Il piccolo Nicolas è alle prese col tema della maestra: cosa farà da grande? Non lo sa, ma per il momento c’è altro che lo preoccupa: sta forse per avere un fratellino? E quando questo accadrà lui verrà abbandonato nel bosco come Pollicino? Bisogna assolutamente fare qualcosa: prima cerca di compiacere la mamma e poi, con gli amici, mette in atto misure più drastiche…
I piccoli bozzetti su cui è costruito questo film si ispirano al personaggio creato negli anni ’50 da René Goscinny, l’ideatore di Asterix: Nicolas era protagonista di brevi racconti narrati in prima persona in cui – con l’ausilio dei disegni di Jean-Jacques Sempé (disegni che nei titoli di testa del film vediamo ottimamente animati) – venivano affrontati i classici temi dell’infanzia (la scuola, l’amicizia e le rivalità tra compagni, ecc.) e veniva osservato il mondo degli adulti, a volte incomprensibile agli occhi di un bambino.
Laurent Tirard ha saputo trarre da questi racconti un film piacevolissimo, capace – evitando eccessi caricaturali e con una brillante confezione visiva – di far ridere sia i bambini, sia gli adulti che li accompagnano al cinema. L’umorismo con cui è costruito è garbato, gentile, meno “cartoonesco” e dai ritmi certamente meno frenetici di quelli di tanto cinema americano che ha per protagonisti dei bambini (penso in particolare alle produzioni “slapstick” di John Hughes).
Nicolas è un “bravo bambino”: vuol bene alla mamma, al papà, alla maestra e si comporta (quasi sempre) bene. Se qualche volta combina un disastro (come quando vuol tirare a lucido la casa) lo fa comunque con buone intenzioni. Insomma, non è un bambino da “zero in condotta”. È quasi inevitabile cercare qualche lontana eco del film di Jean Vigo (Zéro de conduite, 1933) in qualsiasi film francese che abbia per protagonisti un gruppo di bambini. Lo spirito ribelle di Vigo era ad esempio presente nei bambini di Truffaut (I 400 colpi, 1959, Gli anni in tasca, 1976) e, in forma molto più edulcorata e leggera, anche in quelli di Yves Robert (La guerra dei bottoni, 1961, Pierino la peste, 1963). Ne Il piccolo Nicolas, invece, non vi è alcuno spirito contestatario, nessuna alterità: i bambini non sono portatori di una visione del mondo che mette radicalmente in discussione il mondo degli adulti. Al contrario, il film celebra i valori della famiglia, il rispetto e la buona educazione (questo ha portato il critico della rivista francese “Les inrockuptibles” – che, come i “Cahiers du cinéma”, lo ha stroncato – a definirlo addirittura “la sconfortante réclame di un modo di vita reazionario”).
Quello de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori è l’umorismo che coglie il lato buffo della vita (i malintesi che governano le relazioni umane, gli autoinganni con cui gli individui fanno i conti con i propri fallimenti), senza alcuna pretesa di critica della realtà. Tutt’al più, attraverso gli occhi di Nicolas, riusciamo a vedere l’inadeguatezza degli adulti (la maestra che non ottiene dalla classe i risultati voluti, il padre incapace di avere un aumento dal capo, la madre che cerca improbabili tentativi di elevazione culturale) e il loro venire a patti con una realtà che non corrisponde ai propri sogni. Anche il piccolo Nicolas diventerà probabilmente, come il padre, un modesto impiegato dalla vita anonima: a salvarlo dal grigiore e dalla mediocrità sarà (ce lo dice il finale) la capacità di ridere degli altri e di sé e di non prendersi troppo sul serio.
Titolo originale: Le petit Nicolas
Genere: Commedia
Paese: Francia-Belgio
Anno: 2009
Regia: Laurent Tirard
Con: Maxime Godart, Valérie Lemercier, Kad Merad, Sandrine Kiberlain, Vincent Claude, Charles Vaillant, Victor Carles, Benjamin Averty, Germani Petit D’Amico, Damien Ferdel, Virgil Tirard, François-Xavier Dameison, Michel Duchaussoy, Daniel Prévost, Michel Galabru, Anémone.
Produzione: Olivier Delbosc Marc Missionier – Fidelité Films, in coproduzione con Scope Pictures, Wild Bunch, M6 Films, Mandarin Films
Distribuzione: Bim distribuzione
Durata: 90’
Uscita Cinema: 2 aprile 2010