Il Cda della Biennale di Venezia, presieduto da Davide Croff, ha accolto la proposta del Direttore Marco Müller di attribuire al regista Hayao Miyazaki il Leone d’Oro alla carriera della 62. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Si tratta del primo Leone alla carriera attribuito a un regista di film d’animazione.
“Hayao Miyazaki – ha dichiarato Marco Müller – è il gigante che ha fatto saltare le pareti dentro le quali si era voluto incasellare il cinema giapponese d’animazione. Troppo frettolosamente, infatti, lo si è tradotto come il ‘Disney giapponese’, riducendo a parametri per noi consueti un’energia creativa, una visione assolutamente fuori dell’ordinario. La filosofia di Miyazaki unisce romanticismo e umanesimo a un piglio epico, una cifra di fantastico visionario che lascia sbalorditi. Il senso di meraviglia che i suoi film trasmettono risveglia il fanciullo addormentato che è in noi. Senza tuttavia dimenticare le sorprese industriali di Miyazaki, che ha saputo con i ‘complici’ giusti far saltare le categorie convenzionali dell’animazione, grazie al lavoro sistematico di una ‘factory’ che ha fatto crescere anche non pochi altri talenti. In Hayao Miyazaki si incarna la pop art cinematografica del nuovo millennio, una delle componenti ormai sempre più presenti nel lavoro di ricerca della Mostra di Venezia.”
Il premio sarà consegnato al grande artista venerdì 9 settembre, nel corso di una “giornata Miyazaki” in cui verranno proiettati i suoi film ancora inediti in Italia e in Europa.
Hayao Miyazaki è uno dei più grandi registi del cinema giapponese e un maestro del cinema d’animazione. Nato a Tokyo nel 1941, ha creato numerosi lungometraggi anime (come vengono chiamati in Giappone i film d’animazione) amatissimi dai fan di tutto il mondo. È anche produttore, sceneggiatore e uno dei più noti disegnatori di fumetti manga. I suoi film in Giappone sono quasi senza eccezione enormi successi di critica e al box-office. La sua fama internazionale, già esplosa con il successo di Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro, 1988), si è consolidata con Mononoke-hime (La principessa Mononoke, 1997), distribuito in tutto il mondo, e soprattutto con Sen to Chihiro no kamikakushi (La città incantata), considerato un classico del cinema fantastico, che ha vinto l’Orso d’oro nel 2002 al Festival di Berlino e l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2003, primo Oscar assegnato a una produzione anime. Nel settembre 2004, la 61. Mostra del Cinema di Venezia ha presentato, in anteprima mondiale, quello che finora è il suo ultimo capolavoro, Hauru no ugoku shiro (Il castello errante di Howl), in cui Miyazaki ha riversato tutta la sua repulsione per la guerra, di cui ha vissuto l’esperienza da bambino, un tema che caratterizza il suo lavoro sin da Tenkû no shiro Rapyuta (Laputa: il castello nel cielo, 1986). Premiato con un’Osella speciale allo Studio Ghibli (per il complesso dell’opera) dalla giuria presieduta da John Boorman, Hauru no ugoku shiro (Il castello errante di Howl) sarà distribuito in Italia nel settembre 2005. Attualmente Miyazaki ha in progetto tre nuovi film, mentre è in corso al Musée de la Monnaie di Parigi, fino a marzo, la grande mostra “Miyazaki & Moebius”, che illustra le influenze reciproche fra i due maestri del disegno.
Hayao Miyazaki ha cominciato a interessarsi di animazione fin dall’adolescenza. Si laurea in economia ma contemporaneamente si appassiona alla letteratura europea per l’infanzia: oltre a Saint-Exupéry, legge Rosemary Sutcliff, Philippa Pearce e Eleonor Farjeon. Diventato disegnatore, nel 1963 entra alla Toei Animation, la più grande compagnia di animazione asiatica, distinguendosi per l’abilità e l’intensità del tratto. Nel 1971, dopo aver lasciato la Toei per la A-Pro, collabora con Isao Takahata (suo ex capo alla Toei) a diverse serie animate tv, fra cui le celebri “Lupin III”, “Heidi” e “Conan, ragazzo del futuro”. Agli inizi degli anni ’80 Miyazaki fonda con lo stesso Isao Takahata una nuova compagnia, la Studio Ghibli, con la quale produce i suoi lavori successivi.
