ORIZZONTI DISCHIUSI
Nel Salone degli Incanti della ex Pescheria di Trieste la mostra “Orizzonti dischiusi” porta alla ribalta la cultura artistica slovena in Italia con un complesso di opere mai presentate fino ad ora.
Al Kankariev dom di Lubiana una analoga rassegna ha anticipato l’attuale esposizione triestina. I dipinti provengono dal patrimonio dell’ex Banca Slovena di Trieste incorporata ora dopo vari passaggi nel Monte dei Paschi di Siena. La KB 1909 istituto economico di riferimento per gli sloveni in Italia, è titolare del deposito di questo complesso di opere che tuttavia appartengono al patrimonio della banca senese. Appaiono in mostra altri quadri e sculture concesse da Istituzioni pubbliche e private dei territori di Trieste e Gorizia.
La rassegna, fatta di 150 esemplari, va dalla fine dell’ottocento all’inizio del nuovo millennio con incursioni nell’arte contemporanea di artisti ancora attivamente operativi in questo ambito. Nell’organizzazione del percorso espositivo si è cercato di combinare il metodo cronologico con quello per generi. Si parte con autori attivi dalla fine dell’ottocento e l’inizio del Novecento con nomi che risuonano poco familiari ai più se si eccettua Luigi Spazzapan e Anton Zoran Music, Spacal. Si offre quindi un’ottima occasione per allargare lo sguardo e l’attenzione su autori più che dignitosi abili coloristi, autori di opere che restano ancorate a lungo alle suggestioni dell’impressionismo e del realismo romantico ottocentesco come Bucik, Scuka, Avgusta Santel Godina, Sirk. Anche gli artisti successivi operanti nel periodo fra le due guerre ,pur subendo in parte l’influenza dei vari movimenti artistici europei, rifuggono da ogni audacia sperimentale continuando a riconoscersi nel figurativo sia pure con contaminazioni di ideologie astratte e futuriste. A caratterizzare in genere le creazioni di questi ultimi è l’amore per il paesaggio natio, la terra, i piccoli aggregati di case, scene di vita familiare realizzate con abilità compositiva e i timidi accenni ai dogmi delle avanguardie sembrano costituire più che una adesione, la rivendicazione della loro autonomia creativa, l’orgoglio di non dovere tributi a nessuno.
Non si può tuttavia non ammettere che nel percorrere il susseguirsi delle opere sulle pareti della magnifica sala che le accoglie, lo sguardo viene subito attratto dai grandi talenti riconosciuti e apprezzati anche fuori dagli ambiti territoriali dove operarono Spacal, Zoran Music, Spazzapan, Bambic. Si vedano Terra dalmata di Zoran Music dai toni cupi, macchie scure e rosse di carsica potenza e alcune litografie tragiche testimonianze del suo internamento a Dachau, i famosi cavallini di Lojze Spacal sbiaditi simulacri di cavallini blu di Franza Marc oppure i suoi Scalinata e San Francesco sospesi fra simbolismo e naif.
Era peraltro ingiusto che pittori come Cargo o Krali, Cernigoj, Saksida (splendido il suo Sogno di donna) continuassero ad essere relegati a quell’ambito ristretto. I loro quadri, il lirismo delle loro creazioni il dominio dello spazio, l’accattivante armonia colorista, la loro poetica dal forte impatto emotivo meritavano occhi più attenti e un palcoscenico più ampio ed è quanto offre la bella mostra triestina.