Orizzonti
Dopo un fortunato esordio con “David”, il cineasta russo presenta, nell’ambito della Sezione Orizzonti, la sua seconda opera. Un documentario immaginario.
Un particolare concetto di realtà sembra essere alla base di Pervye na lune: se una cosa è avvenuta, è stata filmata. E se è stata filmata, allora è sicuramente avvenuta. Al pari di false biografie come Zelig o Accordi e disaccordi, la seconda opera del pluripremiato regista russo mette in scena un’altra realtà, scardinando il punto di vista e le aspettative dello spettatore occidentale con un segnale di sorprendente vitalità del nuovo cinema russo.
Ripercorrendo sfide e vittorie dell’astronautica sovietica, il lungometraggio mostra il primato dell’URSS nei viaggi aerospaziali già a partire dagli anni Trenta. Ebbene, 23 anni prima che Yuri Gagarin effettuasse il primo storico viaggio intorno alla Terra, gli scienziati russi e le forze militari erano riusciti a mandare in volo il primo veicolo spaziale. Lo spunto è il fantomatico rinvenimento di alcuni resti di un oggetto volante non identificato, chiamato la Sfera cilena, abbattutosi sulle montagne del Cile settentrionale nella primavera del 1938. Una troupe cinematografica, impegnata a indagare sul misterioso ritrovamento, svela un’imbarazzante quanto sensazionale verità: l’esistenza di un programma spaziale dell’Unione Sovietica già operativo nel 1935 e il cui successivo fallimento è testimoniato da numerose bobine presenti nell’Archivio della Federazione Cinematografica Russa.
In questo ironico collage di interviste e cinegiornali d’epoca, falsi reportage e materiali di repertorio, l’illusione si camuffa da presunta cronaca facendo il verso alla prosopopea della Rivoluzione Planetaria Sovietica. Colore e bianconero, immagini sgranate e stralci di documentari si alternano, in un montaggio molto serrato, creando nel fruitore una sorta di straniamento. Nella cornice trionfalistica di quello che Fedortchenko chiama il sogno della Repubblica Cosmica dei Soviet, realtà e finzione vengono accostate fino ad intrecciarsi e a confondersi fra loro. Infine a confondere lo spettatore. Ed è propriamente il disorientamento ciò che costituisce il punto di forza e che marca la particolare cifra stilistica della pellicola. Intelligente e al contempo amara prova d’autoironia, questa seconda opera del cineasta russo sembra porsi a tributo di quanti, nei primi decenni del Novecento, hanno contribuito all’edificazione di un piano spaziale sovietico. Non un’opera di fantascienza, dunque, ma un documentario immaginario dedicato a tutti coloro che, partecipi al volere delle autorità, hanno realmente, ed in silenzio, sopportato il peso di incessanti fatiche. Per divenire poi invisibili ed essere dimenticati nella propria terra natale. Un film – dichiara Fedortchenko – “sui titani come esseri umani”.
Titolo originale: Pervye Na Lune
Nazione: Russia
Anno: 2005
Regia: Aleksey Fedortchenko
Cast: Boris Vlasov, Victoria Ilyinskaya, Andrei Osipov
Soggeto: Aleksandr Gonorovskij, Ramil Yamaleyev
Fotografia: Anatoli Lesnikov
Produzione: Sverdlovskaya Kinostudiya
Data di uscita: Venezia 2005