Per la prima volta nei suoi dieci anni di vita il Verona Film Festival vede un ex aequo nel premio più importante, quello al Miglior Film: se lo aggiudicano il francese “Douches Froides” di Antony Cordier (in parte accolto da fischi) e il brasiliano “Cidade Baixa” di Sérgio Machado. Due pellicoli accomunate per vari aspetti: due opere prime, due ménage a trois, due storie dominate da un forte erotismo.
Al film brasiliano è andato anche un altro premio, quello per l’interpretazione della giovane protagonista Alicia Braga, nipote della nota Sonia Braga, per l’umanità e la semplicità con cui ha dipinto il non facile ruolo nel film.
La Giuria, quest’anno presieduta dal regista Roberto Andò, contava come altri membri la scrittrice Camilla Baresani, la giornalista e critico Patrizia Carrano e le bellissime attrici Luisa Ranieri e Valeria Solarino. Si può azzardare con un po’ di malizia che spesso dietro un ex aequo si nascondono profonde divergenze fra i giurati. E con una giuria composta da un presidente uomo e quattro donne dal volto agguerrito e determinato, ci piace immaginare la scena. A rimetterci, in parte, sono due film, che ottengono solo metà del premio in denaro ciascuno.
Altro pluripremiato il primo film italiano in concorso nella storia del festival, E se domani dell’esordiente Giovanni La Parola, interpretato da Sabrina Impacciatore, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu: riceve il Premio dei Giornalisti intitolato alla memoria del critico veronese “Stefano Reggiani” e il Premio del Pubblico.
Ma i premi vanno un po’ a tutti, considerando che nel concorso le opere sono appena dieci, e i premi sei. E così il polacco The Perfect Afternoon di Przemislav Wojcieszek si aggiudica il Premio della giuria Giovani, composta da 25 ragazzi dai 18 ai 26 anni. Ritira il premio il simpatico Jerzy Stuhr, attore del film e attualmente nelle sale italiane con Il Caimano di Nanni Moretti, particolarmente felice el riconoscimento della platea di giovani cinefili.
Il Premio Speciale della Giuria è andato invece alla commedia tanguera francese Je ne suis pas là pour être aimé di Stepháne Brizé.
Da segnalare il Premio ai trent’anni di carriera ad Enrico e Carlo Vanzina, a cui è stata dedicata la retrospettiva “Il cielo in una stanza”, premio costituito dalla scultura di Piera Legnaghi “A cuore aperto” consegnata dall’attrice Giovanna Ralli. Non per sparare sulla croce rossa, ma anche i più accaniti revisionisti, in questo periodo di rivalutazione del trash, troveranno perlomeno inadeguato che un festival di cinema d’autore dedichi una rassegna alla coppia romana. Alla fine della serata di premiazioni, un altro film dei due fratelli ci ricorda che fra loro e il cinema si stendono le praterie; il tutto è reso ancor più folkloristico dalla presenza in sala di alcuni dei loro attori feticcio, quali Maurizio Mattioli e Jerry Calà. A cuore aperto possiamo dire che non se ne sentiva il bisogno.
Desaparecido invece il premio alla miglior fotografia istituito da Vittorio Storaro: è uno dei premi ufficiali del festival ma per tutta la serata non viene nominato, né assegnato a nessun film.
Una cerimonia non eccessivamente lunga e senza grandi cadute, se si esclude il rischiato capitombolo della conduttrice a inizio serata. La decima edizione del Verona Film Festival Schermi d’amore si chiude così: l’appuntamento è all’anno prossimo.
Tutti i Premi di questa decima edizione:
Premio “Calzedonia” al Miglior Film: Ex aequo “DOUCHES FROIDES” di Antony Cordier – “CIDADE BAIXA” di Sérgio Machado
Premio Speciale della Giuria: “JE NE SUIS PAS LÀ POUR ÊTRE AIMÉ” di Stepháne Brizé
Premio alla Miglior Interpretazione: ALICIA BRAGA per “CIDADE BAIXA” di Sérgio Machado
Premio dei Giornalisti “Stefano Reggiani”: “E SE DOMANI” di Giovanni La Parola
Premio Giuria Giovani: “THE PERFECT AFTERNOON” di Przemislav Wojcieszek
Premio del Pubblico: “E SE DOMANI” di Giovanni La Parola
Premio alla Carriera “A Cuore Aperto”: Carlo & Enrico Vanzina