, dal momento che Ezio li ha lasciati senza nome. Sono due personaggi talmente improbabili, tali genitori tale figlia, da essere magnificamente adorabili. Anna e Vincenzo sono una coppia molto benestante, ma non per questo meno teneramente stramba, figli compresi: Filippo indossa fumettistici gilet fatti a mano, Caterina ha la convinzione di odorare di sottoaceti.
Sono due famiglie di oggi, che sfuggono alle catalogazioni e alle etichette, in evoluzione continua, in equilibrio precario, vive e confuse. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore al centro di questo microcosmo.
Dopo averci regalato la fantascienza con Nirvana e il noir con Come Dio Comanda, Gabriele Salvatores ritorna, con il suo carismatico garbo, alla commedia. E lo fa sorridendo.
Tratto dall’omonima opera teatrale, di Alessandro Genovesi, qui nelle vesti di cosceneggiatore insieme al regista, Happy Family è stata rappresentata al Teatro Elfo di Milano (fondato tra gli altri dallo stesso Salvatores nel 1972).
La versione cinematografica sa essere sorprendente, ammiccante, e caparbiamente anche un po’ frivola. Ma come ogni burattinaio esperto e intelligente, Salvatores sa intrecciare nelle trame della commedia sentimentalismi narrativi forti, che ondeggiano tra riflessione e leggerezza. La sua assennata abilità si estrinseca nella messa in scena che delinea con teatralità la distinzione tra realtà e finzione, tra il percepito e il percepibile, tra indizio e farsa. Questo avviene grazie a una fotografia, a una scenografia e ai costumi che sono stati essenziali nel delimitare, con un uso premuroso e compito dei colori, il reale e l’immaginario. E il gioco di colori viene enfatizzato ancora di più dalla colonna sonora emozionante, che propone tra gli altri brani, alcuni successi, che suscitano emotivi brividi, di Simon e Garfunkel, da Leaves that are green a April come she will.
Salvatores, che ha la dote di dirigere gli attori lasciandoli respirare di spontaneità, non ci ha solo regalato una commedia brillante, ma, con Happy Family, ha scritto una dichiarazione d’amore a Milano, che viene rivelata in tutta la sua poesia nascosta. E per ultimo, senza togliere nulla agli interpreti fascinosi di talento, il regista Premio Oscar, finalmente dopo vent’anni da Turnè, dona di nuovo al grande schermo il brioso ed estroso e magnifico duo composto da due portentosi e vispi Fabrizio Bentivoglio e Diego Abatantuono.
Titolo originale: Happy Family
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Commedia
Durata: 90′
Regia: Gabriele Salvatores
Cast: Margherita Buy, Diego Abatantuono, Fabrizio Bentivoglio, Fabio De Luigi, Carla Signoris, Valeria Bilello, Sandra Milo, Gianmaria Biancuzzi, Alice Croci
Produzione: Coloradofilm Production, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 26 Marzo 2010 (cinema)