Lo Spaventapasseri, il nuovo libro di Bruno Morchio e il ritorno di Bacci Pagano
Il più famoso investigatore dei carruggi torna con un avvincente episodio tra politica e sentimenti. Intervista con l’autore.
E’ uscito a novembre 2013 per Garzanti Lo Spaventapasseri, ed è uno dei capitoli più avvincenti della saga di Bacci Pagano, l’investigatore dei carruggi nato dalla penna del genovese Bruno Morchio, psicologo, psicoterapeuta e uno degli autori più amati della letteratura italiana noir. Ritorna, in questo ultimo episodio, il Bacci innamorato, quello de La crêuza degli ulivi (Fratelli Frilli Editori, 2005), un po’ più maturo, più disincantato, ma comunque non immune al fascino delle donne.
_ Per la prima volta a distrarre Bacci dalla delicata indagine commissionatagli dal suo vecchio amico Cesare Almansi, avvocato di successo e alle prese con un’importante campagna elettorale, arriva Lou. Addetta stampa dagli occhi profondi avvezza alle fughe improvvise che scardinerà le sue sicurezze. Ma non sarà la sola a stravolgere il mondo di Bacci. Un’infilata di colpi di scena fa scorrere velocemente il romanzo che accresce il gusto della lettura ad ogni pagina.
Ci mancava Bacci. Ma ne è valsa la pena attendere. Questo Spaventapasseri si legge tutto d’un fiato. E’ stato anche scritto d’un fiato?
È stato scritto tutto d’un fiato per la seconda parte. Impegni e traversie della vita mi hanno rallentato i tempi di stesura e questo mi ha costretto ad utilizzare le ferie estive (agosto) per scrivere e concludere il romanzo. Devo ammettere che è stata una esperienza faticosa ma anche molto stimolante: c’è una certa differenza tra scrivere nei weekend (come faccio di solito) e farlo sette giorni su sette, alzandosi prestissimo e sapendo di avere tutta la settimana a disposizione. Si fa meno fatica e, probabilmente, l’esito si vede.
Si parla di amore, suspence, amicizia, ma è anche il romanzo più politico dei suoi. Come mai?
In realtà tutti i miei romanzi sono politici, nel senso che la vicenda narrativa è sempre intrisa di problematiche ricche di risvolti politici. Qui Bacci si muove nel contesto di una campagna elettorale e questo mette la politica direttamente dentro la materia narrativa, ne fa un elemento compositivo del romanzo. La storia ha preso spunto dal mio impegno personale durante la campagna elettorale del 2012 per l’elezione del sindaco di Genova, che ha visto vincere il mio amico Marco Doria. Mi premeva raccontare la “fine di un sogno”, gli inquietanti interrogativi di una generazione che voleva fare la rivoluzione e si è ritrovata trent’anni dopo un mondo dominato dal grande capitale finanziario, con la cruda consapevolezza di avere consegnato ai propri figli un futuro peggiore del proprio.
Il romanzo si apre con una citazione da Jean-Claude Izzo “Senza il futuro il presente è solo disordine”, attorno alla quale gira poi tutta la trama. Come vede il nostro presente Bruno Morchio?
In una luce fosca, pessimistica. Dopo la fine della seconda guerra mondiale in Europa ha dominato l’idea che il progresso sarebbe stato costante e che ogni nuova generazione avrebbe vissuto meglio di quella precedente. Le cose non sono andate affatto così, anzi, è sotto gli occhi di tutti come il valore e la dignità del lavoro siano ormai diventati merce di poco conto.La ricchezza nel mondo si è spostata dal lavoro alla rendita finanziaria e l’Europa patisce più di ogni altro continente questo processo perverso. Perciò ho voluto cominciare il romanzo con la frase di Izzo: perché guardare al passato ha un senso solo se può fornirci indicazioni per costruire un futuro accettabile.
Quanto deve Bacci a Montalbano? E Morchio a Camilleri?
Non molto, direi. Anche se ritengo Camilleri uno scrittore di alto profilo, penso che la letteratura noir italiana sia stata inaugurata da un autore che finalmente oggi comincia a trovare il giusto riconoscimento: Giorgio Scerbanenco. Peraltro, i miei maestri sono stati tre: Chandler, Vazquez Montalban e Izzo.
Da cosa è nato Il profumo delle bugie? Come mai la decisione di sospendere per un po’ la saga dell’investigatore dei carruggi?
Volevo mettermi alla prova e scommettere sulla qualità della mia scrittura. Mi sono chiesto: sarai capace di tenere il lettore incollato alla pagina facendo a meno dei due grandi capisaldi dei tuoi romanzi, il personaggio Bacci e la città di Genova? A conti fatti, credo di avere vinto la scommessa.
Non sveliamo il finale a chi ancora non l’ha letto. Ci dica solo che Lo Spaventapasseri non è l’epilogo della serie di Bacci Pagano.
Ho già scritto i primi tre capitoli di un nuovo Bacci Pagano che dovrebbe uscire il prossimo autunno.
Meno male.