Il Grinta narra la vera storia di come una mocciosa quattordicenne si mise sulle tracce di un bandito per vendicare la morte del padre.
Un glorioso sceriffo, un altezzoso ranger e una ragazzina spavalda, sono gli avventurosi protagonisti di questa storia, laggiù nella Nazione Choctaw, quando la terra era tutta bianca di neve, e dove uomini e animali – pericolosi tanto gli uni quanto gli altri – minano il cammino dell’improbabile, ma inesorabile, terzetto.
Siamo sul finire del 1800, il corpo dei morti e il successo dei vincitori della Guerra di Secessione Americana sono ancora caldi. Ma è il secolo del mitico Far West fatto di sceriffi con opache stelle argentate, di cowboy selvaggi e di colt spregiudicate, di saloon nebulosi e gai, di banditi feroci che assaltano treni e diligenze, di duelli impertinenti e di strade polverose, di eroici cavalli, di istintivi indiani, dell’epica Frontiera e di speroni trillanti, di taglie sulle teste e di giudici irreprensibili, di forche implacabili e di animo americano.
Charles Portis, nato nel ’33 in Arkansas, con Il Grinta, pubblicato per la prima volta nel 1968, è entrato nella storia delle letteratura classica cult.
Portis può beatamente essere citato allo stesso livello di Mark Twain, di Cormac McCarthy, di William Faulkner. Ex caporedattore del New York Herald Tribune, Portis, in questo suo libro, ha saputo cogliere e descrivere i piccoli e i grandi dettagli, fisici e storici, con rigorosa precisione e poetica suggestione.
Una scrittura musicale e un linguaggio tradizionale, immediato, con sbriciolamenti di goloso divertimento e di saporita emozione, capaci di essere tenacemente moderni, fanno de Il Grinta un romanzo amabilmente arguto, una gagliarda ballata.
Se avete amato La trilogia della frontiera, troverete Il Grinta a dir poco meraviglioso.
Raccontato in prima persona da una tanto serafica quanto eccentrica voce femminile Il Grinta, elegante e immortale, descrive un pezzo d’America.
Nelle terre selvagge dell’Arkansas, vicino a Dardanelle, al confine con lo sterminato Territorio Indiano – rifugio di ladri di cavalli, rapinatori e assassini – vive Mattie Ross, un’impertinente «mocciosa di quattordici anni, capace di andarsene di casa in pieno inverno per vendicare la morte del padre».
Matti Ross è una “nanerottola” saputella e impertinente, dalla lingua tagliente, ma oltraggiosamente coraggiosa, che osa assoldare uno sceriffo federale, che porta i segni della Guerra Civile appena passata,
per rendere giustizia al padre assassinato.
Lo sceriffo si chiama Reuben Cogburn, detto da tutti il Grinta, il tipo più duro e spietato che vi sia, uno che non sa che cosa sia la paura.
Il Grinta, Mattie ne è certa, è l’uomo giusto per far aver Tom Chaney, l’assasino di suo padre, ciò che merita: la condanna del temutissimo giudice Parker!
Non più alta di un soldo di cacio, la Colt da dragone di suo padre nel sacchetto dello zucchero, Mattie sa il fatto suo e non si lascia facilmente intimidire. Esperta contabile e fedele alla chiesa presbiteriana, la giovane Mattie intende snidare insieme a Cogburn il perfido fuorilegge, che ha ucciso suo padre, Frank Ross.
Con cento dollari crede di aver definitivamente dalla sua parte Il Grinta, se non facesse la sua comparsa LaBoeuf, un tronfio ranger texano dagli occhi azzurri e il ciuffo ribelle.
Anche LaBoeuf sta dando la caccia a Chaney, ma per conto della famiglia di un’altra vittima. Il ranger texano sa bene che senza il Grinta non ha speranza di trovare il fuorilegge in Territorio Indiano, così lo seduce con la prospettiva di una lauta spartizione della taglia. E a Mattie non resta che rassegnarsi alla presenza di LaBoeuf.
Portis sa come rapire il suo lettore descrivendo la facciatosta della risoluta Mattie, la solennità dello scontroso Grinta, la sete di denaro dell’imprevedibile LaBoeuf, le innevate atmosfere western.
Da Il Grinta sono stati tratti due film, uno del 1969, che valse un Oscar come migliore attore a John Wayne, l’altro molto recente, uscito a Natale negli Usa, è diretto dai fratelli Coen, e aprirà il Festival di Berlino.
Ringraziamo, quindi, i fratelli Coen – ma la lista di registi è lunga quando si tratta di ridare lustro a brillanti autori spesso dimenticati – che hanno fatto (ri)scoprire un altro grande classico della letteratura. Il Grinta galopperà nelle librerie italiane edito da Giano.
Charles Portis, Il Grinta, Giano editore, 2011, pp 175, €15.00