“Un anonimo impiegato che dopo aver ucciso un arabo si consegna passivo ed indifferente alle autorità: è questo il punto di partenza de “Lo straniero” di Camus, adattato e messo in scena con fedeltà al Teatro Toniolo di Mestre da Maria Maglietta. Il suo tocco essenziale e mai invasivo rispetto al testo originale è riuscito a riconsegnarci intatta l’emozione di un classico dell’esistenzialismo, non senza innovazioni sul piano della messa in scena…”
La trasposizione teatrale de “Lo straniero” di Albert Camus messa in scena venerdì 26 e sabato 27 marzo al Teatro Toniolo, è stata una rivisitazione più che mai attuale di un classico della letteratura contemporanea. A partire dalla scelta delle scenografie: una semplice piattaforma di legno sospesa a mezz’aria si fa per Meursault, unico protagonista (interpretato da Marco Baliani), compagna di un viaggio interiore che si svolge in un immaginario carcere di Algeri. Fin dall’inizio veniamo (nello spettacolo, ma anche nel romanzo) catapultati nella vita del protagonista; ci ritroviamo suoi compagni di cella e veniamo a scoprire il crimine da lui commesso dalle sue stesse parole. Egli si esprime con estrema pacatezza e con uno sconcertante senso di estraneità ai fatti. Si tratta di un impiegato che inspiegabilmente un giorno uccide un arabo e in uno stato di totale indifferenza si consegna alle autorità, senza ricorrere ad alcun tipo di giustificazione. Il suo linguaggio è semplice, schietto, specchio della sua lucida coscienza del reale.
L’adattamento drammaturgico di Maria Maglietta si adatta a questo linguaggio riducendo al minimo le scenografie, ma creando momenti di grande coinvolgimento grazie alla sabbia presente sulla piattaforma-cella, sabbia che evoca i ricordi rivissuti dal protagonista e che viene lasciata scivolare sottolineando lo scorrere del tempo. In una messa in scena così scarna e minimale intervengono spesso “ricordi filmati” e proiettati su un grande schermo alle spalle di Meursault, nonché tratti di estrema intensità sottolineati da brevi ma emozionanti interventi musicali. Tutto ciò si adatta perfettamente alle caratteristiche del romanzo senza creare inutili effetti di spettacolarità in un testo già denso di significati. Questi espedienti aiutano ad addentrarsi nei ricordi del protagonista, ma mai prevalgono sulla parola da lui recitata. A questo proposito bisogna poi notare le capacità e l’abilità del credibilissimo Marco Baliani, pacato ma allo stesso tempo intenso nel suo stile di recitazione. Riesce a comunicare allo spettatore il suo dramma interiore senza mai scivolare nell’enfasi o nel manierismo.
In questo modo ciò che resta allo spettatore è la pura indagine dell’anima di un uomo, l’indagine di “un’ingiustizia in cammino”, per citare le parole di Camus. E tutto ciò fa de “Lo straniero” un’opera senza tempo sempre più attuale nella società odierna, grazie alle riflessioni che suscita sull’incomunicabilità, l’assurdità della “giustizia” come istituzione e l’alienazione dell’uomo moderno…
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
LO STRANIERO – di Albert Camus
traduzione: Alberto Zevi – adattamento drammaturgico: Maria Maglietta e Marco Baliani
regia di: Maria Maglietta
con: Marco Baliani
inserti filmati di: Mario Martone
scene e costumi di: Carlo Sala
musiche originali di: Luigi Polimeni