“La Vie en Rose” di Olivier Dahan

Vedere la musica

Il passerotto della canzone francese è tornato a vivere, ad amare, a soffrire e a morire nel buio delle sale italiane. La vie en rose, film di Olivier Dahan presentato in apertura del Festival di Berlino, svolge sullo schermo un delicato, commovente e complesso biopic su Edith Piaf (1915-1963).

Chi si aspettava un film biografico come quelli ai quali le superproduzioni ci hanno abituato (elegiaco o romanzesco, cattivo ma non critico, magniloquente a spese dell’introspezione psicologica) rimarrà piacevolmente sorpreso nell’assistere ad uno spettacolo così sfaccettato.
Attraverso una narrazione complessa, articolata su più piani temporali, che copre un arco di tempo compreso tra il 1918 e il 1963, ci appaiono le sofferenze, gli affetti, le vicende e gli sconvolgimenti che caratterizzarono la vita (e le canzoni) della diva parigina. Già dal titolo, che prende il nome dalla sua più famosa canzone, la scelta di rappresentazione intrapresa dal regista si annuncia partecipe, sofferta, tragicamente ironica. Non vediamo un film sulla musica di un’artista, ma un film su un’artista della musica. Senza ricorrere a quel cinismo che a volte caratterizza i film storici o biografici, Dahan realizza non un affresco, ma un mosaico, dove l’unicità di ogni tassello (solitudine, amicizie, disgrazie, volontà d’amare, forte divismo, forte umanità) è ben chiara, ma nel quale pure è riconoscibile un’unica figura complessiva.

L’opera presenta momenti e scelte di regia coinvolgenti, di innegabile fascino, utilizzando al meglio la capacità (raramente sfruttata) del cinema di trasmettere sensazioni vere e realistiche ricorrendo ad una rappresentazione antirealistica. Così, nel momento del debutto davanti al grande pubblico, il sonoro riguardante la canzone viene a mancare. La grandezza della sua musica suona già, grazie al tessuto filmico, nella mente dello spettatore. Si dice che le immagini parlano. Qui cantano.
La grandezza degli artisti e la loro maggiore capacità di sentire (il dolore, la gioia, qualunque cosa) vengono trasmesse ogni volta con partecipazione, sia riguardo alle performance del passerotto, sia riguardo alla sua vita privata. Con salti temporali, le rappresentazioni di eventi gioiosi e dolorosi non cronologicamente disposti sembrano riproporre le variazioni di tono della voce della Piaf. Dalla tenerezza si passa così ai suoni aspri, alle lacerazioni che si aprono nel tessuto del ricordo e dell’arte.
Edith Piaf è costruita come un personaggio che vive davvero, fatto di voce, di cuore, sangue e carne. E mani.

Le mani sono inizialmente nascoste, o relegate alle vicinanze dei fianchi, nelle sequenze riguardanti le esibizioni in pubblico. Solo più avanti diverranno, grazie agli insegnamenti dei maestri e degli amici, un vero strumento di espressione, mosse in avanti, padrone dello spazio, strumenti da mimo, da attore, da ipnotista. La mdp insiste su queste estremità affascinanti, affusolate, dalle unghie bianche e lunghe, così stridenti con la goffaggine della proprietaria: in molte occasioni appaiono riprese nei loro particolari, protagoniste dello schermo (nell’ampiezza di quello cinematografico, almeno). Saranno loro a scatenare la seduzione di Marcel: “Ha detto che ho delle bellissime mani”. Saranno loro a tradirla per prime. I primi segni dell’artrite arrivano proprio al momento di prendere in mano un bicchiere. Gli ultimi segni della consunzione si notano proprio da quelle mani diafane che si bloccano, che non rispondono più agli ordini, e che alla fine divengono due artigli inermi.
Grazie a scelte nuove o almeno coraggiose, assistiamo ad un film che ricorda, come le melodie del passerotto, l’aria di Parigi, un racconto sull’arte, un urlo di disperazione. La vie en rose infonde la vita a un sogno dei poeti (e dei pazzi): Confonde campi di percezione differenti. Si può raccontare un odore? Si può ascoltare un colore? La vie en rose ci fa vedere una canzone.

Titolo originale: La Môme
Nazione: Francia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 140’
Regia: Olivier Dahan
Sito ufficiale: www.tfmdistribution.com/lamome
Cast: Marion Cotillard, Sylvie Testud, Gérard Depardieu, Jean-Paul Rouve, Pascal Greggory
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: Berlino 2007
04 Maggio 2007 (cinema)