A Treviso suggestiva personale di Maria Lai. In esposizione circa quindici opere realizzate tra gli anni ‘60 e il 2008.
Ai più l’arte di Maria Lai, (Ulassai, 1919), almeno fino alla sua partecipazione con Il Telaio del mattino, 1968-1971, a Italics di Palazzo Grassi, non era conosciuta. Attualmente è in corso alla Galleria L’Elefante di Treviso, una personale che offre una più ampia panoramica sulla sua produzione, dai Telai, alle Geografie e Astronomie, ai libri d’artista.
Una ricerca condotta con discrezione, da schiva quale ella è, ma collegata con un mondo, la terra sarda, con precisione il nuorese, area così fortemente connotata dall’archeologia nuragica, civiltà sedimentata nel tempo tra le popolazioni di questi magici luoghi, nei confronti dei quali ha da sempre avvertito un attaccamento viscerale, evidente e per tale motivo così coinvolgente nella sua produzione.
Per un’artista che sceglie l’isolamento, che rifugge dalla mondanità e dagli eccessivi contatti con le gallerie che avrebbero potuto mercificare troppo e quindi corrompere la genuinità delle sue opere, dovrebbe essere scontato l’oblio. L’energia che emanano le sue opere, tuttavia, è comunque forte e direi prorompente, una forza che germina da sé e si manifesta in perfetta autonomia rispetto ai più comuni canali mediatici: è questo, forse, l’insegnamento più fondante che ha tratto da quelli che furono i suoi maestri all’Accademia di Belle Arti di Venezia, negli anni tra il 1943 e il 1945, Arturo Martini e il suo assistente, all’epoca il giovane Alberto Viani. Maria Lai ricorda le affermazioni di Martini espresse dallo scultore nei suoi confronti, una delle poche studentesse che “aveva osato” iscriversi a tale tipo di istituzione ancora tabù per molte giovani di quegli anni. “Aspettavo da tempo un allievo che provenisse da una terra “vergine”, dove i bronzetti nuragici sono delle opere eccezionali in confronto con la scultura attuale diventata cimiteriale”.
Effettivamente l’”etrusco” Martini trasmette alla “nuragica” Maria Lai quel soffio vitale nel minimo comune denominatore fenicio, destinato a conferirle una motivazione antropologica alla ricerca, attiva in una dimensione che potremmo definire senza tempo o di tutti i tempi o forse ancora meglio trans-temporale, e che consente all’artista di rendere inseparabili e interdipendenti le due dimensioni di arte e vita quotidiana, valori, in molti altri casi, tra loro inconciliabili. C’è un ordito orgogliosamente femmineo che ricuce – anziché fendere e separare come era avvenuto in Fontana – materiali anche diversi tra loro. Si avverte in tale opus operandi il sostrato di una memoria di trame che rimanda a quel segno che nella storia dell’arte e per Maria Lai, rimane ancora essenziale disegno.
Galleria l’Elefante arte contemporanea
di Cesare Misserotti e Perla Bianco via Roggia, 52 – 31100 Treviso
Maria Lai. 15 novembre 2008-25 gennaio 2009.
Catalogo numerato in galleria. Testo critico di Antonello Gasole.
Ingresso gratuito.
Mostra visitabile su prenotazione contattando:
Tel/Fax: 0422 419550 email:galleria.elefante@libero.it