Intervista a Raffaello Vecchione, scultore e animatore Disney

Da "Lilo & Stich" a "Bolt" un talento Disney made in Italy

Raffaello Vecchione, genovese di nascita, varesino d’adozione, vive a Los Angeles da circa 15 anni e lavora in Disney come Character Development.
Vecchione sviluppa i caratteri Disney, realizzando le sculture o “maquettes”, dei protagonisti dei film.

Sono sue le sculture di numerosi personaggi da Atlantis a Lilo & Stitch, fino alla La famiglia Robinson, e ora Bolt.
Le sue sculture sono un grosso aiuto agli animatori che così meglio riescono a comprendere i volumi dei personaggi e come possono muoversi.
Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita in Dvd e Blu Ray-Disc di uno dei suoi ultimi lavori: Bolt – Un eroe a quattro zampe.

Il suo è uno dei lavori, forse, meno conosciuti dal pubblico, ci spiegherebbe in cosa consiste la professione di uno scultore dell’animazione?

Il mio lavoro, come sculture, consiste nell’aiutare gli animatori a mantenere il personaggio a modello… anche se, spesso, ha più riscontro come promozione del film, come guida per i giocattoli o per le walking mask, che sono le maschere dei Parchi Disney. Le mie sculture rappresentano un uso che va al di fuori del film.
È una tradizione Disney, già Biancaneve e i sette nani aveva i personaggi scolpiti. Ci sono filmati di un giovane Walt Disney che presenta tutti i sette nani, scolpiti appunto.
Ci sono sempre state le sculture. Sono sempre servite.

Nel ’40 Joe Grant, uno dei bracci destri di Disney, si era incaricato del model department, dove Cristadoro, anche lui credo di origini italiane, faceva le statue. Come professione c’è da tanti anni, ma non c’è un dipartimento con 20 persone che fanno statue, ce ne son sempre uno o due. La Pixar ne ha due, che a volte diventano 3-4 per qualche mese. Ma son sempre due scultori fissi, che a volte scolpiscono anche i set, come è avvenuto per il film d’animazione Cars – Motori ruggenti, dove avevano realizzato la città.
Diciamo che scultura e animazione sono sempre andati di pari passo. Solo che come quantità di lavoro non ha mai richiesto un dipartimento di centinaia di persone intente a realizzare una scultura.

Qual è il rapporto, in fase di animazione, che si crea tra il suo lavoro e quello degli animatori e del regista?

Il mio lavoro, solitamente, soprattutto nei film in 3D come Bolt, inizia presto, all’inizio dello sviluppo visivo. Prima viene fatta la storia e quando hanno una traccia che ritengono valida e non cambieranno, perché la storia è in continua evoluzione, diciamo quando la trama è fissata, iniziano subito il design. Il character designer inizia a disegnare, a fare proposte diverse, in questo caso per Bolt, Mittens, Rhino. Quando viene fatta una scelta di uno o due personaggi, si può realizzare più di un bozzetto o, nel caso di Bolt, non c’era molto tempo, quindi, si è scelto a un certo punto un disegno… e si è esplorato un po’ di più su quel disegno mentre contemporaneamente iniziavo le statue. Le ho realizzate abbastanza velocemente perché non erano destinate alla vendita, in questa occasione le hanno usate solo per il film, non per la realizzazione dei giocattoli.

Di solito le realizzo in una o due settimane a volte possono durare anche dei mesi, dipende da, quando si prendono le decisioni, quante persone sono coinvolte. John Lasseter (direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios) adesso è coinvolto in tutti gli aspetti del film. Viene in Disney tre giorni alla settimana, segue i lavori.
In questo caso si è fatto abbastanza veloce.
Le statue le realizzo con una plastilina color rosa, che si chiama superscoping, con un’armatura di alluminio che è più malleabile del fil di ferro, che ogni volta ha bisogno delle pinze.
Quando la statua viene approvata da tutti, l’ultimo a vederla è Lasseter… può esserci qualche correzione, ma minima; viene cotta al forno, a 100 gradi. Dopo di che viene scannerizzata.
La scannerizzazione laser riproduce il modello all’interno del computer con diversi passaggi.

Passa così al dipartimento di modeling, che usa la statua come referente, nel senso che la geometria che esce dalla scannerizzazione non può essere usata in produzione. Occorre ricostruire tutti i piani, le superfici del modello in maniera più pulita e semplificata.
Il modello è in posizione neutrale, non è in posa come le statue. È in una posizione che noi chiamiamo “crocifisso”, con braccia e gambe allargate… Insomma in questa fase si perde un po’ la sensazione del carattere del personaggio, però fa parte del processo tecnico.
Poi si attuano i vari procedimenti, come il “rigging”, che è quando si mette l’ossatura per poterlo animare, e contemporaneamente si fanno le modellazioni per le espressioni. Cominciano i primi esperimenti, come il “tester” che sarebbe il colore, come il “rendering” e il “lighting”, per creare le atmosfere tra le scenografie, anche quelle fatte al computer. Di solito passano un sei, otto mesi, prima che si cominci a vedere un’animazione. Con Bolt sono stato molto più coinvolto del solito, perché facevo le statue, ma ho anche rivisto tutti i modelli, quindi ho lavorato con tutti i modellatori.

Qual è il personaggio che le ha richiesto più lavoro?

