“ROMEO AND JULIET” DELLA Fondazione Nazionale della Danza Compagnia Aterballetto

“Siamo completamente indifesi dai sentimenti, dalle emozioni, dall’urto violento dell’amore che può, in pochi istanti, farti perdere il controllo.” E’ soltanto una delle ispirate considerazioni che hanno spinto Fabrizio Plessi, uno dei massimi esponenti della videoarte in Italia, a collaborare all’ideazione di Romeo and Juliet, ad opera della Fondazione Nazionale della Danza Compagnia Aterballetto diretta da Mauro Bigonzetti, in scena mercoledì 14 Marzo per la seconda e ultima replica al Teatro Delle Palme di Napoli.

L’artista visuale traspone sul palco la stessa sensibilità con cui aveva dato vita alle sue celebri opere, tra cui Mare di Marmo (1985), per proporre un’innovativa chiave di lettura di uno dei miti di ogni epoca, esplorato nei secoli dal teatro, dal cinema e dalla danza. La compagnia emiliana interpreta il grande classico, archetipo della lotta tra Eros e Thanathos, offrendo splendidi esempi di coreografie contemporanee ai limiti dell’equilibrismo e mantenendo un’essenzialità vicina al teatro polacco e all’esperienza del Living Theatre. Il gestus dello spettacolo (per usare un termine della teoria brechtiana) è un casco posto al piede, di volta in volta, di ciascun ballerino: l’oggetto, il cui utilizzo è piuttosto inusuale, simboleggia l’impossibilità di ribellarsi al destino e l’ineluttabilità della morte, a cui i protagonisti sono destinati. “I caschi, tutte le fibre di carbonio, i mille accorgimenti che ognuno di noi usa nella vita sono semplicemente inutili” continua Plessi nella sua descrizione dell’allestimento: per entrare a fondo nell’anima dell’altro non servono protezioni, bisogna inseguire i propri sentimenti secondo il naturale dettato dell’adrenalina.

Il tragico momento della morte degli amanti, di norma al quinto e ultimo atto nel dramma shakesperiano, viene collocato da Bigonzetti all’inizio della sua messinscena, sovvertendo così la struttura drammaturgica classica. La materia coreografica indaga a fondo nelle cause che generano in principio l’amore, l’incontro, poi lo scontro, la fine. Ma, ricordiamo, Romeo e Giulietta è anche la tragedia del tempo: ciò che all’inizio appare come un grande orologio, posto al centro del palco, rappresenta perfettamente il sottotesto della fuga degli amanti. L’imponente elemento di scena, da orologio, pronto a ricordare l’approssimarsi della fatale notte, a seconda della libera interpretazione dello spettatore si fa balcone, epitome del momento più celebre del testo, oppure letto, nell’unico momento d’amore della coppia.

Nell’ultima parte dello spettacolo compare un altro elemento a tutta scena e chiaro rimando all’opera di Plessi: due enormi pareti di marmo, separate da una cascata realizzata con uno schermo, su cui i due protagonisti si arrampicano per oltrepassare insieme la soglia della loro seconda vita. A distaccare Romeo and Juliet da qualsiasi altra rappresentazione tradizionale è anche la scelta dei costumi, anche questa operata da Plessi: ginocchiere ed altri accessori realizzati dalla Dainese, brand specializzato nell’abbigliamento da motociclismo. I caschi e le guaine come inutili difese nei confronti della passione ardente, come i fuochi e la lava proiettati all’inizio e alla fine dello spettacolo. Bigonzetti, Plessi e i loro poderosi ballerini sembrano indicarci che soltanto la forza dell’amore possa muovere il granitico peso delle strutture sociali di protezione.

ROMEO AND JULIET
Coreografia di Mario Bigonzetti
Musiche di Sergej Prokof’ev
Consulenza musicale di Bruno Moretti