“Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana

E’ il 1969 [All’epoca questore di Milano è Marcello Guida, direttore del carcere di Ventotene durante il ventennio fascista.], Giuseppe Pinelli è un ferroviere anarchico di quarant’anni, è un pacifista, un uomo d’altri tempi, padre e marito felice. Luigi Calabresi è commissario addetto alla sezione politica della Questura di Milano, da poco sposato attende la nascita del primo figlio; è un uomo nuovo rispetto ai suoi capi un po’ borbonici e dal passato scomodo [La ballata del Pinelli di Barozzi, Lazzarini, Zavanella, musica di Fallisi (1969).] Pinelli è attivo al circolo anarchico del Ponte della Ghisolfa; Calabresi è incaricato di sorvegliare la sinistra extraparlamentare milanese. Anarchico e poliziotto appartengono a fronti opposti, si incontrano nelle piazze, il commissario controlla i movimenti del ferroviere. La bomba che esplode alla Banca Nazionale del Lavoro il 12 dicembre provoca 16 morti, 87 feriti, in un attimo tutto cambia. Immediatamente si parla di pista anarchica ricollegata agli ordigni sui treni dell’agosto e alla Fiera Campionaria il 25 aprile. Pinelli, trattenuto illegalmente per 76 ore in questura, ne uscirà con un “volo” dalla finestra dell’ufficio di Calabresi.

Dopo Maledetti vi amerò, l’affresco de La meglio gioventù e il doloroso film sulla morte di Pasolini, Marco Tullio Giordana racconta con Stefano Rulli e Sandro Petraglia una ramificata storia di complotti nazionali, ispirati e supportati dall’esterno. Gli anni che precedettero quelli di piombo: una stagione di trame, depistaggi e terrore volta a rappresentare le lotte sociali come eversione; che tolse la speranza a chi pensava di cambiare pacificamente il mondo e che convinse alcuni che si era ancora in guerra e fece diffondere la paura di una deriva autoritaria, di un golpe così come era stato in Grecia, e del ritorno del fascismo ancora saldo in Spagna e in Portogallo. La democrazia minacciata dagli apparati interni allo Stato e la perdita della fiducia nelle istituzioni hanno influito sul futuro del nostro paese e sulla vita di tutti.

Recensire un film su Piazza Fontana non è cosa facile, come realizzarlo del resto. Pur con tutta la serietà della ricerca, lo sforzo per un’obiettiva ricostruzione e l’attenzione per i fatti e gli uomini, mai potrà esaurire, rispettare ed esaudire chi ancora rimane con la carne viva.
La narrazione cinematografica diventa contenitore di memorie, restituisce micro e macro testimonianze del passato: dagli oggetti ai fatti, dai pensieri alle interpretazioni, ri-costruisce e fa parlare di sé – l’uscita di un libro su Piazza Fontana non avrebbe suscitato la stessa attenzione – e questo perché il cinema crea l’illusione di realtà, dà corpo e sguardo agli angeli e ai demoni, costruisce l’evidenza.

Per alcuni è ancora il ricordo della perdita di un’innocenza, per altri una stagione confusa o parzialmente rimossa. Dopo tanti anni, quaranta, si potrebbe parlare di cenere, ma è ancora brace. Forse perché giustizia non è stata fatta. Perché itineranti e tortuose si sono succedute le indagini, i processi: cambiate le sedi, i giudici, gli inquirenti. Molto si è detto, molto si è scritto. Il giornalismo d’inchiesta milanese del tempo ha tenuto viva l’attenzione e messe in dubbio le versioni ufficiali. Lontani dalle redazioni, per strada, alla ricerca delle verità, parlando con i testimoni, mettendo in sequenza le contraddizioni e le continue ritrattazioni, Nozza, Cederna, Stajano, Scaramucci, Pansa e i collettivi di contro informazione, con stili diversi e con provenienze ideologiche diverse, si sono opposti alla confusione che porta all’oblio. Hanno impedito che, sfruttando lo sgomento e il dolore di una città, di una nazione di giovane democrazia, si insabbiassero i complessi collegamenti, le trasversalità, le infiltrazioni e le alte responsabilità, dopo che in poche ore era stato regalato un mostro da sbattere in prima pagina: un mostro già pronto per una strategia della tensione che avrebbe dovuto favorire una svolta autoritaria del paese.

