“Kreditis limiti (Line of credit)” di Salomè Alexi

Le ferite di una società post-sovietica in un film tutto al femminile

Venezia 71. Orizzonti
Nino è una donna di quarant’anni con due figli, un negozio sempre deserto e una grande casa da mantenere. Sono lontani gli agi vissuti dalla sua famiglia durante gli anni di dominazione sovietica e Nino continua ad accumulare debiti per mantenere il proprio stile di vita.

Kreditis limiti indaga una realtà pressoché sconosciuta allo spettatore occidentale legata alla disordinata evoluzione della società georgiana nell’era post-URSS; una situazione politica e sociale non dissimile e rintracciabile nelle numerose repubbliche formatisi dopo il 1989.

Il clima “sovietico” si riconosce facilmente nell’anonimato delle periferie cittadine, nell’austerità delle insegne commerciali, nella praticità dei rapporti sociali.

Anche lo stile cinematografico può sommariamente definirsi sovietico: la telecamera è statica, non si muove mai e riprende frontalmente scene semplici e ordinate: nel bar di Nino, ad esempio, esattamente sotto un orologio appeso ad un muro azzurro stinto, è sistemato un piccolo tavolino d’acciaio illuminato da una luce al neon. Simmetricamente, ai lati, sono sistemate due sedie addossate alla parete; È qui che Nino riceverà a colloquio, amiche, strozzine, ex compagne di scuola (i personaggi sono quasi tutti femminili) in una iconografia rigida quanto quella nella quale vengono ritratti gli incontri tra capi di stato. E di anonimi tavolini con sedie ai lati se ne vedono almeno cinque o sei diversi – ma neppure troppo – nel corso del film; sopra di essi si firmano accordi notarili, si stipulano mutui bancari, talvolta viene stappata una bottiglia di spumante (per brindare all’accordo finanziario appena raggiunto).
_ I ruoli dei personaggi che si avvicendano sulla scena sono statici tanto quanto le posizioni sulle sedie: lo strozzino fa lo strozzino (scortata da un enorme bodyguard a lei completamente sottomesso), il professore fa il professore, il prete fa il prete.

Ciò che emerge nitidamente da queste riprese è la dinamica irreversibile per cui da un piccolo debito se ne crea uno più grande ed uno ancora più grande, finché la somma di denaro da restituire diventa incolmabile e l’abissale catena trascina via ogni onestà e franchezza nei rapporti umani, inquinandoli con bugie, silenzi ed indignitose richieste di aiuto.

Non sono però i sentimenti al centro del film; c’è poco spazio per la disperazione, per il pianto. Il film è analitico: vuole descrivere ciò che sta accadendo in Georgia, dove una bella fetta di società sta venendo prosciugata dai debiti. Quella di Salomè Alexi è una fotografia in movimento di uno spaccato di vita e questo è il solo scopo del film: parlare del proprio paese, ritrarre una situazione concreta e per nulla originale, ma drammaticamente diffusa.
_ Per cui Nino, la protagonista del film, non è condannata per il suo stile di vita che malgrado le difficoltà, non muta, e la porta a continuare a trascinarsi tra cene con i vecchi compagni di scuola e pericolosamente ravvicinati brindisi super-alcolici.
_ Il disordine con il quale Nino affronta la situazione, tenta di risolvere i propri problemi è tale e quale al disordine dal quale è circondata lei stessa; quello che caratterizza la debole democrazia georgiana ancora incapace di trovare un punto di equilibrio a 25 anni dalla caduta del muro. Un ambiente che, forse, svanite come di incanto le ferree regole sovietiche, ha perso insieme ad esse le proprie certezze e non riesce ancora a riconoscersi nei nuovi ideali di riferimento; e così l’Unione Sovietica se non è rimpianta, sicuramente non è demonizzata. Viene così da pensare che sovrapporre questo schema alla situazione di molte neonate repubbliche post-sovietiche, compresa quella ucraina, possa non essere un’operazione del tutto scorretta.

E ad oggi, si evince dal film, a lottare e a muoversi ancora nella vita politica, cittadina, ci sono quasi esclusivamente figure femminili. Gli uomini sono solo dei comprimari, quando non sono completamente assenti, ritirati e incapaci a prendere qualsiasi decisione. E così Nino, a tratti, ricorda una delle eroine di Pedro Almodovar, vitale e impegnata, ma a differenza di Pepa o di Raimunda è inesorabilmente braccata, incapace di vincere contro il mondo che la circonda, non riesce a venire a capo della propria storia. Un individuo tutt’uno con la propria società che non è artefice fino in fondo del proprio destino.

Kreditis limiti (Line of Credit) di Salomé Alexi – Georgia, Germania, Francia, 85′
_ v.o. georgiano – s/t inglese, italiano