Su Michael Jackson è più facile sparlare che spiegare… probabilmente solo lui sarebbe riuscito a dirci il motivo di quegli interventi plastici, di quella sindrome di Peter Pan, di quei capi d’accusa infamanti, di quell’immenso parco giochi che fu Neverland, ormai ridotto a un castello diroccato.
Eppure, qui, oggi, non vogliamo fare di Michael Jackson un’icona più di quanto non lo sia già. Bensì, riusciremo a concentrarci solamente sulla sua parte cinematografica, per rendere un giusto omaggio ad un artista a tutto tondo, non solamente dedito alla musica pop.
Già nel 1982, con l’uscita dell’album Thriller, Michael Jackson dimostrava un’ampia capacità musical-cinematografica. A dicembre dell’anno seguente, stupì il mondo con il videoclip omonimo, un vero e proprio cortometraggio musicale che conteneva una trama valida (seppur breve ed elementare) e, soprattutto, un’eccezionale coreografia che ha segnato la storia del ballo. E’ stato dichiarato, nel 2006, come ‘il video musicale di maggior successo’ dalla Guinness World Record. Da notare, a livello filmico, la regia di un certo John Landis, già autore di Un lupo mannaro americano a Londra e The Blues Brothers.
Successivamente, nel 1988, il video di Smooth Criminal fa il verso a un numero musicale del film The Band Wagon (datato 1952) con Fred Astaire e Cyd Charisse, diretto dal celebre Vincente Minnelli. Il videoclip è divenuto famoso, oltre che per la perfezione registica e coreografica con cui è stato girato, anche per l’esecuzione di un passo che sembra infrangere ogni regola di gravità, realizzato e brevettato dallo stesso Michael Jackson. Questo stesso movimento è stato poi eseguito anche negli shows dal vivo con l’ausilio di scarpe speciali. Nonostante l’aiuto della tecnologia, comunque, è necessario un ottimo coordinamento dei muscoli delle gambe e del resto del corpo per evitare di cadere rovinosamente a terra.
I videoclip di Michael Jackson furono sempre segnati da un enorme successo: una breve ricerca su un qualunque motore di ricerca in internet ne può dare ampia dimostrazione.
Nel 1986, invece, furono girati diciassette minuti di video-riprese ispirate al fumetto Eclipse Comics 3-D Special #18 il cui personaggio principale, che dà anche il titolo al cortometraggio, è interpretato proprio da Jacko. La pellicola vanta numerose collaborazioni preziose: il regista è Francis Ford Coppola, il produttore è George Lucas, la fotografia è di Peter Anderson e, affianco al cantante, recitano Anjelica Huston, Tony Cox e Dick Sahwn.
La storia è molto semplice e basilare, adatta ad un pubblico di giovanissimi: Captain Eo (Michael Jackson) ed il suo bizzarro equipaggio hanno la missione di consegnare un dono alla perfida regina senza nome (Anjelica Huston), il Capo Supremo del suo pianeta, che è rigoglioso di lamiere contorte, metallo fuso e vapori maleodoranti.
La navicella spaziale di Captain Eo è attaccata da un’astronave ostile ed è costretta a un atterraggio d’emergenza, a seguito del quale l’intero equipaggio viene fatto prigioniero dalle guardie della regina. Durante l’interrogatorio dinanzi al cospetto del Capo Supremo, l’eroe Captain Eo dice di vedere una bellezza nascosta dentro di lei e di avere la chiave per lasciarla fuoriuscire: la sua canzone We Are Here To Change The World.
I due robot membri dell’equipaggio del capitano di trasformano in strumenti musicali e, dopo un breve intoppo dovuto all’attacco delle guardie personali della regina, Captain Eo riesce ad iniziare a cantare.
E’ inutile, a questo punto, cercare ulteriori conferme della bravura di Michael Jackson in qualità di ballerino e cantante. I 104 milioni di copie vendute dal 1982 dell’album Thriller parlano da soli. La sua fama è stata equiparata, senza imbarazzo, a quella dei Queen, di John Lennon e della regina Elisabetta. Per cui, continueremo a concentrarci ancora solo sullo spunto cinematografico delle canzoni contenute in Captain Eo.
Sicuramente il lavoro del coreografo Jeffrey Hornaday è stato fatto su misura per i passi noti del cantante, tra cui l’immancabile Moonwalk. Dal canto suo, Hornady vanta un curriculum impeccabile: è stato anche coreografo di film come Flashdance e A Chorus Line.
Durante l’esecuzione della canzone We Are Here To Change The World, Captain Eo usa i suoi superpoteri per trasformare le guardie in abili ballerini che fanno da contorno al protagonista indiscusso della scenetta.
La regina cattiva, quindi, invia due giganteschi robot muniti di fruste a combattere contro gli eroi. Captain Eo si ritrova a dover combattere da solo contro la forza mostruosa dei due emissari del male quando, provvidenzialmente, un uccellino membro del suo equipaggio lega assieme le due fruste ed i robot si invischiano assieme, permettendo al capitano di trasformarli in ballerini cibernetici.
A questo punto, senza ulteriori ostacoli, l’eroe buono riesce a lanciare un fascio di luce verso la regina, il Capo Supremo, mutandola in una donna dalle splendide sembianze umane, e tutti i ballerini alzano le braccia al cielo, emettendo anch’essi dei raggi di luce che trasformano il covo mefitico in un tranquillo tempio della musica.
La traccia audio finale è Another Part of Me, una prima versione della traccia omonima in seguito contenuta nell’album Bad, uscito nel 1987.
Il cortometraggio fu prodotto, all’epoca, dalla Walt Disney Production e proiettato poi per lunghi anni in numerosi parchi di divertimento: a Epcot (12 settembre 1986 – 6 luglio 1994), a Disneyland (18 settembre 1986 – 7 aprile 1997), Tokyo Disneyland (20 marzo 1987 – settembre 1996) e Disneyland Paris (12 aprile 1992 – 17 agosto 1998).
Gli effetti speciali di Captain Eo furono un’innovazione per l’epoca, in quanto rappresentavano uno dei primi baluardi della tecnologia 3D: spesso i teatri ed i cinema vennero modificati o perfino ricostruiti per permettere di proiettare questo cortometraggio. Alcuni fra gli effetti speciali presenti sono i laser, i fumogeni ed i campi stellari, che invadono la sala come un manto di cielo notturno.
Per avere un termine di paragone pratico, basti pensare che per soli diciassette minuti di produzione il costo si aggirò intorno ai 30 milioni di dollari! Una cifra davvero esorbitante per il 1987…
Jacko ha dichiarato nel suo libro autobiografico Moonwalk che il nome Eo del capitano protagonista della pellicola deriva dal greco ‘eos’ che significa ‘alba’.