Due ore di musica, una intima e pulita, l’altra carica e potente, per uno show che in realtà ne regala due al pubblico partecipe, che se la gode: il concerto di Max Gazzè al Teatro Toniolo di Mestre si rivela una doppietta inaspettata.
Genuinamente sottotono e autoironico, fuori dagli schemi plasticosi dello “show”, Max Gazzè porta anche a Venezia il suo QUINDI TOUR, accompagnato da Clemente Ferrari (fisarmonica, tastiere, sintetizzatori), Giorgio Baldi (chitarre) e Meki Marturano (batteria).
La serata inizia con un set acustico: i quattro schierati sul palco, ognuno uno sgbabello Ikea (eh no, pure voi!) – tranne Marturano che suona in piedi una batteria minimal – attraversano la produzione del cantautore e bassista romano: da Su un ciliegio esterno a Cara Valentina, da Elogio alla sublime convivenza a Il timido ubriaco, fino alla cantatissima Una musica può fare, che chiude la prima parte del concerto.
Una band quasi informale – che ci invita a condividere, più che ad assistere, alla spontaneità della musica che produce, mista a chiacchiere e battute – si trasforma in un plotone d’attacco armato di decibel e potenza: e la musica di Gazzè, dalle lievità preziose ed eleganti del suono sereno e denudato, si riempie di tutte le risonanze che più lo caratterizzano. Arrivano alle orecchie del pubblico i sintetizzatori, che sostituiscono la fisarmonica; basso elettrico e chitarra soppiantano i corrispettivi in acustico; e Marturano finalmente si siede davanti al suo parterre di piatti e tom.
E questo è il Max Gazzè più noto, quello che cerca i suoni e li mescola, quello che ha il coraggio delle atmosfere amare, dello stridere, delle inquietudini nell’ascolto. Arrivano allora una emozionantissima Vento d’estate; si attraversano Il solito sesso, Questo forte silenzio, L’ultimo cielo; si accompagna il pensiero possibilista di Max attraverso la scoperta di Tutte le cose impercettibili; si ride un po’ amari, pensando all’oggi, sulle note di L’uomo più furbo del mondo.
I testi di Gazzè, pieni di attenzione al quotidiano sopravvivere fatto da mille umanità spesso minori, sempre reali – anche nei sogni -, creano un contrasto poetico con la potenza dell’arrangiamento: i suoni volano alto, lo sguardo è al piccolo, perfino al minimo, all’apparentemente insignificante. E tutto si valorizza. D’altronde, canta Max, “se ascolti bene una canzone sai quando è vera, o se è solo un pretesto per far vibrare l’aria”.
Chiudono il concerto – dopo qualche giocoso innesto di cover: da I’m your boogie man a Ain’t no sunshine – Mentre dormi, dal film Basilicata coast to coast, e una liberatoria, pienissima, sempre amata – fin dagli inizi della sua carriera – La favola di Adamo ed Eva.
Come dire, riassumendo il concetto di un’intera poetica dell’autenticità:“Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie”.
Max Gazzè, QUINDI TOUR, 15 gennaio 2011, Teatro Toniolo di Mestre Venezia
Foto di Tommaso Saccarola