“MOI, FARDEAU INHERENT” DI GUY REGIS JR.

Il buio che genera mostri

Una donna sola nella notte, aspetta. Che si tratti di un’ombra? Oppure è un fantasma? Il buio del teatro la avvolge completamente, quasi non la riusciamo a scorgere.

Poi dall’oscurità una voce, la sua, in apparenza esile e singhiozzante, al leggero bagliore della luminosità più vigorosa. Le sue lacrime nascondono una ferita aperta, un segreto celato nel timido corpo avvizzito, un fardello per troppo tempo tenuto nascosto. Si confonde con lo scrosciare incessante della pioggia il suo singhiozzare, mentre attende sotto alla finestra, appaia l’uomo che l’ha violata, rendendola per sempre schiava del proprio dolore e dell’impossibilità di cancellarne la memoria. Una zavorra fisica e mentale che la donna non riesce a scacciare, divenuta parte integrante del suo essere e della propria esistenza.
“Moi, Fardeau inherent” del regista haitiano Guy Régis Jr affronta, in maniera coraggiosa, la sempre difficile quanto mai attuale tematica della violenza sulle donne e dell’aborto.

Nanténé Traoré, che indossa con forza i panni della protagonista femminile, è una figura spettrale, che domina il palcoscenico, completamente vuoto e buio, con la forza disarmante del suo monologo, carico di pathos, enfasi e disperazione interiore. Urla d’angoscia che s’infrangono nel vuoto, imprecazioni di disperazione nell’oscurità del suo futuro: decidere di tenere quel fardello o rigettare il frutto di quell’abominio?

Le tenebre, che avvolgono palcoscenico e totalità della sala, coinvolgono lo spettatore in una dimensione quasi infernale, in cui le urla della Traoré somigliano a quelle di un animale costretto in gabbia. Sentiamo sulla nostra pelle, respiriamo e viviamo, anche se solo per finzione, la sofferenza dell’abuso, vomitata con straordinaria forza dalla protagonista, per quasi tutto il tempo di spalle al pubblico. Tutti i nostri sensi sono rivolti a lei perché non si perda un solo istante del suo sconsolato orrore, in un intento probabilmente catartico.
Solo gli applausi finali riusciranno a placare il suo inconsolabile dolore.

Moi fardeau inhérent
testo e regia Guy Regis jr. – scene Jean-Christophe Lanquetin – creazioni sonore Christophe Séchet – disegno luci Maryse Gautie
con Nanténé Traoré
produzione e diffusione Le Tarmac de la Villette, coproduzione Compagnie NOUS con il sostegno della Fondazione FOKAL Connaissance e Liberté – Haïti
e del Théâtre de l’Echangeur à Bagnolet
durata 80 min.
www.unive.it