Grazie a Il metodo Grönholm, il catalano Jordi Galceran si è affermato a livello mondiale ed è oggi autore apprezzato dal pubblico e, con qualche distinguo, dalla critica. Come già la sua opera più nota (che in Italia – si ricorderà – era stata portata in scena da Nicoletta Braschi con la regia di Cristina Pezzoli), anche Il prestito, risalente al 2013, riflette in forma di commedia sulle contraddizioni del presente, in particolare su quelle relative al mondo dell’economia e del lavoro.
Qui lo spunto viene dalla crisi bancaria (la “crisi del sistema neoliberale” viene tirata in ballo più volte da uno dei due personaggi – non si sa con quanta convinzione, forse solo come un facile mantra). La situazione di partenza è delle più comuni: un uomo chiede un prestito e il direttore della filiale, a causa delle garanzie insufficienti, lo rifiuta. All’inizio, il cliente cerca inutilmente di muoverlo a compassione e chiede che gli sia accordata fiducia sulla parola. Riesce infine a smuovere l’intransigenza con una minaccia apparentemente assurda: dichiarando di possedere un’infallibile capacità di seduzione con le donne, minaccia di usare questo potere per portare a letto la moglie del bancario. In tal modo, il cliente reintroduce in maniera paradossale la dimensione personale all’interno di una procedura che – attraverso il riferimento a garanzie formali – mira proprio ad escludere dalla relazione qualsiasi elemento “personale”. La pièce sviluppa quindi questa situazione portando più volte a ribaltamenti negli equilibri di potere tra i due uomini.
Alla fine, resta il dubbio se il testo sia nient’altro che una barzelletta allungata con mestiere o se – attraverso questo spunto – Galceran riesca veramente a far emergere l’assurdo dei rapporti economici e quindi a mettere alla berlina il processo di deresponsabilizzazione che, in una grande struttura burocratica come una banca, porta alla sostanziale disumanizzazione dei rapporti sociali. Chi scrive propende più per la prima ipotesi, ma è indubbio che lo spettacolo gira al ritmo giusto, grazie a due interpreti (Antonio Catania è il bancario, Gianluca Ramazzotti è il cliente) ben calati nelle rispettive parti e a una trovata di regia azzeccata (Giampiero Solari): la scena girevole – oltre che visivamente elegante – permette di “inquadrare” la situazione da diversi punti di vista e, in tal modo, occulta o mostra, a seconda della prospettiva, la dimensione personale degli individui coinvolti nella relazione (la fotografia della famiglia del bancario talvolta è visibile al pubblico, talaltra no; le telefonate del bancario con la moglie sono “spiate” dall’“esterno”).
“Il prestito” di Jordi Galceran
Versione italiana di Pino Tierno. Regia di Giampiero Solari.
Con Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti.
Visto il 9 aprile 2015 al Teatro Manzoni di Milano