“Me ne vado senza aver goduto”: la consapevolezza della donna morente è lacerante nei giorni della peste, in una città spettrale attraversata da sentimenti di pietà, rabbia e disperate credenze. E’ la peste del 1348, che colpisce Firenze e il resto dell’Europa, che fa da cornice e da motore all’opera di Boccaccio e alla libera trasposizione cinematografica dei fratelli Taviani.
Il desiderio di salvezza spinge sette fanciulle, seguite da tre giovani, a rifugiarsi in collina dove il cielo è aperto e l’aria è pura. Lontani dall’orrore e protetti nell’isolamento in una campagna rigogliosa e indifferente alle sorti degli uomini, cercano di dare tregua al dolore e riposo ai loro corpi. Vivono una quotidianità fatta di gesti condivisi, dandosi regole di comportamento e nutrendosi di novelle da narrare e da ascoltare: un intreccio di voci, di reazioni e riflessioni sulle declinazioni dell’amore, le beffe e la dabbenaggine, l’intelligenza e l’audacia. Sono storie eterogene per tema e registro che riassumono le esperienze, misere e nobili, di un variegato universo umano.
Paolo e Vittorio Taviani selezionano e ricompongono cinque novelle, propedeutiche a nuovi pensieri e visioni: “Avevamo voglia di avvicinarci ai nostri giovani e a questo presente brutale che li esaspera”. Così, le dieci giornate sulle colline di Fiesole, e le novelle che nella cornice s’inscrivono, assumono una valenza esemplare anche per sfuggire all’oscurità dalle pesti contemporanee; per riflettere e reagire alle violenze, alle miserie e per ritrovarsi a sorridere della stoltezza di Calandrino, ignorante e servile, ed essere sorpresi poi dalla violenza di un debole verso chi per status lo è di più: sua moglie. Per sentirsi poi sollevati dall’esito della storia di Catalina, che malata e abbandonata resuscita grazie all’amore e spezza un legame per una donna indissolubile: il matrimonio; e poi sprofondare nella cupa novella di Ghismunda: dell’amore di suo padre che le uccide l’amante. Ritornando poi al riso che rimonta con La badessa e le brache, dove in un convento l’amore non è solo per Dio; e infine concludere con Federigo degli Alberighi, il suo falcone – che per un attimo ci riporta a Kaos – e il sacrificio dell’ultima cosa che gli sia rimasta.
I fratelli Taviani, raccontano, invitano a raccontare e ad ascoltare, per la sopravvivenza e per la rinascita: “(…) è il nostro Maraviglioso Boccaccio che deve essere raccontato ad altri (…) la peste, i giovani che si ribellano, le vicende favolose che vengono evocate, hanno lo stesso battito di cuore.” Ma la rivisitazione dell’opera maravigliosa, spesso sfavorita nelle aule scolastiche da una lettura troppo parziale, non convince. Dopo la grande vitalità registica e il successo di Cesare deve morire, vincitore alla Berlinale, si resta perplessi. Se la volontà era di avvicinare i giovani a Boccaccio e al suo antidoto per sconfiggere la peste, di sospingerli in sala a scoprire il piacere di scappare dalle insidie del mondo, isolarsi e acquisire strumenti per poi ritornarvi, consapevoli e con la voglia di ricominciare, allora forse occorreva un approccio diverso, nella forma e nella rivisitazione dei contenuti.
Chi non conosce Boccaccio, o chi poco lo conosce, rischia di rimanere impigliato nella narrazione poco efficace della cornice, lontana dal creare empatia col pubblico: fragile nei quadri e nella recitazione. Meglio le novelle, sebbene anch’esse discontinue per messa in scena e interpretazione: certamente le migliori sono con il grottesco Calandrino-Stuart e l’esilarante Badessa-Cortellesi. La messa in scena è scarna, ripresa a quadri prevalentemente fissi e intrecciati con un’abbondanza di dissolvenze incrociate a sottolineare elisioni di tempo e il passaggio di piani narrativi; la fotografia, dal sapore troppo digitale nelle luci diurne, penalizza e in alcuni punti riduce l’emozione visiva delle splendide location naturali, mosaico di paesaggi e architetture di Toscana e Lazio.
Da un’opera importante e con tutte le migliori intenzioni di due grandi registi del nostro cinema, un film davvero poco riuscito che faticherà a intercettare gli spettatori a cui è dedicato.
Titolo originale: Maraviglioso Boccaccio
Nazione: Italia, Francia
Anno: 2014
Genere: Drammatico
Durata: 120′
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Cast: Kasia Smutniak, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Rosabel Laurenti Sellers, Kim Rossi Stuart, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Lello Arena, Michele Riondino, Flavio Parenti, Vittoria Puccini, Miriam Dalmazio
Produzione: Stemal Entertainment, Cinemaundici, Rai Cinema
Distribuzione: Teodora Film
Data di uscita: 26 Febbraio 2015 (cinema)