“SE NO I XE MATI, NO LI VOEMO” DI GINO ROCCA

La Società dei Matti torna a far danni

Il teatro, ci piaccia o no, parla ancora veneto. Forza di un dialetto che è forse il più brillante e comunicativo nell’intero panorama nazionale.

Merito del talento e dell’intuizione di Goldoni, che del genere fu inventore e promotore, innalzandolo a tradizione teatrale, attenuatosi nel tempo ma mai perduto completamente, tanto da approdare fino al nostro secolo.

Una tradizione cui appartiene, senza dubbio di sorta, Se no i xe mati no li volemo, indimenticabile commedia di Gino Rocca, riportata in scena per la regia del veneziano Giuseppe Emiliani, in una cooproduzione firmata Teatro Stabile del Veneto, Teatro Spa e Teatro Carcano.

Se no i xe mati no li volemo, nel suo genere, è un piccolo capolavoro. Esagerazione? Può darsi, ma non del tutto. Una commedia, questa, in cui la sagace e garbata comicità della narrazione si mescola ad una angosciosa quanto malinconica descrizione della parabola decadente di tre vecchi amici, superstiti, con un quarto residente in America, d’una spensierata combriccola di giovani scalmanati goliardi. Per conservare il diritto a godere dell’usufrutto dei beni ereditati dal più ricco, prematuramente scomparso, devono riprendere le mattane dell’ormai fu giovinezza. Ma la gioventù, si sa, non dura in eterno. Come può sopravvivere la goliardica consorteria, se Pino Scavezza (Lino Spadaro), tempestato da acciacchi fisici, ha il cuore angustiato dalla perdita del figlio in guerra? Se Bortolo Cioci (Giancarlo Previati) tramuta la solitudine di una vita in rabbia e intolleranza verso gli altri? Se Momi Tamberlan (un eccellente Virginio Gazzolo), apparentemente il più giovane e vitale dei tre, è afflitto dall’infelicità della figlia di primo letto e mortificato dalla infedeltà della seconda moglie? La risposta è sin troppo scontata.
Di “matti”, oramai, hanno solo la nomea: le pantofole si addicono loro molto più delle vecchie maschere goliardiche.

L’ironia dei personaggi si fa grottesco ritratto di figure fuori dalla storia, sul finire della loro vita. La vicenda tragicomica è descritta amaramente, perché tratta con fedeltà declini e sofferenze umane, in un passato che ritorna senza debiti con la realtà contemporanea, ma che merita di essere rivelato per il sapore del testo, la sua forza incisiva, il ritratto fedele nella sobrietà dei particolari, nella sincerità del dialogo, sempre legato ad una certa moralità ma senza mai scadere nel patetico.

SE NO I XE MATI NO LI VOLEMO
di Gino Rocca
regia di Giuseppe Emiliani
con Virginio Gazzolo, Giancarlo Previati, Lino Spadaro
durata 120 minuti
www.teatrostabileveneto.it