Al centro di Soul kitchen ci sono le (dis)avventure di Zinos, ristoratore greco ad Amburgo: la fidanzata se ne va a Shangai per lavoro, il fratello è in libertà vigilata e ha il vizio del gioco, il suo ristorante fa gola a un losco speculatore e l’ernia al disco non gli dà pace.
Rispetto ai due film che gli hanno dato notorietà in Italia (La sposa turca e Ai confini del paradiso), Soul kitchen rappresenta per il regista Fatih Akin una decisa sterzata nei toni: non più serietà e introspezione, ma comicità e leggerezza. In realtà, pur adottando forme macchiettistiche, concitate e sopra le righe, Akin non rinuncia a temi “esistenziali”.
Il tema di Soul kitchen è, per citare il più recente titolo del teologo Vito Mancuso (Raffaello Cortina editore), “la vita autentica”, la ricerca dell’autentica libertà, di “ciò che rende l’uomo un ‘vero uomo’”. Il percorso di Zinos (dal junk food che cucina all’inizio ai piatti raffinati che impara in seguito) è appunto la scoperta e la conquista dell’autentica libertà (analogo percorso di conoscenza, e di superamento, di sé lo compie nel corso del film anche il fratello).
L’impressione, però, è che, dopo aver enunciato questi temi (enfatizzando, ad esempio, gli insegnamenti di Shayn, lo chef che diventa mentore del protagonista – il suo rifiuto delle lusinghe della carriera e del successo, principale ostacolo verso l’autenticità), il film non sappia andare oltre sviluppi e strutture narrative molto convenzionali: in fondo, quale commediola americana non vede il protagonista liberarsi di un capufficio opprimente e/o di una fidanzata ossessiva e castrante per trovare il suo vero io?
Se tra le righe del film è chiaramente leggibile l’ambizione di trattare temi “alti”, il risultato a cui giunge è quello di una commedia sì gradevole, ma piuttosto inconsistente. E con qualche sbracatura: se si apprezzano certe gag di Soul kitchen (l’erezione durante la fisioterapia, gli effetti della spezia afrodisiaca, ecc.) si potranno ancora guardare con sussiego quelle di American pie (come l’uso della torta di mele)?
Il riferimento ad American pie e, più in generale, alla commedia americana di routine non è casuale, ma serve a sottolineare come nella ricezione di Soul kitchen si possa facilmente creare un equivoco: ossia che un piatto che, in buona sostanza, è fast food abilmente confezionato (i morbidi movimenti della macchina da presa, la ricca colonna sonora soul-funky, l’efficace utilizzo dell’ambientazione – le trasformazioni urbanistiche di Amburgo, osservate con partecipata preoccupazione) venga scambiato per vera cucina d’autore.
Titolo originale: Soul Kitchen
Nazione: Germania
Anno: 2009
Genere: Commedia
Durata: 99’
Regia: Fatih Akin
Sito ufficiale: www.soulkitchen-ilfilm.it
Cast: Adam Bousdoukos, Moritz Bleibtreu, Birol Ünel, Anna Bederke, Pheline Roggan, Lucas Gregorowicz, Dorka Gryllus, Wotan Wilke Möhring; Demir Gökgöl
Produzione: Corazón International
Distribuzione: Bim distribuzione
Data di uscita: 8 gennaio 2010