Lunedì 14 luglio è partita Rai4, la nuova tv del digitale terrestre free della Rai. Nel segno del colore viola.
Carlo Freccero, presidente di Raisat (indicata dalla Rai come factory di Rai4), spiega così le linee-guida: “Una rete per un pubblico giovane, che naviga su Internet, sensibile alle suggestioni della moderna comunicazione. La tecnologia digitale, satellitare e terrestre, ha cambiato il concetto di pubblico. La moltiplicazione dei canali e l’interattività producono, accanto a quello passivo della tv generalista, un nuovo pubblico: sono giocolieri, utenti televisivi provenienti dal web, che mandano filmati, fanno a loro modo giornalismo. Rai4 vuole intercettarli e trasformare gli spettatori in autori: il web sarà una fonte formidabile”. Applaude il consigliere della Rai Sandro Curzi, che considera Rai4 “la vera risposta alla sfida globale per conquistare il nuovo mercato”.
Per ora palinsesto tutto da costruire, si parte col cinema d’autore in prima serata: Million Dollar Baby, Final Destination, Frequency-Il futuro è in ascolto, Nella morsa del ragno e C’era una volta il West.
La seconda serata propone ogni giorno una serie americana: lunedì c’è Day Break; martedì Six Degrees; mercoledì What About Bryan, giovedì Codice Matrix, venerdì Veritas. La domenica vetrina delle serie proposte nella settimana.
“In questa fase di partenza” sottolinea Freccero “Rai4 si alimenterà di serie cult, film e telefilm, cartoni animati, programmi musicali, oltre ai “fuoricampo” di alcuni reality. Non abbiamo grandi risorse, facciamo di necessità virtù. Una tv sperimentale non può scaturire bella e pronta come Minerva dalla testa di Giove: il viaggio è lungo ma so dove voglio arrivare”. Freccero va a caccia di nuovi pubblici. “La cosa interessante” spiega “è che gli studiosi dei media stanno procedendo a una classificazione del pubblico non più in base alle coordinate socioculturali – capacità di spesa dei prodotti pubblicizzati – ma in base alle stesse modalità di consumo televisivo. La multimedialità in cui siamo immersi (tv cellulare computer) sta attuando una rivoluzione, infatti non si parla più di pubblico ma di “pubblici”; quelli che giocano coi reality, gli “spettatori fan” che si nutrono di serialità. E ci sono gli spettatori che non fruiscono più la tv come mezzo di massa, ma attraverso percorsi multimediali, penso agli “spettatori giornalisti” che sul web mandano foto, reportage.
Occorre recuperare il pubblico che si sta allontanando dalla tv generalista e ricorrere a modelli di produzione a basso costo, stabilendo sinergie con le tv generaliste Rai”.
Quasi un controsenso. “Ma non lo è”, replica il direttore di Raisat “perché solo la tv generalista può fare da cassa di risonanza, anche se non può sviluppare tanti argomenti per mancanza di spazio: quanto materiale di un reality come L’isola dei famosi viene scartato? Useremo la tv generalista come cavallo di Troia: pur attingendo a quel repertorio Rai4 non sarà generalista, perché ha il Dna dei nuovi media, si costruisce sul futuro”. Futuro vuol dire web, soap alternative e c’è già un progetto curato da Gregorio Paolini. “La fiction è importante, sto già lavorando” annuncia Freccero “su un format di fiction israeliano da cui è stata tratto In-treatment serie in onda su Hbo, che ha per protagonista uno psicoterapeuta.
Non sarebbe adatto per la tv generalista in prime time e vorrei farne una versione italiana. Conto sui giovani, anzi approfitto per dare il mio indirizzo, c. freccerorai. it: sono pronto ad accogliere ogni proposta”.