“HEI YANQUAN (I DON’T WANT TO SLEEP ALONE)” di Tsai Ming-Liang

Triangolo più uno

Concorso
Lui, Lei, l’Altro e l’Altra a Kuala Lumpur, Malesia. Lui è un cinese senzatetto, viene aggredito da una banda di balordi truffatori e pesantemente picchiato. Viene in suo soccorso l’Altro, un operaio del Bangladesh che si prende cura di Lui e gli da un tetto sotto il quale dormire. L’Altra è la propietaria di un coffee shop, dove lavora con Lei; l’Altra vive in un piccolo appartamento col figlio in coma, di cui Lei si prende cura in cambio di vitto e alloggio. In un afosa estate malese, resa più insopportabile dai fumi degli incendi portati in città dai monsoni, le vite di queste quattro persone si intrecceranno avendo come fulcro Lui.

Lui, rimessosi dal pestaggio, incontra Lei al coffee shop; la passione nasce istantaneamente ma la coppia è sfotunata ed inutilmente cerca un luogo dove fare all’amore pacificamente. Lui viene notato anche dall’Altra, che si invaghisce del ragazzo probabilmente anche a causa della sua incredibile somiglianza col figlio comatoso. Il loro è un breve, isolato, casuale incontro passionale.
L’Altro, venuto a conoscenza dei rapporti amorosi, o tentati tali, di Lui con Lei, viene pervaso da una furibonda gelosia che lo porta addirittura a minacciare la vita di Lui. Ma il sentimento è troppo denso, e l’Altro, in lacrime, accetta il gesto di perdono di Lui, portando la storia verso un finale di grande dolcezza.

Tsai Ming-Liang torna sul suolo natio, la Malesia, dove per la prima volta decide di girare un film, ambientandolo in una notturna Kuala Lumpur, appesantita dalla canicola e dai fumi degli incendi portati dai monsoni.
Esce con questo film appena un anno dopo il bel Il gusto dell’anguria , e rispetto a questo, come molte altre volte nella sua carriera, il regista taiwanese cambia totalmente atmosfera. Quanto Il gusto dell’anguria era un film sull’amore sessuale, carnale, tanto quest’ultimo lavoro rappresenta sullo schermo un amore più dolce, più necessario e, se vogliamo, più disperato. Lui, infatti, esattamente come il ragazzo comatoso (e i due personaggi sono appunto interpretati dallo stesso attore feticcio di Ming-Liang), è una persona bisognosa di cure, dipendente dal prossimo sia a causa del pestaggio subito, sia per quanto riguarda tutto il resto, dal momento che Lui è straniero, senza documenti, non sa la lingua e non ha una casa.

Le persone accanto a Lui, quindi, devono amarlo in maniera casta, dolce, devono curarlo come si cura un malato; e in questo tipo di rapporto non sembra esserci spazio per il sesso, bandito dai rapporti fra i personaggi dal destino stesso, ma solo per un disperato bisogno di sentire qualcuno vicino. C’è spazio solo per l’invalidante paura di dormire da soli, senza qualcuno accanto che con la sola presenza ci rassicuri. Un amore disperato, quindi, necessario e voluto, che salva la vita, o almeno la rende più sopportabile.

Lo Tsai Ming-Liang di sempre, invece, per quanto riguarda gli aspetti più tecnici. I due personaggi principali, Lui e Lei, interpretati come sempre dai due attori feticcio del regista, Lee Kang-Sheng e Chen Shiang-Chyi, raggiungono il definitivo mutismo; in realtà questo è uno dei film più parlati del taiwanese, ma, restando fedele alla sua poetica, il regista fa parlare personaggi inutili, collaterali alla vicenda principale. Persino l’Altro, una volta entrato in intimità con Lui, perde il dono della parola. Registicamente il film rasenta la perfezione a livello estetico, nella sua scelta delle angolature dei piani, nel suo accurato modo di utilizzare il montaggio interno e di saper comporre in modo esteticamente valido tutto ciò che fa parte del profilmico.

Titolo originale: Hei yanquan
Nazione: Taiwan, Francia, Austria
Anno: 2006
Genere: Commedia
Durata: 115′
Regia: Tsai Ming-Liang

Cast: Chen Shiang-Chyi, Lee Kang-Sheng, Norman Atun, Pearlly Chua
Produzione: Soudaine Compagnie, Homegreen Films Co.

Data di uscita: Venezia 2006