I personaggi principali, Bolt, Mittens, Rhino.
Dove ho lavorato personalmente di più, anche sul modello, è stata la gatta, Mittens.
Perché ci son stati grossi cambiamenti, radicali dalla statua al personaggio.
Mittens è stata cambiata nello stadio di modellazione al computer. I modelers non avevano più i riferimenti.
La parte iniziale di design e scultura è un po’ come funziona la parte iniziale quando si preparano i disegni tecnici prima di costruire un palazzo…

Perché Mittens originariamente, nella storia, aveva un altro ruolo. Era simile, ma la sua storia era più concentrata sul fatto che fosse stata abbandonata, era molto più scarna, più randagia. Poi l’hanno resa più sofisticata. Questo può capitare.
Quando si inizia con la trama che è stata appena decisa, facilmente un tre-sei mesi dopo ti ritrovi a dover rifare o levare i personaggi, se sono i principali restano, ma magari hanno cambiamenti più “pesanti”. Fa parte del lavoro.

In un film d’animazione qual è l’elemento più importante?

La storia! Anche se il disegno è così così, come anche i colori, la potenzialità di successo è dovuta a una storia ben costruita.
Quello che guida tutto è la storia.
Certo, poi conta tutto, ma se la storia non è ben radicata, sviluppata, si esce dal cinema un po’ incerti, di certo non con la voglia di rivederlo una seconda volta.

Qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a lavorare fuori dall’Italia?

Beh, è da quando avevo 16 anni che volevo lavorare come animatore. Ho iniziato in Italia, anche se tardi, avevo 24 anni.
Ho lavorato in Italia per 4, 5 anni. Poi mi son spostato all’estero a Londra, perché qui non avevo una continuità di lavoro, non avevo garanzie di un lavoro regolare, di uno stipendio regolare.
Poi non mi considero un autore. Qui cerchi i finanziamenti, realizzi i tuoi film, è una strada più indirizzata su film d’autore, diciamo.

Mentre se ti piace lavorare in produzione come a me, non è facile. Ho sempre sognato di lavorare per Disney, anche se non ho mai avuto idea di come…
L’intenzione era quello di essere animatore. La scultura l’ho iniziata, alla fine, quando ho trovato lavoro a Londra, negli ultimi tre mesi della lavorazione di Balto, era fine ‘94, inizio ’95. In quel periodo avevo realizzato una statua. L’animatore per cui avevo realizzato questa statua mi aveva richiesto delle statue, quando mi avevano offerto un contratto con la Dreamworks.

Nel frattempo facevo il training come animatore all’interno della Dreamworks. Ho passato i test, ma non c’era una posizione libera come animatore; avevo intanto già iniziato a scolpire. Come scultore ho lavorato un anno e mezzo.
Poi Disney mi ha offerto una posizione come scultore, e allora che mi son detto: “Bah allora può diventare un lavoro”. Perché non l’ho mai considerato, appunto, come un lavoro. Quella di scultore è sempre stata un’interruzione dall’animazione, uno dei motivi per cui l’ho considerata un intermezzo è che non c’è un dipartimento di scultura. La statua è sempre stato un passatempo artistico, un break dall’animazione.
È diventato un vero lavoro, un lavoro fisso, quando sono entrato in Disney.
Ho iniziato a scolpire nel 1996…

Quali sono i suoi progetti lavorativi?

Negli ultimi due anni, sono stato sempre in Disney senza muovermi.
Ho lavorato al film d’animazione che qui in Italia dovrebbe avere un titolo del tipo “La principessa rana”, che è un ritorno all’animazione 2D, disegnata. Le statue, che vengono sempre fatte per l’animazione 2D, hanno il ruolo di guida per l’animatore. È il supervisore, in questo caso che decide la statua nei dettagli. È il supervisore che la “prova”. Vengono poi fatte diverse copie della statua in resina, tipo plastica, che vengono distribuite a diversi animatori.

Da poco ho iniziato la storia di Raperonzolo, che è già in lavorazione da diversi anni, in pre produzione. In pre produzione si hanno poche persone, ci sono solo uno o due direttori, uno scrittore, una persona dello sviluppo visivo che fa il background, a volta qualche character designer, ma è molto saltuario. Puoi essere chiamato per una settimana o due.
Questo per tenere i costi bassi. A volte si può restare in ballo sei o sette anni

C’è un personaggio a cui è più affezionato?

Per Bolt penso sia Rhino, il criceto. Per due ragioni.
Uno è perché, anche pur essendo semplice come design, ha dato più filo da torcere, per cercare di mantenere la semplicità dei movimenti dopo il rigging. È stato difficile, sono stato coinvolto nel rivedere il processo.
Un’altra ragione è che un mio amico che conosco da anni in Disney, fa lo storyboard, ha fatto da voce guida a Rhino, che poi in lingua originale è rimasta. È un ragazzo molto simpatico che ha trasmesso la sua esuberanza a Rhino.
Pensando ai film vecchi, sono molto affezionato a Lilo & Stich, perché mi piaceva molto il design di personaggi. Avevo realizzato tutte le statue del film. Erano già 4, 5 anni che scolpivo, e con Lilo & Stich mi son sentito come quando si finisce il liceo, che hai finalmente capito “come va l’andazzo”: ero libero di fare quello pensavo in maniera immediata, senza bloccarmi.
Dopo 4, 5 anni si ha un’esperienza lavorativa che ti permette di affrontare un lavoro in maniera più “fresca”, senza pensare troppo alla tecnica, e pensare più a rendere la personalità, ti concentri più sulle sensazioni e le emozioni. Il lavoro diventa più espressivo.

Quali sono i vantaggi che i capolavori Disney trovano nella versione Blu-Ray?

Io sono abbastanza appassionato di tecnologia per cui appena il Blu-Ray è stato dichiarato il sistema che le case di produzione americane vogliono adottare, mi son attrezzato con tutta l’apparecchiatura.
A livello di qualità è eccezionale. Optional incredibili. Se si ha la passione per un film Disney è sicuramente entusiasmante, per avere più esperienze da tutti i punti di vista dell’animazione.

Foto ©Disney