“Pink, Me & the Roses”: va in scena la Comunicazione Performativa

Decaduto e Vero: frammenti di un inizio

Il confronto e la riflessione sono scena. Il tecnico luci è scena (più scena che in Made in Italy). Il making off, il processo, la costruzione della scena è scena. “Siamo rimasti imprigionati, non nostro malgrado ma volontariamente, dentro il teatro stesso” dice il collettivo Codice Ivan.

Il confronto e la riflessione sono scena. Il tecnico luci è scena (più scena che in Made in Italy). Il making off, il processo, la costruzione della scena è scena. “Siamo rimasti imprigionati, non nostro malgrado ma volontariamente, dentro il teatro stesso” dice il collettivo Codice Ivan.
Il (Meta) Teatro del 2010 si pone continuamente la domanda: la rappresentazione è verità o finzione? Anche Codice Ivan nega la narrazione per rispondere “l’inganno non regge più”.

Illuminare le quinte, i cavi e gli interruttori spostando a mano un faro appeso a una piantana è assolutamente plausibile e coerente; una pessima dizione è la manna dal cielo; il rumore di un muletto diventa sonoro drammaturgico quanto la conversazione registrata sulla condivisione di obiettivi tra chi ha contribuito a creare lo spettacolo. Il muletto, simbolo stesso dei lavori in corso, è tra i personaggi più appariscenti di “Pink, Me & the Roses”, un ulteriore spot della realtà contemporanea a cui il Teatro 2.0 ci ha abituati, a cura di Codice Ivan, Premio Scenario 2009 ospite al Teatro Aurora di Marghera ieri sera, insieme a una donna palloncino con la parrucca bianca sospesa nell’aria e pronta a svanire nel nulla, a una rana e a uno scorpione, in un equilibrio dove tutto e niente è importante, dove importante è solo la confusione, la distrazione, l’interruzione della realtà contemporanea, fotografata senza velleità d’ironia, perché ironica è già.

La scena si interrompe continuamente o non si interrompe mai? Si tratta di un dubbio lecito che spiazza il pubblico nel finale, che non sa se applaudire o meno, se lo spettacolo sia finito, perché in effetti potrebbero esserlo, finito, così, nel nulla, dopo un’ora di intrattenimento da parte di Anna Destefanis, Leonardo Mazzi, Benno Steinegger, attori che su un palco sembrano semplicemente ragazzi che si divertono molto, che riflettono sull’Arte, sul Teatro, e sullo sfondo dei Massimi Sistemi, dimostrando un’ottima capacità di rimanere semplicemente persone.

In un grande nonsense come solo la realtà sa essere, del Teatro pare rimanere poco, un ottimo ritmo e sincronismo, mentre indubbiamente si dà volentieri tributo alla creatività di Codice Ivan e alla sua capacità comunicativa, colorata sin dal titolo, che conferma di nuovo una possibile regola della pubblicità e della comunicazione “poco spazio e ben marcato” (cfr scheda spettacolo a cura della compagnia, cfr www.codiceivan.com), divertente, contemporanea, a tratti potente, come nel frammento che un po’ sintetizza la ricerca dello spettacolo: “e quale sarebbe un modo onesto di cominciare?” si chiedono, e la risposta è un attimo fermo nel tempo, un vaso colorato di rosso vola nell’aria, qualcuno lo prende dal verso sbagliato e le rose che contiene si rovesciano a terra. Tutto rallenta, il centro della scena si ferma, una musica lo enfatizza e riscalda. Ricerca, consapevolezza, poesia che risalta in un palco senza regole, se non quella di non recitare.
È vero, abbiamo bisogno di briciole di positività quando il messaggio è la rappresentazione di una realtà fatta d’interruzione, distrazione, incomunicabilità, egocentrismo, ma forse il Teatro può dare di più, un pizzico di ribellione in più, una via per ritrovare la forza. La nuova generazione del Teatro con Fassbinder ha condiviso che almeno è bene rappresentare ciò che non possiamo cambiare, ma forse è solo un passo propedeutico, forse è possibile superare il nichilismo annoiato e intellettuale e riprendersi le proprie emozioni, come primo passo di una presa di coscienza di cui si sentono gli albori del bisogno.

“Porsi una domanda sull’arte, mentre l’arte ci interroga sulla nostra irriducibile natura. Riflettere su cos’è che non procede mentre il decadimento non si ferma mai. Guardarsi sfiorire nel luogo della bellezza. E non sapere da dove ricominciare.” Sono le parole di motivazione del Premio Scenario 2009, che conclude con un’esortazione: “Ma forse c’è un fattore umano che può ribaltare le prospettive più scontate e tetragone. Bisogna riportare questo fattore sulla scena, magari a partire dallo spettatore. Così il palco svuotato, anziché mostrarsi come luogo di spopolamento, può farsi luogo dell’accoglienza.”
Abbiamo capito, ora vorremmo emozionarci, partendo dalla verità dei frammenti, dalla “riconquistata onestà” che intuisce Codice Ivan in un attimo perfetto che vorremmo fosse un inizio. Ci piacerebbe un Teatro anche precursore di una nuova mentalità, di una nuova speranza.
“Pink, Me & the Roses” è uno spettacolo da vedere, sintesi squisitamente contemporanea di grande di voglia e capacità comunicativa per non dire abbastanza.

Creazione collettiva Codice Ivan
con Anna Destefanis, Leonardo Mazzi, Benno Steinegger, scene, luci e costumi Codice Ivan, foto di scena Giovanni Giacomelli, Federica Giorgetti
produzione Codice Ivan, co-produzione Centrale Fies, residenze artistiche FAF (Firenze), Centrale Fies (Dro), cura e promozione Centrale Fies.