Lucilla Giagnoni è Marilyn Monroe per una deduzione facile facile: Marilyn, in fondo, è un po’ tutte le donne; Lucilla Giagnoni è una donna; Lucilla Giagnoni è Marilyn. Cambiando i termini del sillogismo, ogni donna potrebbe essere Marilyn. Nessuna di noi lo sa; nessuna di noi si sogna minimamente di contenere parte di quel mito biondo e sexy che di pari ancora non ne ha trovati.
Eppure Lucilla Giagnoni assume su di sé, donna prima ancora che attrice, la consapevolezza che l’icona Marilyn possa scendere dal piedistallo dorato e venire a incarnarsi nell’umanità dolente, sensibile, isterica, sensuale propria del genere femminile. Marilyn è donna perché ha tutte le facce delle donne: era perfino bruttina, prima delle plastiche. Era sola perché ciclicamente abbandonata: prima dai genitori, poi dai mariti. Era antipatica e vanitosa tanto quanto seducente e desiderabile.
E allora Lucilla Giagnoni, diretta da Michela Marelli (entrambe autrici del testo) decide di dedicarle uno spettacolo: Marilyn Monroe, appunto, andato in scena nella cornice di uno show room, quello del calzaturificio Ballin di Fiesso D’Artico (Venezia), all’interno della rassegna “Paesaggio con Uomini” organizzato da Echidna Cultura. Un calzaturificio: tempio di una delle passioni tipicamente più sfrenate dell’universo femminile. Le scarpe.
Ma se all’epoca di Marilyn andava il tacco alto, oggi spopolano le ballerine. Più comode, pratiche. Più belle, perfino, perché la moda così ha decretato. Forse, potremmo ipotizzare, un po’ di Marilyn ce la siamo persa per strada. E infatti, ci sembra, Lucilla Giagnoni questo lo capisce, e lo rielabora drammaturgicamente: spostando il filo della narrazione dalla Marilyn donna-mito alla Marilyn attrice, che ha speso tutta la vita nella costruzione di un unico personaggio -Marilyn Monroe, appunto.
È in questa parte dello spettacolo, dedicato appunto alla Marilyn attrice, che la Giagnoni spiega apertamente il perché della scelta di raccontare questa storia su cui, per stessa ammissione dell’autrice, tutto è stato detto: “Sono un’attrice come lei, e se i nostri corpi sono diversi, la nostra anima è fatta di frammenti, che si ricompongono come in un caleidoscopio in un personaggio”.
Lucilla Giagnoni catapulta il pubblico in un’atmosfera pop fatta di luci e ombre, specchi e poltroncine a cuore. Davvero brava nell’assumere atteggiamenti, sguardi, movenze del mito biondo, a tratti sorprendentemente simili (e un plauso ai costumi della Sartoria Bassani). In platea si gode certamente di una piacevolissima e ben riuscita prova d’attrice oltre che di un bell’amarcord, realizzato con una regia attenta (particolarmente intelligente, di stampo cinematografico, il “montaggio alternato” tra l’apparente apice della notorietà pubblica e l’intima discesa agli inferi di Marilyn durante la realizzazione del film “Quando la moglie è in vacanza”).
Non è un caso che questo spettacolo abbia vinto il premio Persefone 2007 “Il teatro in televisione”. Alla televisione servono e piacciono il mito, la nostalgia, l’illusione. E infatti il testo ci sembra che privilegi la dimensione del tributo –da attrice ad attrice- rispetto all’esperienza dialogica tra il palcoscenico e gli spettatori. A teatro, in misura amplificata rispetto alla televisione, il pubblico necessita di un terreno comune, cerebrale o sensoriale, su cui confrontarsi con la scena. Qui, ci sembra, l’adesione emotiva di chi siede in platea fatica un po’ a concretizzarsi. Ma forse in sala, oggi, ci sono troppe ballerine.
LUCILLA GIAGNONI – Marilyn Monroe
progetto e regia Michela Marelli, testo di Michela Marelli e Lucilla Giagnoni
musiche di Paolo Pizzimenti, scene e luci di Alessandro Bigatti, Andrea Violato, Massimo Violato
abito di scena Sartoria Bassani
produzione Teatro In-Folio
www.echidnacultura.it
Foto: © Tommaso Saccarola