L’idea del film sta nel titolo: Romanzo di una Strage, la posizione del regista è già evidente nella titolazione dei capitoli che ordinano il complesso flusso degli eventi che coinvolsero normali vite di famiglie, apparati dello Stato, servizi segreti, estremismi politici e poteri stranieri. Un racconto un po’ didascalico – il tempo scorre veloce – in cui si alternano pubblico a privato, umanità, ragion di stato e servile obbedienza, spregiudicati disegni di Guerra Fredda che riportano in auge i nemici di un tempo. Trame fitte e lorde di sangue, narrate mettendo in primo piano tre maschere tragiche, tre vittime sacrificali: Pinelli, Calabresi e Moro. Innocenza pura il primo; capro espiatorio, il secondo, ceduto alle persecuzioni di Lotta Continua con una velina falsa che lo affilia alla CIA, diffusa dall’Ufficio Affari Riservati; e il terzo, uno statista in crisi, che vede, ricerca e trova con lacerante dolore la verità di uno Stato compromesso di cui diverrà martire.

Liberamente tratto dal discusso libro di Paolo Cucchiarelli I segreti di piazza Fontana (ed. Ponte alle Grazie), scelto come traccia non da Giordana, ma dalla produzione; nel libro è sostenuta la controversa tesi delle due bombe presenti in Piazza Fontana: una a bassa carica, dimostrativa, messa dagli anarchici, e l’altra mortale, messa dai neonazisti veneti. Ipotizza anche il coinvolgimento di Valpreda e, per conoscenza, anche di Pinelli e colloca Calabresi nella stanza al momento della “caduta”. Il film segue il libro per il raddoppio delle bombe ma esclude qualsiasi coinvolgimento di Pinelli e allontana Calabresi dalla stanza.

Supportato dall’intensità di Gifuni Favino e Mastandrea, ai quali si aggiunge il toccante cameo di Giulia Lazzarini nella parte della madre di Pinelli, il film di Giordana stringe sulla cronaca, attento anche alle psicologie dei protagonisti approfondite con sipari privati, non sempre felici, vedi la mano di Calabresi sul ventre della moglie la notte della morte di Pinelli. Con l’uso del fuori campo assimila le morti di Pinelli e Calabresi, creando il dubbio sulla paternità di quest’ultima. Ma dopo due ore abbondanti d’azione, di rimandi e intricate concatenazioni, ci si domanda quanto di quello che è stato sia trattenuto dal film. Ci si domanda, quanto di tutto questo possa essere compreso da chi è nato dopo quegli anni, da chi non ne sa nulla o ha completamente dimenticato. Resta molto da raccontare, soprattutto quello che nel film rimane insistentemente oltre la cornice, l’atmosfera di quegli anni, le piazze, le speranze, le rivendicazioni, i modelli di vita: il contesto, che solo se in primo piano può rendere più comprensibile questa storia difficile.

P.S.
_ Chi scrive, nel dicembre del ‘69 aveva sette anni, ma ricorda il rumore dell’esplosione, il telefono di casa che suona, le notizie che arrivano da chi si trova prossimo a piazza del Duomo. Si ricorda anche il lunedì dei funerali, con la nebbia che oscura il cielo, come se il sole non fosse ancora sorto. Quel giorno, Milano ha pianto avvolta nel buio.

Per saperne di più:

Camilla Cederna, Pinelli, una finestra sulla strage, Net, 2004, XIII-153 p, euro 8
_ Licia Pinelli- Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia, Feltrinelli, 2009, 200 p, euro 8,50
_ Adriano Sofri, La notte che Pinelli, Sellerio editore, 2009, 284 p, euro 12
_ Carlo Feltrinelli, Senior Service, Feltrinelli, 2007, 431 p, euro 9
_ La Strage di Stato, Odradek edizioni, 2001 181 p, euro 7,75

Titolo originale: Romanzo di una strage
Nazione: Italia
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 130′
Regia: Marco Tullio Giordana
Cast: Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Giorgio Colangeli
Produzione: Cattleya, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 30 Marzo 2012 (cinema)