INTERVISTA A NINA DI MAJO E AL CAST DI “MATRIMONI E ALTRI DISASTRI”

Margherita Buy, Fabio Volo e Luciana Littizzetto ci raccontano i loro personaggi insieme alla regista del film

Nina Di Majo, giovane regista napoletana, è arrivata a Milano, per presentarci il suo terzo film Matrimoni e altri disastri. Dopo Autunno (1999) e L’Inverno (2002), la Di Majo ha diretto una storia che si rivolge a un pubblico più vasto, rispetto a quello dei suoi primi lungometraggi.
Riuscire a stare dietro la sua verve dinamica, espressa soprattutto con fiumi di parole, è impegnativo quanto organizzare un matrimonio.

L’abbiamo incontrata in occasione della presentazione alla stampa della sua ultima fatica. A parlarci di Matrimoni e altri disastri, insieme a lei, era presente il cast: Margherita Buy, Luciana Littizzetto, Francesca Inaudi e Fabio Volo.

“Matrimoni e altri disastri”! Signora Di Majo, ci racconta di cosa parla questa sua nuova opera?

E’ il racconto di un tragicomico mese di preparazione di un matrimonio. E’ il racconto di un mondo di donne e uomini che si cercano senza capirsi, personaggi fatti di contraddizioni, vivaci e timidi, arroganti e teneri, arrampicatori e romantici, repressi e creativi, imbranati e teutonici, narcisisti e autoironici, tutti vulcanici e spesso involontariamente comici… un’umanità spaesata e allegra in cerca di una direzione, di un futuro.
Il matrimonio del titolo, quello tra Alessandro (Volo) e Beatrice (Inaudi), viene assurdamente affidata all’ultra-single Nanà (Buy), allergica alle cerimonie nuziali, ed all’odiato futuro genero: da qui si dipanerà una serie irresistibile di esilaranti situazioni e colpi di scena. Lo svelamento di foschi segreti riguardanti la famiglia, la scoperta da parte di Nanà dell’amore consumato tra la sorella Beatrice e lo scrittore Bauer, porteranno Nanà ad aprire gli occhi sulla propria condizione e a desiderare di cambiarla…

Con quale chiave va letto questo suo film? Femminista o femminile?

Non saprei. Volevo dare l’idea di una donna, Nanà, che, sebbene sia un po’ bloccata, piena di angosce e di complessi, anche nevrotica, che vive nascosta in una libreria, delusa dal suo grande amore… nonostante tutte queste fortune, è una donna puramente libera! Vive la sua liberà e la sua autonomia, e anche nel momento di massima sfortuna, riesce, suo malgrado, a essere positiva. Senza passare dalle forche caudine del matrimonio e senza nemmeno ballare in tanga, ecco!

Come è nato questo progetto?

L’idea è nata da un mio dubbio amletico su questa storia del matrimonio, ma non solo, anche da una paura folle del matrimonio e, allo stesso tempo, da un desiderio folle del matrimonio.
Io vengo da una generazione che ha visto i genitori separarsi, risposarsi… le famiglie allargate, le coppie gay.
L’istituzione matrimonio diventa una cosa complicata da accettare. E, attraverso la commedia, ho cercato di esorcizzare tutti questi sentimenti contrastanti, i dubbi, le paure. Tutto questo partendo da un messaggio femminile, che mi è vicino. Parlando di una certa borghesia, che io critico, e di cui faccio assolutamente parte, e non me ne vergogno, ho cercato di fare un film allargato. Così ho messo a contatto questa borghesia con il personaggio di Fabio Volo, che all’inizio pare un Bel’Amì, personaggio a cui ho pensato.
Ecco, il film vuole essere una critica affettuosa ad una certa ricca borghesia, chiusa, classista anche quando si dichiara democratica, che si vedrà costretta dagli eventi a reinventarsi, a confrontarsi con la diversità e ad aprirsi al mutamento.

I personaggi di Beatrice e di Benedetta escono completamente dagli schemi, fanno esplodere totalmente l’idea stessa di schema…

Si, Luciana (Littizzetto) per me è una specie di Charlie Chaplin femmina in questo film… una specie di Giulietta Masina, un folletto poetico e meraviglioso.
Beatrice/Francesca (Inaudi), che sembra una donna giuliva, in realtà è una donna manager, un’ imprenditrice. Sposa uno (Alessandro/Fabio Volo) che è totalmente al di fuori del suo contesto sociale,… anzi! Uno che è mal visto dal suo contesto sociale. È anticonformista e inconsapevole, riuscendo a gestire i risvolti della vita in modo eccentrico.

Come definirebbe il percorso di questi personaggi che commettono un errore dopo l’altro?

