Sipario aperto. Tre bare fredde, sigillate, in piedi al centro del palcoscenico vuoto, accolgono l’ingresso in sala del pubblico. Non si direbbe ci apprestiamo ad assistere a uno spettacolo in grado di far ridere, seppur in maniera malinconica.
Le luci non sono state ancora smorzate; non tutti gli spettatori hanno preso posto, ma la rappresentazione è già cominciata. Il tecnico luci, incarnazione metateatrale, ci conduce allo svelamento della finzione scenica, di per sè già abbastanza palese, e allo scoperchiamento di ogni singola bara. E’ shock! Come un megafono sparato in faccia a volume insostenibile, i tre protagonisti, momentaneamente redivivi, ci vomitano in faccia tormenti e miserie di una generazione borderline, troppo reale per non essere credibile. Dissacranti, blasfeme, volgari, crude, affilate come lame, si rincorrono le parole dei personaggi in dialetto stretto veronese, una rappresentazione iperrealistica cui Babilonia Teatri ci ha abituato negli anni.
Non hanno identità i protagonisti, né tantomeno un nome al quale potersi legare. Altro non sono che i numeri con cui sono contraddistinte le loro bare, come all’obitorio, quasi ad indicare inalterabilità e immutabilità della loro condizione. La numero uno è una volontaria in un telefono amico alla ricerca di una non ben precisata tossica da salvare; la numero due, una “sballona” finita in cima ad un campanile tra le braccia di un angelo superdotato; il numero tre, un ipocondriaco sfigato, che scarta decine di caramelle Ambrosoli sognando di fare il cantante, di diventare popstar.
In un crescendo di monologhi grotteschi e deliranti, tra “sofficini al formaggio” e “intestini srotolati dalla cima del campanile”, i personaggi si mettono sempre più a nudo, scoprendosi accomunati da una solitudine esasperata e palpabile, materializzatasi in scena nella canzone omonima della Pausini, cantata a squarciagola dai tre nel finale con intento quasi catartico.
Con Pop star, Babilonia Teatri consolida un linguaggio personale, caustico, mai banale, in cui i personaggi sono al servizio delle parole e non viceversa, il conformismo lascia spazio alla quotidianità, senza falsi moralismi o proclami di genere. Dritti al bersaglio.
Pop star
di Babilonia Teatri
con Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton
Durata: 50 minuti
Teatro Carlo Goldoni di Venezia
www.teatrostabileveneto.it