Torino 28. Rapporto confidenziale
Kristen – arrestata dalla polizia dopo che ha dato fuoco a una fattoria – è rinchiusa in un ospedale psichiatrico, dove divide gli spazi con altre quattro ragazze, accudita da infermieri piuttosto arcigni e da un dottore attento e sensibile. Inizia ben presto ad essere perseguitata dal fantasma di una certa Alice (il nome non è, evidentemente, scelto a caso…), che l’aveva preceduta tra quelle mura. Ad una ad una le compagne di Kristen vengono eliminate, fino a che si scopre che tutte loro non sono altro che le personalità multiple create da Alice …
Da Il gabinetto del dottor Caligari a Shutter island, l’ospedale psichiatrico è un luogo d’elezione per thriller e film dell’orrore. Sollecitare nello spettatore domande relative alla salute mentale dei protagonisti, e agli eventuali complotti messi in atto dall’istituzione, è un modo che si rivela spesso efficace per avvincerlo e, talvolta, quando il film riesce particolarmente bene, anche per lasciarlo un po’ perturbato riguardo alla propria percezione della realtà.
In questo caso, l’enfasi sul rispetto delle regole da parte del personale dell’ospedale e la comparsa in alcuni momenti chiave della bandiera americana potrebbero far pensare – date le ben note idee “radical” di Carpenter – che, come in altri film di questo regista, la trama di genere nasconda un sottotesto politico: l’insofferenza per le regole imposte dall’alto (qualche anno fa il mensile inglese “Uncut” definì Carpenter “il tipo di persona che fumerebbe una sigaretta proprio sotto a un cartello No smoking”) e la denuncia delle possibili derive conservatrici-autoritarie del paese (quel fantasma non potrebbe essere visto come il nemico, interno o esterno, che spesso il pensiero conservatore americano ha creato per avvallare le proprie posizioni?). In realtà, questa interpretazione, pur suffragata da alcuni indizi, si scontra con un dato incontrovertibile: alla fine, l’istituzione si rivela benigna e Alice è restituita, guarita, alla sua famiglia. Ma forse proprio qui sta il problema, ci vuole dire il film: la restituzione di Alice alla famiglia come emblema di un conformismo di cui nessuno di noi si rende conto? Ci si può chiedere, infatti, quale sia la “vera” identità della protagonista: Alice o, dall’altra parte dello specchio, Kristen (di cui il “sistema” ha annullato la volontà per renderla adatta al sistema stesso)?
Ma, anche se lanciarsi in questo tipo di interpretazioni può essere un giochetto intrigante, The Ward è, in fondo, un b-movie “divertente” e nient’altro, con ottimi titoli di testa e qualche perdonabile caduta nel baracconesco (le apparizioni del fantasma dalle sembianze mostruose). Vi si ritrova, come nel citato film di Scorsese, un armamentario figurativo ben noto (corridoi bui rischiarati da lampi notturni, stanze apparentemente asettiche che nascondono non meno misteri dei malsani sotterranei, ecc.). In fondo, Carpenter le regole le conosce bene. E le applica.
Titolo originale: John Carpenter’s The Ward
Nazione: Stati uniti
Anno: 2010
Genere: horror
Durata: 88’
Regia: John Carpenter
Cast: Amber Heard, Mamie Gummer, Danielle Panabaker, Jared Harris, Lyndsy Fonseca
Produzione: Echo lake entertainment
Distribuzione: Bim
Data di uscita: 28° Torino Film Festival