“In Treatment: Sophie”
Conosciamo Sophie: una promessa della ginnastica artistica.
Una dolce ragazza aggressiva e modellata sulla competizione.
Anche Sophie come Alex, non vuole essere considerata una paziente.
E’ lì per avere il parere di un esperto.
Tutti, per ora, vorrebbero usare Paul come un vano dispensatore di consigli, come un avallo “tecnico” alle loro azioni già pianificate. L’ostilità con cui Sophie ci viene presentata sintetizza bene l’inizio del rapporto tra il curato e il curante.
Sophie è stata investita mente andava in palestra per allenarsi.
La compagnia assicurativa di chi le ha causato due braccia ingessate ha richiesto una perizia psichiatrica.
Sophie ha parlato con un’assistente sociale al telefono che, a tutti i costi, voleva portarla ad ammettere che è stata lei a tuffarsi sotto la macchina poichè, in fondo, è una aspirante suicida.
La povera Sophie aveva già sperimentato una disavventura del genere, quando annoiata, giocherellava sulla moto di un suo compagno e per quell’ozio distruttivo tipicamente giovanile, le venne voglia di girare la chiave. La motocicletta partì come un razzo, lei fu catapultata sulla macchina di fronte.
Banale, benchè grave, incidente adolescenziale. Niente di premeditato, solo la più completa ignoranza della causa-effetto. Lei svenuta, immobilizzata dal trauma, ascolta le voci degli astanti impertinenti e tendenziosi, che la additano come perfettamente lucida e consapevole del gesto che ha fatto.
I colossi assicurativi, gli squali delle polizze hanno usato questo come lo scudo infallibile dietro cui ottenere la loro vittoria.
Una ragazzina in rotta verso le Olimpiadi che per due volte finisce sotto una macchina non regge la pressione dell’agonismo sportivo. Vuole farla finita, schiacciata dalla difficoltà delle gare, dall’ansia della performance, avranno pensato.
Psicologia d’accatto. Povera Sophie. E’ cresciuta a pane e competizione, lei ammette di adorare lo stress degli allenamenti e di vivere totalmente proiettata nel suo sogno.
E, al contrario di quello che si potrebbe immaginare, non ha una madre dietro che sbava più di quanto dovrebbe per le potenzialità della figlia.
Ha una madre completamente assente e ostile nell’accompagnarla nella sua passione. Un quadro che Paul sospetta subito e che maneggia con molta calma.
“Ho sedici anni, sono una campionessa nazionale juniories ginnastica artistica e mia madre pensa che sia finita volontariamente sotto la macchina, pensa che sia incapace a sopportare tutto questo: gli allenamenti, le gare, gli spostamenti. Lei mi dice sempre che almeno, ora che ho le braccia ingessate, la smetterò con questa pagliacciata della ginnastica”.
Sophie si presenta come un caso interessante che permette di fare analogie con il sistema tritatutto della competizione americana.
Per quanto riguarda Paul e l’ambientazione di In Treatment, per la prima volta vediamo l’esterno della casa e conosciamo il figlio.
“Tu non mi credi mai” – dice Miles che ha appena fatto gonfiare il termometro sotto la lampada per non andare a scuola.
“Sfido, è il suo mestiere” – controbatte la moglie già introdotta nel primo episodio, quando Paul si rivolge a lei per un problema nel bagno dello studio.
Un figura per ora con mansioni da maggiordomo che deve preparare il caffè e sturare i bagni.
Aspettiamo i prossimi pazienti, Jake & Amy, per conoscere di più anche il nostro Paul
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In Treatment: Sophie
Rodrigo Garcia
Teleplay: Rodrigo Garcia
Prima tv USA: 30/01/2008 HBO
Prima tv Italia: 24/09/2008 CULT