“Kinoautomat” allo Spazio Oberdan di Milano

Preistoria dell'interattività a Invideo 2009

L’evento principale della XIX edizione della rassegna milanese “Invideo” è stata la prima proiezione italiana di Človĕk a jeho dům (A man and his house), meglio noto come Kinoautomat, ovvero quello che viene usualmente indicato come il primo film interattivo della storia. Basato su una simpatica pochade le cui situazioni buffe sono accompagnate da musichette che sembrano scritte da Trovajoli, Kinoautomat prevede che in determinati punti della vicenda – quelli in cui il protagonista si trova di fronte a un dilemma (far entrare la bionda seminuda nell’appartamento? Rispettare lo stop del vigile? ecc.) – la proiezioni si arresti, un attore entri in scena ed inviti il pubblico a scegliere premendo un pulsante verde o un pulsante rosso su un telecomando: la proiezione proseguirà seguendo la scelta maggioritaria (visualizzata sullo schermo con pallini verdi e rossi).

Sostanzialmente, si tratta di un meccanismo simile a quello dei libri-game: in Kinoautomat la scelta è però collettiva e stabilita dunque sulla base di un principio maggioritario. Nel 1967 questa trovata imponeva un tour de force a una squadra di proiezionisti impegnati a montare e smontare rapidamente le pellicole da più proiettori. Anche per queste difficoltà tecniche all’epoca il film – diretto dai cecoslovacchi Radúz Činčera, Ján Roháč e Vladimir Svitáček e presentato per la prima volta all’Expo di Montreal del 1967 – ebbe vita breve. Oggi che le tecnologie digitali rendono molto più facile la gestione della proiezione, è ricomparso grazie ad Alena Činčerová, la figlia di uno degli ideatori del progetto originario, che ne ha curato il restauro e lo sta portando in giro per il mondo.

La visione di questo film (o sarebbe forse meglio dire la partecipazione a questa performance) suscita numerosi spunti di riflessione. Va detto che, a uno sguardo disincantato, oggi il meccanismo con cui si realizza l’interattività (inedito nel 1967) ci appare in fondo non molto diverso dal tanto vituperato televoto del Grande fratello o degli altri reality shows (la differenza principale starebbe nel fatto che se quest’ultimo avviene nella solitudine del proprio salotto, il voto per Kinoautomat avviene nello spazio collettivo della sala cinematografica…).

Va poi detto che la struttura degli eventi possibili è più limitata di quello che potrebbe a prima vista apparire: ad ogni snodo le due alternative disponibili non sono infatti influenzate dalle scelte precedenti. Ovvero, mentre in una rigorosa struttura “ad albero” dopo la scelta tra A e B, al successivo snodo la scelta dovrebbe essere tra A1 e A2 nel caso abbia prevalso A e tra B1 ed B2 nel caso abbia prevalso B, in Kinoautomat il racconto è abilmente strutturato in modo tale da far sì che, quale che sia la vincitrice tra A e B, i due racconti che si biforcano a quel punto si ricongiungano poi per arrivare in ogni caso alla scelta tra C e D (in questo modo si evita una rapida proliferazione di eventi possibili). I successivi tentativi di film interattivo hanno sviluppato strutture più articolate e complesse.

Tuttavia, malgrado questi limiti, Kinoautomat rimane un’esperienza molto interessante. Non solo per il suo “primato” storico (il primo film interattivo). E non solo per l’aspetto ludico della performance (indubbiamente molto divertente). L’aspetto più intrigante sta nel fatto che ci induce a riflettere sui nostri desideri e identificazioni come spettatori: anche quando non ci viene esplicitamente domandato, come spettatori di qualsiasi film compiamo sempre delle scelte, identificandoci con certi corsi d’azione e biasimandone altri (ci rispecchiamo nelle scelte di un personaggio a cui ci sentiamo simili oppure ammiriamo un personaggio proprio perché compie quelle azioni che nella vita non abbiamo il coraggio di intraprendere). Esplicitare tale processo, pur in modo meccanico e artificioso, ci rende visibili a noi stessi come spettatori: in che modo ci identifichiamo, laddove sono in gioco la moralità, la legalità, la prudenza?

Per fare un esempio, sarebbe interessante osservare come, da un paese all’altro in cui Kinoautomat viene presentato, cambiano le scelte. Nella proiezione milanese il pubblico ha scelto in netta maggioranza di non fermarsi all’alt del vigile. In un’eventuale proiezione svizzera i risultati sarebbero gli stessi? Forse lì vincerebbe la scelta di fermarsi. O forse – proprio perché più disciplinati sulla strada – gli svizzeri, nel buio della sala, sceglierebbero di dare libero sfogo a desideri repressi, premiando con ancor maggior forza l’alternativa dell’infrazione dello stop…

Titolo originale: Kinoautomat – Človĕk a jeho dům (A man and his house)
Nazione: Cecoslovacchia
Anno: 1967
Durata: il film dura 63’, l’intera performance circa 75-90’, a seconda delle scelte del pubblico
Regia: Radúz Činčera, Ján Roháč, Vladimir Svitáček
Sceneggiatura: Pavel Juráček, Radúz Činčera, Miroslav Horníček, Ján Rohác, Vladimír Svitácek
Sito ufficiale: http://www.kinoautomat.cz
Cast: Miroslav Horníček, Libuše Švormová, Josef Somr, Karla Chadimova, Miroslav Macháček, Leopolda Dostálovs, Jan Libíček