“LA TOURNEUSE DE PAGES” DI DENIS DERCOURT

La forza della vendetta


Presentato al festival di Cannes nella sezione Un certain regard, “La Tourneuse de pages” segna il primo passaggio del regista Denis Dercourt sotto i riflettori della Croisette. Al suo quinto lungometraggio, il cineasta francese racconta il mondo della musica e delle sue indelebili ferite.

Denis Dercourt parla di un mondo che conosce molto bene quando realizza il suo quinto lungometraggio. Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Parigi, infatti, suona per sei anni nell’Orchestra Sinfonica Francese, continuando la sua formazione sia nelle scienze politiche che in filosofia. E nel suo film i saperi si intrecciano sulle note della musica classica, su cui le due protagoniste hanno costruito la loro vita.

Un film di personaggi è, di nuovo, protagonista della giovane ed effervescente stagione del cinema francese. Mélanie è una bambina gracile con del talento musicale che, il giorno dell’esame per entrare al Conservatorio, viene perturbata dall’atteggiamento forte e disinvolto della sua esaminatrice, Mme Fouchécourt, e sbaglia la sua esibizione. Profondamente delusa, abbandona per sempre il suo pianoforte. Gli stessi personaggi animano le scene ambientate dieci anni più tardi: Mélanie cresciuta, interpretata dalla bellezza glaciale e sensuale di Deborah François (conosciuta sugli schermi come rivelazione per i fratelli Dardenne ne L’enfant); Mme Fouchécourt estremamente fragile, protetta dalla torre d’avorio offerta da una reggia lontana dalla città e da un marito premuroso, anch’essa interpretata dal volto ambiguo di Catherine Frot.

Le icone della fragilità e della forza cambiano progressivamente le loro portavoci. Il volto e l’atteggiamento sottomesso della giovane Mélanie acquistano progressivamente spazio sullo schermo; quella che sembrava timida accondiscendenza diventa protagonismo, un’agire incondizionato, senza freni e senza scrupoli. Mélanie diventa capace di distruggere tutto ciò che di fragile si staglia sul proprio campo di battaglia e tra questi le poche e residue forze di Mme Fouchécourt.
Quest’ultima rimane colpita, ingannandosi, dalla devozione della giovane e dall’affetto dimostratole. Resa fragile e particolarmente emotiva a causa di un incidente, le chiede di rivestire il ruolo che più di altri può darle sicurezza nel momento del bisogno. Mélanie diventa l’aiutante di Mme Fouchécourt durante i concerti, girando le pagine degli spartiti durante le sue interpretazioni. A chi affidare questo ruolo fondamentale, se non a qualcuno che dimostri di poter essere un punto d’appoggio?
Mélanie si costruisce un ruolo nella vita dell’esaminatrice, riuscendo a divenire per lei un elemento indispensabile e, perfino, un oggetto d’amore. Ed in questa costruzione dimostra una forza incredibile, che pone le sue fondamenta in una delusione infantile mai dimenticata, alla quale dovette far fronte indurendosi e irrigidendosi in un volto esternamente sereno, ma marcato dalla sofferenza.

Intenso, forte, glaciale. Il film di Dercourt non lascia spazio ad alcuna forma di pietà, né di perdono. La vendetta di Mélanie si tesse lentamente come la rete di una ragnatela che avvolge la vita di chi le sta accanto e l’integrità del film. I due personaggi, la giovane e la vittima, coesistono nella maggior parte delle inquadrature, l’una schiacciata dall’altra, come in una gabbia in cui dover convivere combattendo per il proprio spazio.

La tourneuse de pages si conferma, quindi, come una piccola rivelazione offerta dalla sezione parallela al concorso ufficiale del festival di Cannes. La musica, ma soprattutto l’oscillare tra la forza e la fragilità, ne costituiscono le basi per una storia che non si concede mai il lusso di raccontare altro se non la vendetta di Mélanie.

Titolo originale: La tourneuse de pages
Regia: Denis Dercourt
Cast: Deborah François, Catherine Frot, Pascal Greggory
Distribuzione: Diaphana Films
Data d’uscita: (Francia)9 Agosto 2006