Un quasi tutto esaurito al Teatro Aurora nella serata di sabato 8 maggio per Scusate il ritardo, spettacolo conclusivo del corso serale principianti dell’Accademia Teatrale Veneta condotto da Questa Nave in collaborazione con Coop Adriatica.
Che si sia trattato in prevalenza di amici e parenti dei 17 attori in scena, o se tra loro fossero presenti anche singoli spettatori incuriositi, è cosa poco rilevante in rapporto allo spessore dell’affluenza e al calore di cui erano ricoperti i frequentissimi applausi e risate.
La regia di Antonino Varvarà ha abilmente centrato l’obiettivo di adattare le singole peculiarità di ogni interprete al testo, da lui medesimo composto nel 1987 per la compagnia veneziana Circolarecinque, da cui fiorì, in seguito, Questa Nave; il risultato è una coralità di personaggi, in ognuno dei quali emergono al contempo realtà e interpretazione, entrambe ben calzanti con atteggiamenti, sembianze fisiche, abiti e acconciature.
La vicenda si svolge in un teatro, dove due compagnie, una giovane e l’altra più matura, sono state convocate per un provino. La regista tarda e, nell’attesa, un continuum di battibecchi e incomprensioni genera un filo comico in grado di giungere sino agli applausi finali senza mai spezzarsi.
A costituire la compagnia più giovane, la carismatica e spigliata Miriam (Martina Vettorello), la fanciullesca e peperina Sabrina (Anna Romeo), fidanzatina del vivace e tontolone Danilo (Tommaso Puppola); l’ingenua combina guai Rossella (Silvia Scarpa), il timido e impacciato Giovanni (Alessandro Imbò) e Bertilla (Maddalena Motta), sempre pronta a reiterare alla perfezione le più intricate frasi altrui per chi non le avesse comprese.
A sfidarli, quattro attori di stampo teatrale classico: l’imbellettata e altezzosa prima attrice Roberta Larinoni (Barbara Vianello) e sua figlia Anna (Elisa Claudio), mansueta, ma disposta a disattenere la madre se tentata dai coetanei antagonisti; la boriosa e snob Chiara (Lorena Trabacchin) e Antonio Caronia (Andrea Baratto), bellimbusto dai modi eleganti, ma in grado di parlare solo per battute da copione.
A loro si aggiungono Emanuela (Cristina Cervesato), promettente attrice singola sensuale e disinvolta; Malcom l’Avventuroso (Tiziano Moro), bizzarro personaggio che, nel tentativo di darsi un tono, finisce invece per cadere nel ridicolo; Bepi Rosteghin (Leo Caporrella), facchino di una stamperia, la cui unica lingua in grado di pronunciare è uno stretto dialetto veneto; Federica (Silvia Masiero), impettita e superba assistente di un’austera regista (Irene Gozzelino) incapace di pronunciare correttamente i cognomi degli attori. Infine Gessica (Francesca Gatto) e Luana (Eleonora Scarpa), due esuberanti donne delle pulizie che, con la loro caratteristica parlata veneziana, danno l’avvio e il termine a tutta la vicenda.
Questa variopinta convivenza di personalità si articola in un ping pong di punzecchiamenti, alternativamente a due o più interpreti in scena, il cui brioso ritmo è interrotto solo dalle acclamazioni del pubblico.
Dei consensi di tale intensità, tanto sinceri e spontanei, non sono da sottovalutare: rappresentano, infatti, evidenti sintomi di una persistente richiesta, nel contesto teatrale odierno, di spettacoli il cui principale obiettivo sia il puro e semplice divertimento del pubblico, alle volte bisognoso d’accantonare le nobili riflessioni esistenziali per delle sane risate.