LA BELLA DI NULLA. UNA DONNA DI RACCONTI E MARE DI ELISABETTA SALVATORI

Il fascino discreto della parola.

L’atmosfera intima e domestica del racconto attorno al focolare, quando la nonna o lo zio d’America ci narravano vicende di vita o storie di guerra, prima di andare a dormire, io la ricordo ancora. Qui non è il fuoco a scaldare l’animo, né tantomeno il profumo di cioccolata calda che accompagnava i racconti di mia nonna, ma, allo stesso modo, il suono familiare e rassicurante delle note di violino e di chitarra che dolcemente si sposa con la poetica delle parole, con l’incanto della voce sussurrata di Elisabetta Salvatori, nel monologo della Bella di nulla.

La rappresentazione narra la testimonianza biografica della vita di Giuseppina Silvestri, versiliana classe 1881, ribatezzata da tutti La Bella di nulla, come il padre Beppe, che di questo epiteto si fregiò dopo aver rifiutato, dal datore di lavoro, un compenso inferiore a quanto pattuito. Molto più dignitoso non accettare nulla. Donna forte, d’animo coriaceo, battagliero, capace di crescere due figli dopo la scomparsa prematura del marito in mare, la Bella di nulla fa del raccontar storie la sua vita. Nelle sere d’inverno e nei pomeriggi d’estate, la sua casa di Forte dei Marmi si riempiva di persone, popolani, contadini o militari, in cerca di sollievo e intrattenimento nei suoi cunti, con tema a richiesta, in cambio di un po’ di farina o di mezza bottiglia di olio.

Amava narrar storie sul mare la Bella di nulla, con il quale, fin da piccina, aveva instaurato un rapporto di intima sacralità. Si vantava che i suoi occhi avessero lo stesso colore del mare. Non per vanità, anzi; per sentirlo più familiare, più simile ad un fratello, all’amico d’infanzia cui confidare i segreti più reconditi, per sentirsi confortata e protetta nella sua immensa solitudine. Il mare è “la mia casa, la mia chiesa, e il camposanto” diceva. E così fu, come si evince dalle tre parole tracciate sulla sabbia con il bastone, prima di morire al suo cospetto: “Addio, vostra devotissima”.

Il forte impatto emotivo, la spinta sentimentale del monologo nella recitazione intensissima della Salvatori, è indubbiamente riconducibile al legame familiare con Giuseppina Silvestri, la bisnonna paterna, come spiega l’attrice stessa al termine dello spettacolo. Elisabetta Salvatori si fa continuatrice di una tradizione popolare, di un teatro di narrazione intenso e sentimentale, vestendo i panni dell’amata bisnonna e regalando al pubblico la semplicità commovente della Parola, sottovoce, quasi per non disturbare . Per riscoprire che, in fondo in fondo, quel “ C’era una volta….” non è forse così lontano.

La Bella di nulla
di e con Elisabetta Salvatori – Musiche: Matteo Caramelli
Durata: 1 h
www.unive.it/teatrodicafoscari