“NOTTURNO BUS” di Davide Marengo

La lezione hollywoodiana nel cinema italiano

Un microchip compare nei pochi fotogrammi che precedono la prima sequenza, nella migliore tradizione delle spy story, o dei noir. Un fiotto di sangue lo copre. Sarà l’anticipazione di un finale di morte, come ne “La fiamma del peccato”?

Anche se fosse, dopo i titoli di testa (Notturno Bus, un film di Davide Marengo, con Valerio Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno, ecc…) il film che comincia è un altro. Certo, si apre con un piano di ricatto, battute lapidarie, un omicidio. Ma subito dopo si passa ai locali dove si spaccia cocaina, ai mezzi pubblici e alle case dei disperati, ben lontano dalle Bentley e dalle ville profumate al caprifoglio della Hollywood decadente. Due agenti che lavorano per diversi capi cercano il famoso microchip. Una ragazza, che per vivere ruba i passaporti, lo trova. Un trentenne, che non si è laureato in filosofia e che si è indebitato a poker, trova lei. Devono scappare da due killer violenti e da un agente in odor di pensione, tutti quanti sommersi di problemi sul piano familiare.

Questo non è da vero noir. Non è da film d’amore. Non è nemmeno da screwball comedy, per quanto le battute, i colpi di scena, l’incontro tra il conducente di autobus e la ladra sui tacchi alti creino più guai dell’immaginabile. Valerio Mastandrea non è Cary Grant, e Giovanna Mezzogiorno non è Katharine Hepburn. Sia chiaro, questa non vuol essere una nota di demerito, ma una dovuta distinzione. Perché qui non siamo di fronte ad un plagio, né a un omaggio, quanto alla rielaborazione di temi non da cinema italiano, inseriti in una serie di ambientazioni e tipizzazioni che però sono nostre, nello humor, nelle luci, nei guai che passano i protagonisti. Ladra-sensibile-ambigua-bugiarda lei, fallito-non laureato-dipendente dal gioco d’azzardo lui. Leila Ronchi (Giovanna Mezzogiorno) non si lascia sfuggire un “Sono guasta dentro!” come Barbara Stanwyck, né un “A volte la vita può essere difficile per una ragazza bionda e carina come Io”, alla Marilyn. Dice solo “Mio padre aveva ragione: mai dire la verità!”. Intelligente, non stereotipata, forse innamorata ma disillusa.

Questo non è da Los Angeles. È da Italia.
E italiana è anche la sequenza dell’inseguimento, che sarebbe così hollywoodiana negli intenti, se non si svolgesse a bordo di due autobus di linea, dalle luci fioche e baluginanti, e dai sedili stretti. Davvero lontana dalla magniloquenza di un film (pur di ambientazione “pullman”) come Speed
Alla fine, come ci si poteva immaginare, del microchip non ci interessa nulla. Ci interessa che questa coppia così male assortita riesca a liberarsi dei guai che nel nostro paese si soffrono abbastanza spesso (impossibilità di realizzarsi nel lavoro, nell’amore, di avere fiducia in qualcuno). Nessuno dei due lascia una carriera brillante o un futuro roseo. E nessuno si ravvede della propria condotta immorale. Così, anche se a bordo di un autobus che fa da navetta tra l’aeroporto e il centro, la fuga dalle proprie vecchie mediocrità assume un tono spettacolare e grandioso, senza bisogno di effetti roboanti o battute moraleggianti.

Titolo originale: Notturno Bus
Nazione: Italia
Anno: 2006
Genere: Commedia
Durata: 104’
Regia: Davide Marengo
Sito ufficiale: www.notturnobus.com
Cast: Valerio Mastandrea, Giovanna Mezzogiorno, Ennio Fantastichini, Roberto Citran, Francesco Pannofino, Marcello Mazzarella, Ivan Franek, Mario Rivera
Produzione: RAI Cinema, Emme srl
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 11 Maggio 2007 (cinema)