“Lost” – Quinta stagione

316 (5x06)

“Written by Damon Lindelof & Carlton Cuse”: basta vedere questa scritta nei titoli di testa per capire che ci troviamo di fronte a uno di quegli episodi cardine di “Lost”, anche se in fondo lo si era già capito dalle primissime inquadrature. Finalmente ci siamo: i nostri sono tutti di nuovo insieme. Dove? Sull’isola. Quando? Beh, a questa domanda è un po’ più difficile rispondere…

L’episodio si apre in maniera sinistramente familiare: primissimo piano sull’occhio di Jack, che si risveglia in giacca e cravatta nel bel mezzo della giungla. Ricorda niente? Ma siccome stiamo guardando l’episodio 5×06 e non l’1×01, non spunta il cane Vincent dai cespugli, ma sentiamo Hurley chiamare aiuto. Prima che la scritta “36 ore prima” compaia, sappiamo che perlomeno loro due e Kate sono riusciti a tornare. Eppure, dei tre, Jack era l’unico disposto ad ascoltare le spiegazioni di Eloise. Torniamo indietro di un giorno e mezzo allora, nel momento in cui la madre di Faraday conduce i nostri al “Lampione”, una sorta di stazione Dharma deputata a rintracciare l’isola, la quale a quanto pare è in perenne movimento. Desmond però, che con la Hawking ha dei trascorsi (vedere l’episodio Dejavù, 3×08), lascia il messaggio di Faraday e se ne va: non vuole avere più niente a che fare con questa storia. Interessante notare come lo scozzese si muova con nonchalance sopra al pavimento che raffigura il globo, evitando sempre di andare a sbattere contro il pendolo in movimento: un riferimento alla sua “eccezionale” capacità di imbrogliare le leggi del tempo e dello spazio?

Per riuscire a tornare Jack e compagni dovranno prendere il volo 316 della Ajira Arlines, da Los Angeles a Guam. E dovranno anche ricreare il più possibile le condizioni del primo volo, vale a dire che John e la sua bara sostituiranno Christian Shephard. Le analogie tra i due gettano nuovi dubbi su Christian, e fanno quasi pensare che la sua morte non sia stata del tutto casuale. Sarà forse a causa di questi ragionamenti, ma perfino il nonno Ray Shephard dà l’impressione di saperne di più di quanto dovrebbe. È grazie a lui che Jack trova le scarpe del padre, e si spiega così un piccolo-grande mistero che circolava da un bel po’, ovvero le scarpe bianche da tennis di Christian: «Lui non valeva un paio di scarpe buone per me, né il tempo di andare a comprargliele», dice il dottore a Kate.

Kate che nel frattempo si è presentata a casa sua sconvolta, decisa a partire senza Aaron, ma non prima di aver preteso ed ottenuto un po’ di amore dal dottorino (del resto è così che fa lei, chiedere a Sawyer per conferme). All’aeroporto scopriamo che prenderanno parte al viaggio pure Sayid (che per qualche motivo è stato arrestato), Hurley (che compra 78 biglietti per salvare la vita a più persone possibili) e perfino un Frank Lapidus sbarbato (è il pilota del volo, così come doveva esserlo dell’815, originariamente). A bordo Jack legge una lettera lasciatagli da John, un messaggio lapidario: “Vorrei che mi avessi creduto”. Pochi istanti dopo, le prime turbolenze e un flash: il ritorno è avvenuto, anche se non è ben chiaro il destino dell’aereo e degli altri passeggeri. Ma il finale regala ancora un’ultima emozione: mentre Jack, Hurley e Kate si riprendono, giunge sul posto il famoso furgoncino Dharma. Alla guida, l’inserviente Dharma che non ti aspetti: Jin.

Con questo episodio il geniale duo Lindelof&Cuse propone un ritorno (o perlomeno lo anticipa) a un Lost vecchio stile. Mille nuove domande spuntano all’orizzonte, la maggior parte delle quali riguardanti gli Oceanic Six (o a questo punto è il caso di dire “i passeggeri del volo 316”?). Cosa è successo a Aaron, perché Kate si sia convinta a partire? Chi ha malmenato (tanto per cambiare) Ben? Perché Sayid è stato arrestato, e perché Hurley ha accettato di prender parte al viaggio? Tutti dubbi che presumibilmente verranno sciolti attraverso, appunto, un ritorno al vecchio stile: i flashback. Un ritorno che peraltro ci è stato in qualche modo annunciato già dalla scena che ha aperto l’episodio. L’omaggio al pilot è stato un colpo di genio riuscitissimo, che conferma una delle caratteristiche preferite dagli autori: l’auto-citazionismo. Da brividi anche il colpo di scena finale, che fa intravedere una storyline tutta da raccontare, con i nostri arruolati nel progetto Dharma.

Nel mezzo l’episodio scorre quasi lineare (che con Lost è tutto dire!). Abbiamo perfino una Eloise Hawking che fa da maestrina e spiega alcuni dei misteri dell’isola: da approfondire, ci si capisce ancora poco. Così come è da rivedere la questione del “ricreare le condizioni” del volo precedente: senza un barlume di spiegazione (non pretendiamo razionale, ma almeno ragionevole), non ci rimane che fare come John e Jack, e diventare uomini di fede. Un’ultima curiosità. Si sa che i numeri hanno sempre rivestito un ruolo chiave in Lost, perciò viene naturale chiedersi se ci sia qualcosa dietro questo 316, che dà pure il titolo all’episodio. Una chiave di lettura interessante ci dice che quando la puntata è andata in onda negli Stati Uniti, lo scorso 18 febbraio, mancavano esattamente 316 giorni alla fine dell’anno. Ma se davvero dobbiamo diventare uomini di fede, forse è meglio consultare il Vangelo secondo Giovanni (John), versetto 3:16. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna”. Il riferimento a Locke, al suo sacrificio e a quel “I wish you had believed me”, non sembrano certo casuali.

TITOLO ORIGINALE: 316
PRIMA TV USA: 18 febbraio 2009 – ABC
PRIMA TV ITALIA: 11 maggio 2009 – Fox
DIRETTO DA: Stephen Williams
SCRITTO DA: Damon Lindelof & Carlton Cuse
GUEST STARRING: Raymond J. Barry (Ray Shephard), Jeff Fahey (Frank Lapidus), Fionnula Flanagan (Eloise Hawking), Mary Mara (Jill), Zuleikha Robinson (Poliziotta), Said Taghmaoui (Passeggero volo 316).