Appassionato di viaggi (si reca in Svizzera per documentarsi dal vero sugli scenari di “Heidi”), Miyazaki trasferisce nei suoi film suggestioni di un’Europa più o meno fantastica: la Francia nel suo primo lungometraggio da regista Rupan sansei: Kariosutoro no shiro (Lupin III: il castello di Cagliostro, 1979); il Galles in Tenkû no shiro Rapyuta (Laputa: il castello nel cielo, 1986); l’Europa in generale in Majo no takkyûbin (Kiki, consegne a domicilio, 1989), storia di una strega adolescente; un’Italia immaginaria degli anni ’20 in Kurenai no buta (Porco rosso, 1992), dove l’eroe è un aviatore antifascista la cui testa si è tramutata in quella di un maiale.
In un altro suo capolavoro, la fiaba ecologica Kaze no tani no Naushika (Nausicaa della Valle del Vento, 1984), basato sui fumetti manga da lui stesso disegnati dall’82 al ’94, Miyazaki affronta alcuni temi caratteristici che saranno riproposti nei lavori successivi: l’interesse per l’ambiente, il fascino per i velivoli, l’assenza del personaggio tradizionale del malvagio. Tra le caratteristiche salienti dei film di Miyazaki, infatti, che li distingue dall’animazione classica occidentale, vi è l’assenza di personaggi troppo buoni o troppo cattivi. I protagonisti sono esseri umani che possono essere migliori o peggiori di altri, ma non presentano mai interamente un solo aspetto psicologico o comportamentale. Altro suo tratto caratteristico è il disegno dei personaggi, sempre piuttosto simili di film in film. Questo produce l’impressione che appaiano quasi come veri attori e attrici, che ritornano in film diversi del regista.
Con Naushika e con Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro, 1988), Miyazaki dà il via per la Studio Ghibli a una serie di grandi successi anche commerciali, culminati con Mononoke-hime (La principessa Mononoke, 1997) – con cui conquista l’Oscar giapponese – dove l’autore rielabora i temi ecologici e politici di Naushika. Vi si narra la lotta epica tra gli dèi animali che governano la foresta, e gli umani che vorrebbero sfruttarla per le industrie. Il film diventa in Giappone il maggiore incasso di tutti i tempi (fino al successivo exploit di Titanic). L’incontro con la figlia di un amico è la fonte d’ispirazione di Sen to Chihiro no kamikakushi (La città incantata, 2001), storia di una ragazzina che, capitata in un parco tematico abbandonato, viene catapultata, un po’ come Alice, in un mondo di fantasia governato da streghe e mostri. Il film, uscito in Giappone nel luglio 2001, supera il numero di spettatori e gli incassi di Titanic totalizzando 30,4 miliardi di yen e oltre 23 milioni di spettatori, vincendo quindi l’Orso d’oro nel 2002 al Festival di Berlino e l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2003. Nel luglio 2004, Miyazaki finisce di dirigere Hauru no ugoku shiro (Il castello errante di Howl), un adattamento anime del libro per ragazzi della scrittrice inglese Diana Wynne Jones, che lo costringe a uscire da un annunciato ritiro, a seguito dell’abbandono del regista originario del progetto, Mamoru Hosoda. Il film, presentato in anteprima mondiale alla 61. Mostra del Cinema di Venezia, esce in Giappone il 20 novembre dello stesso anno, incassando 1,4 miliardi di yen nei primi due giorni e proseguendo la tendenza di Miyazaki a stabilire continui record al box-office. Risultato confermato in Francia, unico paese europeo in cui il film è finora stato distribuito.
La “factory” dello Studio Ghibli non è oggi solo una casa di produzione, ma anche un museo aperto a fine 2001 nel parco di Mitaka (Tokyo) che ospita i personaggi creati dal regista, progettato da Miyazaki con l’intenzione di incoraggiare i bambini alla scoperta personale, alla fantasia, anche spiegando come si realizza un film d’animazione.