Con ormai sette album alle spalle, i Pain of Salvation sono una realtà consolidata del panorama heavy internazionale, e in una giornata piovosa arrivano a Treviso con il loro prog metal carico di influenze. Il recente “Scarsick” ha confermato che attendersi qualcosa dalla formazione svedese è sbagliare in partenza.
Qualcuno potrebbe sostenere che di fatto i Pain of Salvation siano Daniel Gildenlow, che ne è frontman e compositore. Qualcun altro, tuttavia, potrebbe puntualizzare che è Daniel Gildenlow ad essere i Pain of Salvation: la giovane ma importante carriera del trentatreenne cantante è cominciata e sta proseguendo con questo progetto, la cui prima incarnazione risale al 1984, quando Gildenlow aveva solo undici anni. L’album di debutto Entropia esce nel 1997, e nei dieci anni successivi la band guadagna pubblico e stima tra gli addetti ai lavori, grazie ad una proposta mai scontata ed anzi ancora oggi in evoluzione: Scarsick, ideale prosecuzione del celebrato The Perfect Element part I, è un parziale ritorno a sonorità asciutte e graffianti, dopo le maestose orchestrazioni del precedente e controverso Be.
I Pain of Salvation si presentano al pubblico accorso numeroso con l’opener del nuovo album, l’omonima Scarsick: la strofa parlata ci ricorda subito che il progressive metal degli svedesi è sempre stato più attento alla modernità che legato che agli epigoni del genere. La successiva America, invece, mostra al pubblico alcuni dei tratti che caratterizzano maggiormente la band svedese: precisione e preponderanza dei cori, arrangiamenti ricercati e capacità di amalgamare momenti musicali dai sapori più disparati. Il brano critica la politica estera statunitense in modo scanzonato ma non per questo meno deciso, facendone uno degli episodi più riusciti di Scarsick e dell’esibizione. Si susseguono canzoni vecchie e nuove: tra le prime, le più convincenti sono quelle tratte dal superbo Remedy Lane, come la dolce Undertow: Gildenlow si toglie per la prima volta la chitarra ed offre un’interpretazione vocale intensa, supportata da musicisti che, sebbene non abbiano nel calore il principale pregio ed obiettivo, riescono in questo caso a valorizzarne appieno le sfumature. Un altro brano atteso ed accolto con gioia è Disco Queen, il cui titolo descrive bene la bizzarra sferzata di genere che porta: ancora una volta, i Pain of Salvation riescono con arrangiamenti originali a rendere fluido il continuo passaggio tra momenti violenti, drammatici, scherzosi. Gli altri apici dell’esibizione, che si mantiene con poche eccezioni su livelli di intensità molto alti, si hanno con le storiche Ashes e Used, tratte da The Perfect Element part I, e la cover di Hallelujah di Leonard Cohen, particolarmente riuscita ed apprezzata.
Snobbando le aspettative commerciali, Daniel Gildenlow ha voluto che il nuovo album si chiamasse Scarsick anziché The Perfect Element part II: se questa scelta poco dice circa il valore di un album che sta peraltro ricevendo consensi, di sicuro rivela una genuinità artistica che in anni di dubbi sequel merita di essere segnalata.
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