Ormai è questione di giorni, quelli che ci separano al 7 aprile prossimo, quando uscirà, in piena Settimana Santa, il tanto atteso film di Mel Gibson “La Passione di Cristo”. Un film che da lucani attendiamo in maniera particolare in quanto è stato girato a Matera e a Craco. Il film, come è noto, fa registrare polemiche di ogni tipo, utili se non altro ad aumentarne l’attesa e, perché no, gli incassi.
Per amore del cinema (non avendolo ancora visto), volendo evitare di accodarci al tam-tam gia eccessivamente efficace, e per restare solo al semplice evento umano e spirituale prima ancora che scenico, abbiamo ritenuto utile ascoltare la parola di un sacerdote, colui che, durante le riprese materane, ha più volte officiato il sacramento della confessione all’autore del film.
Abbiamo così avuto modo di avvicinare mons. Franco Conese, Vicario della Diocesi di Matera, che in quell’autunno, ha più volte ricevuto la visita del cineasta, per discutere di fede e per confessarsi.
Gibson, è noto, porta in sé un profondo senso religioso, unitamente al fascino e alla pietà per la figura di Cristo, che a modo suo sarà riuscito a riportare in scena.
Come è andato il primo incontro, mons. Conese, come è scaturito. Ci racconti l’esperienza con il cineasta.
– “Poco dopo essere giunto a Matera, Gibson ha chiesto di un sacerdote con il quale confessarsi.
Un pomeriggio, a porte chiuse è così venuto in segreto in cattedrale, proprio per evitare clamori da parte della gente. Ci siamo incontrati nella cappella del SS. Sacramento. E così è cominciata la frequentazione del regista, con una media quindicinale, per oltre due mesi e mezzo. Ci siamo incontrati più volte, dunque. Si esprimeva in inglese, che comunque io capivo, mentre io rispondevo in italiano”.
Come a dire che nella fede le lingue hanno un ruolo marginale, vero?, è altro il linguaggio che predomina?
– “Certo! Ho visto in lui un profondo credente, è animato da una notevole concezione della morale cattolica, purissima, fedelissima a quanto esprime la Chiesa anche in materia di bioetica. Dedica, inoltre, molta attenzione alla preghiera”.
Molte polemiche stanno accompagnando l’uscita del film “The Passion”. Soprattutto quelle legate ad un presunto subdolo antisemitismo.
– “Non c’è da essere preoccupati perché secondo me non c’è antisemitismo nell’opera di Gibson. Viene presentato il racconto storico così come ce lo offrono i Vangeli. Personalmente ho trovato in lui un grande credente, di padre spirituale e di figlio spirituale. Malgrado non siano state molte le volte in cui ci siamo incontrati, le assicuro che hanno avuto una intensità elevatissima.”
Naturalmente non si può non far riferimento al capolavoro di Pier Paolo Pisolini, che pure a Matera ha avuto scenari incommensurabili per il suo “Vangelo”. Può in qualche modo tracciarci qualche connubio, atteso che sia possibile?
– “Ritengo siano differenti le visioni di Cristo offerte dai due autori. Pasolini ci offre una chiave di lettura teologico-filosofica. Mel Gibson si è invece preoccupato di offrirci l’autenticità storica della Passione di Cristo”.
Come questa recente opera di Gibson, anche quella di quarant’anni fa “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini – lo ricordiamo – fu accompagnata da non poche polemiche. Pur vincendo il Premio Speciale della Giuria alla Mostra di Venezia, venne contestato sia da critici di destra che da quelli di sinistra. Invece ai cattolici intrigò soprattutto il suo rigore e la poetica intrinseche in un’opera che, dopo decenni, continua a far parlare di sé. E dello scenario naturale espresso dalla Lucania, ora come allora.