PRIMA DELLA PRIMA

Martedì 23 maggio ritorna, come ogni settimana, attorno alle ore 1.15/1.30, Prima della Prima, lo storico programma di RAI 3, che propone agli amanti della lirica interviste e commenti realizzati dagli addetti ai lavori nel dietro le quinte degli spettacoli.
Questa settimana Prima della Prima propone:

Otello

Dramma lirico in quattro atti di G.Verdi

Libretto di A. Boito

Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala 5 febbraio 1887

Nell’allestimento che il Teatro San Carlo di Napoli propone in questi giorni in locandina

Direttore: Gorge Pehlivanian

Regia: Pierfrancesco Maestrini

Scene: Mauro Carosi

Costumi: Odette Nicoletti

Interpreti principali:

Otello: Vladimir Galouzine/Ian Storey

Jago: Carlo Guelfi

Desdemona: Fiorenza Cedolins/Amarilli Nizza

Emilia: Rossana Rinaldi

Trama:

Atto primo . L’esterno del castello in una città di mare nell’isola di Cipro, alla fine del xv secolo. La folla attende Otello, nuovo comandante del presidio veneziano, che sta attraversando il mare in tempesta, e prega per la sua sorte (“Dio, fulgor della bufera”). Dopo aver trionfato sui musulmani e superato indenne la tempesta di mare (“Esultate!”), Otello viene entusiasticamente accolto dagli abitanti dell’isola (“Fuoco di gioia”). Fanno eccezione Roderigo, innamorato di Desdemona, e l’alfiere Jago che, mosso dall’odio verso il suo signore, inizia a tramare contro di lui, coinvolgendo il suo favorito Cassio in abbondanti libagioni (“Innaffia l’ugola”). Ubriaco, questi perde il senno e ferisce in duello Montano, mentre Jago fomenta una rissa, sedata da Otello. Il moro degrada Cassio, poi si allontana teneramente insieme a Desdemona, per trascorrere insieme la prima notte di nozze (“Già nella notte densa”).

Atto secondo . Una sala terrena del castello. Jago perfeziona il suo disegno, volto al progressivo annientamento delle certezze d’Otello, e spinge Cassio a rivolgersi a Desdemona affinché perori la sua causa col marito; poi riflette sul suo destino in un monologo (“Credo in un Dio crudel”). Incontrando Otello l’alfiere insinua nell’animo di lui, che ha scorto Cassio a colloquio con Desdemona in un angolo del giardino, il sospetto dell’infedeltà della moglie. Ma vedendo la consorte accolta con trasporto dagli abitanti dell’isola (“Dove guardi splendono / Raggi, avvampan cuori”) Otello dimentica per qualche istante i dubbi. Quando ella intercede perché Cassio riacquisti il suo grado di capitano, l’ira del moro si riaccende. Dalle mani di lei cade il fazzoletto donatole dal marito in pegno d’amore, che Jago si fa consegnare da Emilia, dama di compagnia di Desdemona, progettando di nasconderlo in casa di Cassio. Desdemona chiede l’indulgenza dello sposo per averlo turbato (“Dammi la dolce e lieta / parola del perdono”). Ma Otello si va convincendo che il suo mondo di certezze è oramai tramontato (“Ora è per sempre addio, sante memorie”), e Jago gli promette che gli farà vedere la preziosa seta in mano al suo presunto rivale. L’alfiere lo inganna ulteriormente narrandogli di aver udito il rivale in sogno pronunciare frasi amorose all’indirizzo di Desdemona (“Era la notte, Cassio dormiva”). Otello, ferito a morte, giura solennemente di vendicarsi (“Sì pel ciel marmoreo giuro”).

Atto terzo . La gran sala del castello. L’araldo annuncia l’arrivo degli ambasciatori veneziani, e Jago annuncia a Otello che presto trarrà Cassio in suo presenza. Giunge Desdemona, che tenta nuovamente di difendere la causa del capitano (“Dio ti giocondi, o sposo dell’alma mia sovran”), ma quando non può esibire il fazzoletto, che Otello ha chiesto di vedere, ella subisce la furia del marito che monta sino al parossismo, costringendola ad allontanarsi sconvolta. Ferito nell’intimo, Otello sfoga in un monologo tutta la sua amarezza (“Dio, mi potevi scagliare”). Indi Jago lo spinge a celarsi per ascoltare il dialogo successivo in cui l’alfiere, con l’inganno, induce Cassio a esibire il fazzoletto, ritrovato in casa sua e creduto l’omaggio di un’ignota corteggiatrice (“Questa è una ragna”). Otello si persuade dell’adulterio, ma squillano le trombe che annunciano l’arrivo delle navi veneziane, Cassio s’allontana e il moro rende partecipe Jago della sua decisione di uccidere i colpevoli. Entrano Lodovico, Montano, Desdemona e i dignitari: leggendo il messaggio del Doge che lo richiama a Venezia Otello perde la ragione, e insulta la moglie. Desdemona piange, consolata da tutti i presenti (“A terra, … sì … nel livido / Fango … percossa … io giacio”), mentre Jago suggerisce le prossime mosse a Otello e a Roderigo. Il moro, in preda a una crisi, sviene. Tutti si allontanano in preda all’orrore e Jago contempla il suo trionfo, mentre da fuori risuonano inni in onore del moro.

Atto quarto . La camera da letto di Desdemona. La protagonista congeda con mestizia Emilia narrandole la storia dell’ancella Barbara (“Piangea cantando”, canzone del salice) e, dopo aver pregato (“Ave Maria”), si prepara al sonno. Nonostante ella si proclami innocente, Otello, entrato nella stanza, la soffoca prima che Emilia, tornata sui suoi passi, dia l’allarme. Accorre Cassio dopo aver ucciso Roderigo nell’agguato in cui lui stesso avrebbe dovuto soccombere, seguito da Lodovico, Montano e Jago, che fugge dopo che le sue malefatte sono state svelate. Allora Otello, dopo aver dato addio alla vita (“Niun mi tema”), estrae un pugnale e si trafigge: spira dopo aver premuto le sue labbra su quelle innocenti di Desdemona (“Pria d’ucciderti … sposa … ti baciai”).

FONDAZIONE TEATRO DI SAN CARLO, Via San Carlo, 98/F – 80132 Napoli
www.primadellaprima.rai.it
www.teatrosancarlo.it