La musica di Anthony & The Johnsons incontra la videoarte di Charles Atlas

In prima europea al Romaeuropa Festival, “Turning” nasce dalla collaborazione tra lo spiritual metropolitano di Anthony & The Johnsons e le ambientazioni visive di Charles Atlas.

Dopo un anno esatto, una della voci più emozionanti della musica contemporanea, Anthony Hegarty, vincitore nel 2005 del Mercury Music Prize con l’album “I Am A Bird Now”, torna all’Auditorium per presentare “Turning”, il progetto ideato con il filmaker e video-artista Charles Atlas, pioniere della media-dance e noto per le numerose collaborazioni con performer del calibro di Marina Abramovic, Diamanda Galas e Michael Clark. Un’opera multimediale è dunque “Turning”, in cui gli spiritual urbani di Anthony si incrociano con un video-set realizzato dal vivo, in cui su una piattaforma girevole – “turning” appunto – si susseguono, una per canzone, le diverse modelle: donne, transgender e amiche dello stesso Anthony. Tredici sono le “NYC Beauties” filmate da Atlas, i cui volti sono proiettati su un maxischermo e manipolati a creare una sorta di scenografia virtuale che accompagna Anthony e la sua formazione.

Portato sul palco un’unica volta, nel 2004, in occasione della biennale che ha luogo presso il Whitney Museum di New York, “Turning” ha fatto registrare il sold-out nelle due date romane e senza dubbio rappresenta un’occasione inedita per assistere a un Anthony accompagnato e quasi immerso in quella scena newyorkese di cui da tempo insieme ad Atlas fa parte. Lo stesso ensemble “Anthony & The Johnsons” nasce infatti dal ventre dell’avanguardia art rock della grande metropoli americana e nel giro di due album ha conquistato una vera e propria consacrazione. Anthony e Atlas si sono conosciuti nel 1994 al celeberrimo Pyramid Club nell’East Village dove il cantautore, nato in Inghilterra ma emigrato giovanissimo nella Grande Mela, si esibiva in una serie di spettacoli di cabaret, eredi di quel teatro sperimentale off-off-Brodway nato negli anni ‘80. Parallelamente, Atlas affonda le sue radici nella controcultura newyorkese ed è autore, tra le altre cose, di un documentario su Leigh Bowery, l’artista che con le sue performance ha contribuito a mettere in questione e ripensare i codici di appartenenza sessuale.

Ma “Turning”, che non ruota in maniera esclusiva attorno al tema della sessualità, intende esplorare l’innocenza e la fragilità della metamorfosi con lo scopo di mostrare che attualmente tutto “sta muovendosi nella direzione del femminino, che la nostra vita, il nostro spirito, sono dominati sempre più dalla femminilità”. Si tratta di un omaggio alla capacità di cambiare propria dell’essere umano, che in tal modo si adatta alla vita. E proprio “Turning”, dice Anthony, “è la dimensione ideale per la mia musica, un sogno per me. Io sul palco non esisto, sono come un bicchiere d’acqua attraverso il quale le persone vedono lo scorrere delle emozioni”. Di sicuro impatto visivo, l’opera di Atlas è quasi ipnotica nella ripetizione e nelle attese che di volta in volta crea, sia pur nella grande differenza delle varie ambientazioni visive. Tuttavia la performance vocale di Anthony, che a tratti sembrerebbe addirittura passare in secondo piano rispetto alle proiezioni, in alcuni momenti quasi soffocanti e invasive, conquista e sovrasta con quell’inconfondibile stile à la Nina Simone, con quel particolare timbro androgino, nasale e vissuto che ha fatto innamorare Lou Reed e Laurie Anderson, Boy Gorge, Devendra Banhart e Rufus Wainwright. Splendida voce, in cui il senso di urgenza continuamente si stempera in un’aura senza tempo, costeggiando però profondo disincanto e mistica esaltazione, malanimo stagnante e irrefrenabile dolcezza. Scorrono le immagini e si sovrappongono i volti. E nel mezzo c’è Anthony con la sua teatralità accorata ai limiti del mélo, con la sua mistica transgender che scompagina le carte e confonde gli appigli. Il suo corpo sempre al centro di una spiritualità che vuole manifestarsi pura, per quanto intensamente consapevole della propria impura, problematica cifra espressiva.

Interpreti:
Anthony & The Johnsons
Anthony voce e piano
Julia Kent violoncello
Parker Kindread batteria
Jeff Langston basso
Rob Moose chitarra e violino
Maxim Moston violino
Thomas Bartlett piano
Will Holshouser fisarmonica
Christian Biegai sax, clarinetto e chitarra

Live video di Charles Atlas
“13 NYC Beauties”
Durata 70’ senza intervallo