riduzione drammaturgica Domenico Castaldo e Saba Anglana
_ regia Domenico Castaldo
_ musiche e supervisione al progetto Fabio Barovero
_ scene e luci Lucio Diana
_ LabPerm/Acti Teatri Indipendenti
_ progetto realizzato con il contributo della Città di Torino e della Provincia di Torino con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia
Martedì 25 febbraio 2014, alle ore 19.30, debutterà in prima nazionale al Teatro Gobetti (anziché alla Cavallerizza Reale, Maneggio, come comunicato in precedenza),
MOGADISHOW scritto e interpretato da Saba Anglana, con la regia di Domenico Castaldo. Riduzione drammaturgica di Domenico Castaldo e Saba Anglana, musiche e supervisione al progetto di Fabio Barovero, scene e luci di Lucio Diana.
Lo spettacolo, prodotto da LabPerm/Acti Teatri Indipendenti, resterà in scena al Teatro Gobetti fino a domenica 9 marzo 2014, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino.
«La pacifica e vivace Mogadiscio di un tempo – scrive la Compagnia – emerge dalla sua mappa squadrata che la fa somigliare a Torino; la città, d’altronde, fu conquista sabauda dal 1898. I profumi, i sapori e le canzoni raccontano quanto sia stata italiana la capitale della Somalia e quante altre culture si siano intersecate in quel nodo vitale di migrazioni. L’odore delle focacce e dell’espresso, il duomo che assomiglia alla Cattedrale di Cefalù, i dialoghi italiani dei doppiatori nei cinema, la voce di Sam Cooke mescolata a quella di Celentano: il tutto accompagnato dal profumo “Paradiso Perduto” dell’azienda piemontese Paglieri, l’articolo più venduto a Mogadiscio.
Su questo incipit s’innesta la storia della cacciata da quel paradiso di una famiglia mista. I cinque anni successivi alla rivoluzione di Siad Barre, che sono anche i primi cinque anni di vita di Saba Anglana, coincidono per i parenti dell’autrice con la difficoltà della convivenza e la costrizione alla fuga. I concetti di identità e provenienza, di appartenenza e libertà si trasformano in una crisi personale che su scala più ampia porterà al lungo periodo di guerra civile somala e alla dolorosa diaspora.
Saba racconta in un dialogo polifonico i personaggi e i luoghi della sua galleria privata, concertati per risuonare insieme metaforicamente: un cane nero che sorveglia una buca, un cammello issato su di una barca al largo, il pasto dei pescecani.
Il terribile Stafurò, monsone che chiede sacrifici, il vento della rivoluzione, che richiede anch’esso sacrifici. La nonna Abebech inumatrice di placente, la ribelle zia Dighei.
La visita dell’Imperatore d’Etiopia, un guaritore. E ancora, un rappresentante della Duralex e un bicchiere infrangibile.
Cardine del racconto è la nonna Abebech, strappata dalla sua terra natale, l’Etiopia, nel periodo della colonizzazione italiana. Arrivata a Mogadiscio, costruisce una famiglia e fonda una nuova appartenenza che le vicissitudini e le ancestrali divisioni fra gli uomini le negano, perché Abebech e i suoi figli vengono considerati stranieri e costretti nuovamente a lasciare tutto. I Worku, il gruppo familiare dei nonni materni di Saba, riprendono la strada della diaspora che li riporta al paese di origine, mentre la famiglia Anglana torna in Italia. Saba è infatti nata in Africa da padre italiano e madre etiope, profuga nel nostro paese. Si disegna così una storia di non appartenenza, di amore per un luogo che non ricambia. Malgrado le felici premesse di angolo paradisiaco, Mogadiscio disattende alle promesse di pace tra gli esseri umani, di identità libera, di appartenenza senza bandiere.
Saba, dopo tre generazioni, fa da ponte tra la Mogadiscio dei suoi natali e l’Italia del suo presente; solo così può ricucire la memoria e compiere una necessaria guarigione attraverso il racconto. Un racconto personale che, per le tematiche trattate, diventa universale e quanto mai attuale».
«Dimenticare ostacola il processo di affrancamento dal dolore, la memoria va fatta dunque fiorire. Bisogna occuparsi delle proprie origini per potersene poi quasi liberare, perché non rimangano dentro ciascuno come radici interrotte». Saba Anglana
«L’esperienza della messa in scena di Mogadishow – scrive Domenico Castaldo – è stata di straordinaria intensità umana ed artistica; e per me, che baso proprio su questi moti l’edificio di uno spettacolo, è stata una sorta di Eldorado di emozioni.
Le menti, i cuori, stimolati ad aprirsi a nuove vie di comprensione dell’essere umano, trovano nel corpo forme espressive di forte intensità. Trovo che sia questo lo spazio in cui viaggia lo spettatore di Mogadishow: un percorso, in stanze lontane geograficamente e temporalmente, che si rivelano attraverso la presenza di Saba e le musiche di Fabio Barovero, in un flusso di parole ed azioni sapientemente accolte dalla cura scenica di Lucio Diana».
INFO BIGLIETTERIA:
_ Per informazioni telefono 011/5169555
_ Biglietti: intero € 25,00 – ridotto di legge (under 25, over 60) € 22,00
_ Recite: martedì e giovedì ore 19.30; mercoledì, venerdì e sabato ore 20.45;
domenica ore 15.30. Lunedì riposo.
_ Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino
dal martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle ore 19.00. Domenica e lunedì riposo.
Tel. 011 5169555 – Numero Verde 800.235.333
Nei giorni di recita è possibile acquistare i biglietti alla cassa del teatro un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
_ Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it – info@teatrostabiletorino.it