Come nei sogni, allorché ci capita di vivere una vicenda con estrema dovizia di particolari, provando lucida coscienza si tratti di un’illusione onirica, nella “Metamorfosi” kafkiana dimensione realistica e simbolica coesistono parallelamente.
La vicenda illogica e fuori dalle normali leggi dell’esistenza fisica è narrata con minuziosa attenzione ai dettagli realistici, dando luogo ad un gioco di contrasti che la rende assurda, inquietante, grottesca.
L’operazione di rilettura teatrale del testo che la Compagnia di Ebla ne fa, riporta alla mente una certa pittura surrealista, che non rinunciava alla precisione realistica e ai dettagli del soggetto rappresentato ma, anzi, li utilizzava strumentalmente per farne sortire, dall’accostamento, un’aura diversa, stregata, più angosciante. A contendersi lo spazio scenico due distinte realtà in cui il protagonista vive il suo personale processo di trasformazione fisico-psicologica: una poltrona di pelle illuminata dalla luce fioca di un’abat-jour, il telefono e la segreteria telefonica, da una parte; un’immensa teca, al cui interno è riprodotta fedelmente una grande toilette, bianca e asettica, dall’altra. In questi due piani spazio temporali agisce l’incarnazione del Gregor Samsa kafkiano, interpretato magistralmente dal performer danzatore Alessandro Bedosti.
La prigione domestica, una poltrona sopra cui giace, quasi inerme, il protagonista mentre ascolta ripetitivamente i messaggi della segreteria telefonica, lo tiene ancorato all’ordinario vivere comune, all’abitudinaria quotidianità. Qui è ancora uomo, ma comincia a percepire che è in atto una trasformazione di sé.
La metamorfosi, infatti, avviene definitivamente all’interno della teca. La trasfigurazione corporea dell’uomo in animale, redenzione e libero sfogo dei propri istinti bestiali dalle soffocanti prigioni del quotidiano, avviene attraverso movimenti violenti, disarticolazioni degli arti più simili a spasmi che a coreografie armoniche. L’animale si è impadronito dell’uomo.
Bedosti è meraviglioso nel donare alla frenesia isterica delle movenze dello scarafaggio una poetica di linguaggio tale da renderle incantevoli, melodiose alla vista: striscia nella vasca come la stesse accarezzando, si arrampica lungo le pareti quasi a volerle baciare, si immerge nell’acqua abbracciandola e stringendola a sé.
La metamorfosi ha ridato dignità al personaggio spogliandolo dal disagio della vita umana.
LA METAMORFOSI
una produzione Città di Ebla, creazione scenica liberamente ispirata alla Metamorfosi di Franz Kafka
ideazione, luci e regia Claudio Angelini – interpretazione e studio della forma Alessandro Bedosti – paesaggi sonori Elicheinfunzione – Teatro Fondamenta Nuove di Venezia
www.teatrofondamentanuove.it