Questi personaggi fanno un mare di errori, ma riescono ad avere un’innocenza negli errori che compiono! Innocenza direi, ecco. E anche un coraggio ad andare avanti nelle scelte che fanno. C’è anche una purezza di fondo. Non si tratta di indulgenza. In ogni personaggio c’è del bene e c’è del male.
Quello che noi uomini comuni spesso non capiamo, a mio modesto avviso, è proprio la natura a volte fraudolenta della vita, questo suo essere una strana somma tra la necessità che governa alcune nostre azioni, il codice morale di ognuno di noi che guida verso un mondo più giusto, la contraddizione tra queste due cose, (quando mai le persone conducono una vita senza contraddizioni tra quello che dicono e quello che fanno?), il caso, che, comunque, fa la sua parte, e le regole sociali che giocano il loro ruolo e che, comunque, mutano col mutare dei tempi. E allora cosa resta da fare all’uomo per cercare in qualche modo di indirizzare la propria vita? Per sentirsi artefice della propria esistenza?
Forse ciò che si può fare è solo cercare di metterci dentro quello che di più genuino e puro si sente e prova, il risultato non ci è dato di conoscerlo, ma le emozioni sì, quelle vere, aiutano.

Signora Buy, ci descrive il suo personaggio?

Nanà! Il mio personaggio è abbastanza complesso: è una donna che viene da una famiglia borghese, che però decide di fare tutto un altro percorso nella sua vita. Non lavora nell’importante azienda vinicola dei genitori; ha aperto una libreria. Anche se ama la sua famiglia, ne prende un po’ le distanze. È una donna indipendente, autonoma, anche faticosa con la sua solitudine – solitudine che viene descritta in maniera divertente; ad un certo punto sua sorella minore, molto più piccola di lei, deve sposarsi, ma non può farlo senza il suo aiuto, perché deve partire per quello che appare un importantissimo impegno di lavoro. Controvoglia Nanà decide di affrontare quello che considera un rito orribile, il matrimonio, con le liste di nozze e tutto quello che ha odiato per tutta una vita, per affetto verso la sorella e la sua innata bontà. Siccome deve farlo insieme al futuro marito, il divertente è proprio lo scontro con questo personaggio maschile, Alessandro, che è tutto diverso da lei: un uomo che bada al denaro, apparentemente cinico. Questo crea certamente delle situazioni divertenti; poi la storia va avanti, ci sono tanti colpi di scena.

Chi sono Alessandro, Benedetta e Beatrice?

Fabio Volo: “Alessandro è un ragazzo che ha avuto problemi familiari: senza genitori, è stato in collegio, poi con gli zii, che fanno parte della working class, gente umile ma onesta, per dirla alla Troisi… E’ molto ambizioso, capace, quindi focalizzato sul lavoro, sulla possibilità di farcela, di uscire da una condizione sociale che in qualche modo lo mette anche a disagio. Per questo è disposto un po’ a tutto, si dà da fare, si dimena, impara le lingue, quando serve è anche politicamente scorretto. Onesto, ma all’occorrenza diretto ed… ignorante. Un po’ la mia vita!
Mi è piaciuto subito, quando ho letto la sceneggiatura, questo personaggio, perché aveva un linguaggio politicamente scorretto. E l’idea di poter dire certe cose senza senso di colpa mi affascinava. Nonostante sia irritante, soprattutto all’inizio, nello svolgimento del film si avvicina al pubblico. Credo che rappresenti quella parte di mondo che viene facilmente giudicato senza conoscere il suo percorso. E questo film che mette insieme due mondi che tendenzialmente si rifiutano dandosi etichette a vicende, ma avendo la possibilità di conoscersi trovano dei punti di incontro.”

Luciana Littizzetto: “Il mio personaggio si chiama Benedetta, ed è un’amica e collega di Nanà (Margherita Buy); è separata, con un figlio adolescente ed è alla ricerca spasmodica della propria… metà: ovviamente, come nella migliore tradizione per quelle un po’ “frollate” come me, non la trova… ma alla fine c’è il colpone di scena, anche se con qualche problema.
Mi piace molto il suo ambiente di lavoro, mi piacciono tanto i libri, amo il mondo dell’editoria… ma soprattutto mi piace il personaggio perché, oltre ad avermi dato la possibilità di lavorare con Margherita, Fabio e tutti gli altri, mi ha dato un’opportunità nuova, cioè interpretare una madre sola alle prese con un adolescente… problematico.”

Francesca Inaudi: “È difficile descrivere Beatrice, perché è un personaggio misto; è una donna manager impegnata e precisa, ma anche una casinista che tiene la sua camera in estremo disordine; è severa ed inquadrata, ma al contempo pasticciona, anche nella vita. Ed è anche viziata, perché per risolvere i problemi va a piangere sulla spalla di qualcuno.
È un film scritto e diretto da una donna forte e con le idee chiare, che sa quel che vuole, questo si. E senza dubbio ci sono dei ritratti femminili intensi, ma non credo sia un film di donne. L’universo maschile è presente e narrato in varie sfaccettature. Non credo si possa parlare di donne senza raccontare degli uomini che hanno intorno. Lo trovo un film di carattere, e in questo rispecchia la personalità della regista, ma non prettamente femminile.”

Foto a cura di Ilaria Falcone Copyright © NonSoloCinema.com – Ilaria Falcone