“Prisoners” di Denis Villeneuve

Chi è il vero prigioniero?

Prisoners è una storia drammatica, un thriller angosciante e cupo, che scava nelle forme di evoluzione della disperazione umana, quella di un genitore, quella che si genera quando un figlio scompare, sparisce, e nessuno sa dire cosa sia successo.

E’ il giorno del Ringraziamento, piove e l’aria gelida colora di grigio l’atmosfera; Keller Dover (Hugh Jackman) con la sua famiglia, la moglie Grace (Maria Bello) e i figli Ralph e la piccola Anna, si incamminano verso la casa dei vicini, Nancy (Viola Davis) e Franklin (Terrence Howard) per il pranzo. Anche loro hanno due figli della stessa età, circa, dei Dover. Le piccole Anna e Eliza sono amiche e non vedono l’ora che il pranzo sia finito per uscire a giocare. Ma anziché avvisare i fratelli maggiori, come richiesto dai genitori, escono da sole.
E scompaiono.

Le due famiglie contattano subito la polizia, il caso viene affidato al Detective Loki (Jake Gyllenhaal). Le indagini portano a un camper, che il figlio maggiore dei Dave aveva visto parcheggiato vicino alla casa; il proprietario, un trentenne disadattato, Alex Jones (Paul Dano), messo sotto torchio, dice di non sapere nulla e, del resto, nel rapporto della scientifica non ci sono riscontri, non c’è nessuna traccia delle due bambine nel camper. Le ricerche di Anna ed Eliza proseguono nel bosco vicino alle case dei genitori. Grace e Nancy sono fantasmi terrorizzati, con flanconcini di pillole sul comò per dormire, o almeno provarci. Franklin si unisce alle ricerche insieme alla polizia. Ma Keller è furioso, la sua rabbia diventa follia, quando apprende che Alex è stato rilasciato, perché il suo intuito e qualcosa in quel ragazzo gli dicono che nasconde un segreto. Provare a parlargli è impossibile, è un enigma monosillabico, la zia (Melissa Leo), che se ne prende cura da sola, da quando il marito è morto, lo protegge e accudisce.
Le indagini di Loki procedono puzzle dopo puzzle, con una metodologia che spazientisce il furente Keller; l’uomo, portato all’estremo dal dolore, fa una scelta e decide di pensare lui a trovare la figlia e la sua amichetta.

Durante la ricerca delle due bambine, Loki va a parlare con una donna, il cui figlio è scomparso più di vent’anni prima. Ogni mattina, dopo colazione, guarda l’unico video del figlio che possiede; a furia di schiacciare play ha quasi rovinato il nastro. È lei, dignitosa figura seduta in poltrona a raffigurare un’altra evoluzione della disperazione, quasi nichilista; quando Loki le chiede cosa pensa sia successo al figlio e alle due bambine, con aria di rassegnazione, di arresa che rimbomba: “Nessuno li ha presi. Non è successo niente. Sono solo spariti”. In un attimo. Due, tre, bambini spariti.
La posizione rassegnata della donna, a cui nessuno le ha mai saputo dire che fine avesse fatto il suo Barry fa da contraltare alla mostruosità dell’animo di Keller.

Il regista canadese Denis Villeneuve debutta a Hollywood con Prisoners, un film con una forte componente americana, un mistero che si ramifica nel terrore, nell’uomo che difende la sua famiglia a qualsiasi costo, sostituendosi alla legge.
E nel fare questo, Villeneuve dimostra di essere molto bravo; procede con uno stile rigoroso di tensione (che regge per tutta la durata del film – quasi due ore e mezza), si destreggia e si addentra nelle inquietudini della psiche umana, che arriva a corrodere la fede religiosa dal peccato alla colpa alla vendetta, ma non c’è redenzione, né espiazione.

Prisoners analizza il dolore (un figlio che scompare nel nulla), che guida ciecamente, per raggiungere il fine. Fino a dove può condurre una rabbia agonizzante? La sceneggiatura, firmata da Aaron Guzikowski, è fatta di personaggi abbastanza stereotipati, dal ligio Loki, sempre inappuntabile, pettinato con la camicia allacciata fino all’ultimo bottone, per coprire i tatuaggi e rendersi serio agli occhi del mondo, celando il tormento, velato negli occhi, di non aver risolto l’ultimo caso; a Keller, imponente uomo, con una barba folta, espressione americana dell’uomo che baderà alla sua famiglia, che penserà a risolvere la situazione; alla zia sciatta, figura ossessiva nella vita del trentenne Alex. L’abilità di Guzikowski, e poi di Villeneuve, è stata utilizzare questi elementi classici in una trama a incastri, che come una morsa attanaglia lo stomaco e il cuore dello spettatore.

Prisoners non sarà un film perfetto, ma nel suo incedere in un tortuoso delitto e castigo, la linea che separa vittima e carnefice si assottiglia e si lega. E quindi viene da chiedersi alla fine chi sia il vero prigioniero

Titolo originale: Prisoners
Nazione: U.S.A.
Anno: 2013
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 153′
Regia: Denis Villeneuve
Cast: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Davis, Maria Bello, Terrence Howard, Melissa Leo, Paul Dano, Dylan Minnette
Produzione: 8:38 Productions, Alcon Entertainment, Madhouse Entertainment
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: 07 Novembre 2013 (cinema)