“Saideke Balai (Warriors of the Rainbow)” di Wei Te-Sheng

Some war, over the rainbow

Venezia 68. Concorso
Capitolo poco noto della storia taiwanese. Quando l’isola era colonia nipponica tra il 1895 e il 1945, le tribù aborigene che abitavano le montagne nell’entroterra dell’isola, i Seediq, decidono di ribellarsi all’oppressore e di organizzare una missione suicida, visti i mezzi avanzati e lo strapotere numerico dell’impero del Sol Levante. A guidarli nell’impossibile impresa, l’attempato capo e combattente, Mouna Rudo. La fine è ovviamente prevedibile, ma non sarà questo ad abbattere i guerrieri Seediq, che cercano la ricompensa al loro eroismo nel ricongiungimento con gli spiriti ancestrali, oltre l’arcobaleno.

Capitolo poco noto della storia taiwanese, si diceva. Ed in effetti il regista Wei Te-Sheng sceglie di raccontare che l’agognata isola, da sempre contesa fra gli strapoteri europei, cinesi e giapponesi, in realtà aveva una sua popolazione autoctona che spesso è rimasta fuori dai libri di storia.

Unica innovazione di tutto il film, per altro, un convenzionale polpettone azion-storico-drammatico sovvenzionato dalle floride tasche di John Woo, con largo dispendio di mezzi ed anni di lavorazione.

Sia il decennio sia i milioni spesi non lasciano traccia. Le scene di battaglia non hanno nulla da spartire con l’inventiva fantastica del mentore hongkongese, e i pessimi effetti speciali fanno pensare alla produzione di una remota isola della Papuasia, non certo alla cinematografia Taiwanese.

Wei, preso sotto l’ala e il portafogli di Woo dopo un esordio da indipendente e un musical sentimentale di grande successo (Cape No. 7) sceglie temi già spesso visitati nella cinematografia orientale e non (il colonialismo, l’appartenenza alla terra) e ci regala un Braveheart in salsa di soia dove il coinvolgimento emotivo dello spettatore si perde in massime filosofeggianti spicciole (“Loro hanno più uomini dei sassolini nel fiume, ma io sono grande come la montagna”) e un trionfo di teste mozzate e harakiri a ritmo così serrato che scorrono sullo schermo innocui e catartici, come le fresche frasche delle foreste pluviali dell’isola.

I personaggi sono dipinti in modo quasi caricaturale (gli invasori giapponesi cattivi e ridicoli urlano e fanno smorfie da Pokemon indiavolato, gli aborigeni hanno tutti la stoffa dell’eroe scritta negli occhi), senza un tentativo di rendere la complessità dei temi trattati.

Chiude la marcia dei guerrieri che si ritrovano “over the rainbow” e cantano le loro canzoni tra nuvole e arcobaleni, come vuole la mitologia Seediq, nel segno del kitsch involontario. Alla faccia di chi pensava che l’ingenua Dorothy de Il Mago di Oz e un guerriero aborigeno taiwanese non avessero nulla in comune.

Titolo originale: Saideke Balai
Nazione: Cina, Taiwan
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 150’
Regia: Wei Te-Sheng
Sito ufficiale: www.seediqbalethemovie.com
Cast: Lin Ching-Tai, Umin Boya, Masanobu Ando, Sabu Kawahara
Produzione: ARS Film Production, Central Motion Picture Corporation
Distribuzione: Fortissimo Films
Data di uscita: Venezia 2011