“Lola” di Brillante Mendoza

Paese che vai, nonna che trovi

Venezia 66. Concorso – Film a Sorpresa
Manila, caotica capitale delle Filippine. Una vecchia signora, insieme a un bambino, compra una candela e l’accende in un vicolo malfamato sfidando il forte vento monsonico. È Lola (Nonna) Sepa che ricorda il nipote ucciso la sera prima da un malintenzionato che voleva rubargli il cellulare. Lola Puring, dal canto suo, sfida la pioggia torrenziale per raggiungere in carcere e portare da mangiare al nipote, accusato di essere lo stesso malintenzionato che ha derubato e ucciso il nipote di Lola Sepa.

Le due donne, parimenti povere, anziane, acciaccate e innamorate dei propri nipoti, cominciano un lungo peregrinare nella metropoli alla ricerca del denaro necessario in vista delle prossime incombenze: Lola Sepa deve organizzare il costoso funerale (la bara meno cara costa 8000 pesos, laddove un ottimo stipendio filippino ammonta a 2/3000 pesos mensili), chiedendo aiuto a vicini e parenti, arrivando addirittura a implorare un favore politico, e portare avanti il procedimento penale contro il nipote di Lola Puring; la quale, dopo essersi consultata con un avvocato d’ufficio, si prodiga per ricercare i soldi necessari a un patteggiamento privato, prendendo la radicale decisione di affidarsi a uno strozzino. Quando per la prima volta le due nonne si incontrano e si parlano vis a vis, la sensazione è quella di assistere alla rimpatriata di due vecchie amiche; o meglio, di assistere a una conversazione speculare in cui la persona vera e l’identico riflesso vivono di vita propria e sono costrette a collidere per un capriccio del fato.

Brillante Mendoza, regista filippino classe 1960, è reduce da due anni di grazia. Primo filippino della storia a essere invitato a partecipare al Concorso ufficiale del Festival di Cannes nel 2008 con Serbis, per poi ripetersi nel 2009 riportando anche in patria il premio per la Miglior Regia con Kinatay. E pensare che Mendoza entra nel mondo del cinema nel 1986 come scenografo, passando dietro alla macchina da presa solo nel 2005. Nei successivi quattro anni l’autore filippino ha firmato ben nove lungometraggi impostando ritmi produttivi talmente forsennati che persino Imdb, il maggior database cinematografico online, viene lasciato indietro dando ancora in preparazione questo Lola, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2009 come secondo film a sorpresa inserito nel Concorso Ufficiale.

Già il Torino Film Festival, nel 2006, deve aver visto qualcosa di speciale in questo regista praticamente esordiente, presentando, in Concorso, il secondo lungometraggio di Brillante Mendoza intitolato Manoro. I punti di contatto fri i due film sono numerosi, ma Lola riesce a essere maggiormente maturo, forte dell’esperienza accumulata in questi anni. La tecnica di ripresa è sempre quella: la macchina da presa in spalla, a seguire i personaggi in maniera costante ma lieve, testimoniando in maniera quasi amorevole e pietistica il peregrinare caracollante, faticoso e testardo di Lola Sepa e Lola Puring. Allo stesso tempo la capacità di narrare è estremamente migliorata: gli eventi mostrati sono tutti funzionali alla narrazione della vicenda e alla costruzione dei due personaggi principali, laddove Manoro voleva evidentemente narrare una storia ma si perdeva costantemente in eventi collaterali e superflui.

Il ritmo di Lola scorre lento e costante, dando modo allo spettatore di reclinare in maniera figurata la poltrona, di assorbire al meglio le atmosfere grigie e piovose di questa pellicola, di fare un salto quanto più verosimile possibile nel cuore di una città, di una nazione pulsante, brulicante, piena di povertà ma attivissima culturalmente. Venezia lo sa bene, dal momento che ha ospitato gli ultimi film-fiume di Lav Diaz: il cinema indipendente filippino è incredibilmente fertile e in continua crescita, dato confermato dal fatto che sempre più giovanissimi autori esordiscono e vengono notati da grandi festival internazionali. La speranza è che tutti riescano a raggiungere un livello di coscienza del mezzo e di riconoscimento internazionale anche solo simile a quello di Mendoza.