I tempi moderni secondo Dylan

E’ uscito il 1 settembre in Italia il nuovo album del menestrello di Duluth
L’uscita di un nuovo album di Bob Dylan è sempre un evento. A cinque anni dal precedente “Love and Theft”, il poeta torna con un disco che evoca nel titolo il famoso film di Charlie Chaplin. Ma “Modern Times” è molto più di un disco sulla contemporaneità: è un disco fuori dal tempo.

Dylan è immenso, Dylan è il primo. Dylan è uno dei grandi poeti del Novecento. Se sono più di quarant’anni che si spendono fiumi di inchiostro per descrivere le sue canzoni, un motivo ci sarà.
E se a qualcuno fosse sfuggito – per esempio a chi è cresciuto solo a pane e MTV – questo “Modern Times” è l’occasione buona per colmare la lacuna. Perché siamo di fronte a uno dei dischi migliori di Dylan degli ultimi anni, la cui scrittura inimitabile si avventura nei concetti esistenziali che da sempre attanagliano l’uomo – la vita, l’amore, il male, la morte – con la semplicità e la leggerezza (apparenti) dell’epica.

Musicalmente il disco è fatto di canzoni molto lunghe (tutte tra i 5 e gli 8 minuti), che oscillano tra l’aggressività del blues e del country elettrico e la dolcezza della ballata venata di jazz e gospel (i musicisti sono gli stessi che lo accompagnano negli ultimi tempi nel suo Neverending Tour), con un rispetto tale per la forma e la tradizione da poter essere scambiato per rigidità mentale. È invece proprio questo aspetto formale che proietta le canzoni di Dylan nella dimensione senza tempo dell’epos, rendendo i suoi versi – allo stesso tempo semplici e arditi, giocosi e criptici, sinceri e bugiardi – immortali. Inutile avventurarsi qui in analisi e interpretazioni (sarebbe come tentare l’impresa impossibile di mettere tutto il mare in una buca, come nella parabola di Sant’Agostino); e non cadiamo neppure nella tentazione di banali semplificazioni, che per altro già imperversano nei principali organi di stampa (Dylan innamorato, Dylan omaggia Alicia Keys, Dylan parla del disastro di New Orleans): credetemi, “Modern Times” vola ben al di sopra di tutto questo.
L’unica cosa che possiamo fare è armarci di cuffia – testi alla mano – e ascoltare e riascoltare, con la mente e con il cuore: “Non parlo, continuo a camminare / salendo per la strada, vicino al declivio / il cuore in fiamme, ancora si strugge / nell’ultimo entroterra alla fine del mondo” (“Ain’t Talkin'”).

TRACKLIST:
Thunder on the Mountain
Spirit on the Water
Rollin’ and Thumblin’
When the Deal Goes Down
Someday Baby
Workingman’s Blues #2
Beyond the Horizon
Neddy Moore
The Levee’s Gonna Break
Ain’t Talkin’