Dopo i flop dei primi tre giorni, la premiata coppia Fazio – Littizzetto si gioca il tutto e per tutto nella penultima serata di quello che probabilmente è il Festival di Sanremo più brutto degli ultimi dieci anni.
Ma i problemi non sono i soli legati allo share. Ha tenuto banco per tutta la giornata, infatti, la diatriba legata a Prima di andare via, pezzo di Riccardo Sinigallia già presentato dal cantautore romano l’estate scorsa. Il regolamento è chiaro: Sinigallia è fuori dal concorso. Episodio che però gli consentirà di conquistare quei classici “15 minutes of fame” di cui probabilmente non aveva goduto in venticinque anni di carriera.
Comunque, la serata si rivela la più piacevole dell’intera edizione. Ma c’è il trucco: stiamo parlando di Sanremo Club, in cui i big sono chiamati a proporre rivisitazioni di brani celebri della canzone italiana. E certo, il gioco è più facile. Anche se faremmo un torto a diversi artisti se non riconoscessimo il loro talento innato nel rovinare anche quelli che sono degli autentici capolavori della musica. E allora partiamo subito con la nostra Flop three .
Al terzo posto si piazza orgogliosamente Giusy Ferreri con Il mare d’inverno di Enrico Ruggeri. Ma la colpa in questo caso non è del tutto sua. Si abbassano le luci, Alessio Boni scende la lunga scalinata dell’Ariston recitando la prima strofa della canzone, mentre un’imbarazzata Giusy Ferreri indica forsennatamente a uno spaesato Alessandro Haber dove si trova il gobbo, anticipandogli, con scarsi risultati, ciascuna entrata con una leggera pacca sulla spalla. Niente da fare: Haber non ne azzecca neanche una, trasformando un capolavoro vero in un siparietto tragicomico. Secondo posto per Raphael Gualazzi e Bloody Beetroots, accompagnati (anche se nessuno se n’è accorto) da un inconsistente Tommy Lee alla batteria. Il pezzo è Volare, ed è chiaro l’incommensurabile impegno profuso dai tre nel dare il peggio di sé.
Al primo posto, udite udite, Francesco Renga (d’altra parte, non è lui il favoritissimo dell’edizione?) accompagnato da Kekko dei Modà. Cantano Un giorno credi, e qui “rubo” una battuta di Giuseppe Scarpato, chitarrista di Bennato, che, ironico, twitta: «Renga e Kekko potevano semplicemente mandargli dei fiori da Sanremo, sarebbe stato un modo più elegante per omaggiare Edoardo».
Ma finalmente arriviamo alla Top three . Terzo posto per la “strana coppia” Frankie Hi-NRG e Fiorella Mannoia, che poi forse tanto strana non è. Insieme cantano, ballano e si divertono sulle note di una spassosissima Boogie di Paolo Conte. La medaglia d’argento invece se la aggiudica Ron, con la delicatissima Cara di Lucio Dalla. Sulla vetta del podio, va da sé, Cristiano De André, che omaggia il padre reinterpretando, piano e voce, la meravigliosa Verranno a chiederti del nostro amore, in una versione da pelle d’oca.
Ma la quarta serata non è dedicata ai soli grandi successi: è anche tempo dei primi premi. Si conclude la gara dei giovani, che comunque saranno tutti chiamati ad esibirsi nuovamente domani. E ad aggiudicarsi il primo premio per la sezione Nuove proposte è Rocco Hunt, diciannovenne salernitano che ha portato sul palco dell’Ariston un pezzo simil rap sulla Terra dei fuochi, Nu juorno buono, come se il tema sociale fosse sufficiente a decretare la bellezza di una canzone. Ma evidentemente questa è la teoria della giuria di qualità, e così il giovane campano conquista il gradino più alto del podio. Ben più meritevole sarebbe stato il ligure Zibba che, infatti, forte di una carriera non iniziata certo a Sanremo, conquista il Premio della Critica Mia Martini e della Sala Stampa Lucio Dalla.
Ultimo premio della serata è assegnato dall’orchestra diretta da Mauro Pagani a Renzo Rubino, per il pezzo Per sempre e poi basta, per il miglior arrangiamento.