1805, al largo delle coste del Brasile, due navi, l’una inglese e l’altra francese, si fronteggiano in nome dell’eterna rivalità tra le due nazioni.
La Surprise ha il compito di – come indica la nota introduttiva nel prologo della pellicola – “intercettare..quindi affondare, bruciare o fare bottino” del bastimento napoleonico Acheron che sta decimando le baleniere di Sua Maestà nell’Oceano Atlantico. L’impresa si rivelerà solamente l’inizio di un lungo viaggio dove i ruoli di cacciatore e di preda subiranno numerosi capovolgimenti di fronte e dove l’avventura farà da sfondo al percorso morale, tortuoso quanto il doppiare Capo Horn, che gli ufficiali e l’equipaggio della Surprise dovranno sostenere.
Peter Weir ha nuovamente colpito nel segno con un film che rilancia la miglior tradizione del kolossal epico hollwoodiano con l’aggiunta dello stile personalissimo del regista australiano.
Portando sul grande schermo i personaggi creati da Patrick O’Brian, Weir rispolvera pertanto un genere precedentemente più volte abusato, conferendogli nuova vita attraverso le possibilità date dall’evoluzione digitale degli effetti speciali, ma soprattutto con la solidità di una sceneggiatura che fonda le proprie radici nei romanzi storici di “uno dei più grandi romanzieri di lingua inglese degli ultimi trent’anni” (New York Times).
L’attenzione verso la costruzione psicologica del carattere e dei sentimenti dei protagonisti infatti, in particolare del comandante britannico Jack “il fortunato”, evita la banalizzazione retorica dell’eroe che sfida i pericoli per la fama o per la sete di vendetta. In realtà la sfida tra le due navi è allo stesso tempo un duello che oltrepassa i limiti del consueto scontro tra nemici; è la necessità di affrontare il lato più nascosto e sconosciuto di noi stessi, di provare il valore della propria abilità contro un avversario che in questo caso esiste fisicamente, ma che in realtà si trova ovunque perché è ovunque noi siamo. Non a caso il veliero transalpino viene considerato “fantasma” dall’equipaggio inglese perché ha la capacità di apparire e scomparire dal nulla, ma infine si ripresenta sempre.
L’antagonista non ha un volto: per quasi tutto il film le due imbarcazioni si combattono a distanza, sfruttando cavallerescamente le capacità e le astuzie dei rispettivi ufficiali in comando; ma il rivale è visto con ammirazione, non può essere sottovalutato, ed è proprio per questo che la sfida può avere luogo, perché affrontarlo è una necessità che va ben oltre i meri patri ordini, è un bisogno di vedere come andrà a finire, di sapere cose c’è in quella parte di noi stessi che non conosciamo.
Su questa linea la pellicola si sviluppa per successive concentriche dicotomie che rendono perfettamente la sottile distinzione tra volontà e opportunità, gerarchia e amicizia, Uomo e Natura.
Incarnazione ideale di queste ambivalenze è il complesso rapporto vissuto da Jack il fortunato e l’ufficiale medico al servizio sulla sua nave. Spinti da ideali e motivazioni così diversi, ma allo stesso tempo ingranaggi dello stesso motore, i due protagonisti obbediscono agli ordini, ma è il loro istinto che li guida alla ricerca di nuovi stimoli e li spinge a guardare oltre il sottile strato delle apparenze, non ha importanza se affrontando le proprie paure, doppiando Capo Horn o formulando ipotetiche teorie evoluzionistiche pre-darwiniane.
Titolo originale: Master and Commander: The Far Side of the World
Nazione: Usa
Anno: 2003
Genere: Azione/Avventura
Durata: 138′
Regia: Peter Weir
Sito ufficiale: www.masterandcommander.com
Cast: Russell Crowe, Richard Stroh, Paul Bettany, Billy Boyd, James D’Arcy
Produzione: Samuel Goldwyn Jr., Duncan Henderson, John Bard Manulis, Peter Weir
Distribuzione: Buena Vista
Data di uscita: 19 Dicembre 2003