Sergio Rubini parla della sua “Terra”

Intervista a Sergio Rubini

Lo incontriamo in Basilicata per la presentazione del suo ultimo film “La terra”, scritto diretto e da lui stesso interpretato per la Fandango.

“E’ una terra che amo molto la Basilicata, è una incantevole Irlanda del Sud”.
Rompe così il ghiaccio, Sergio Rubini (accolto con entusiasmo), per parlare di una terra, la Puglia, che è contigua alla Basilicata come alla stessa Calabria: luoghi che gli rimandano alla memoria dell’infanzia, perché la sua Puglia (è nato a Grumo Apula, in provincia di Bari) è più interna, è più quella delle Murge che quella costiera e marina decantata in altre opere (non ultima quella di Pupi Avati La seconda notte di nozze).
Ebbene, questa terra gli appartiene nel profondo, malgrado siano 25 anni che vive altrove.

Perché ambientare questo film (come ha fatto per altri) nella sua regione?

“Quando andai via ero poco più che adolescente e non avevo ancora elaborato lo strappo che tuttavia ho sempre pensato di dover ricucire. Mi sono quindi reso conto che non soltanto la Puglia ma tutto il Sud è per me un perfetto teatro di posa, in quanto ne conosco gli scenari e i personaggi assumono un maggior senso proprio in quel contesto”.


Come è nata l’idea per questo film?

“Il mio amore per la letteratura russa, per i dostoevschiani fratelli Karamazov, per Delitto e castigo e toccando il Verga della “roba”, hanno certamente influito nella mia formazione fra i venti e trent’anni. A questo devo l’aver maturato l’idea per questo film, con tutto il retroterra devastante della proprietà che innesca dinamiche familiari spesso drammatiche”.

Si può parlare di contaminazioni di generi in questo film, che vanno dalla commedia, al sarcasmo, al noir ed al thriller, pensando perfino ad alcune inquadrature del miglior western?

“Non mi piace sposare i generi non essendo io un purista. Ritengo che una scena deve essere espressiva e in tal caso il thriller rende il clima soffocante; come pure il grottesco coincide con il tragico col quale confina, mentre il western rimanda ad una idea di solitudine quando un uomo deve risolvere i suoi problemi senza avere nessun appoggio”.

Si può affermare che La terra è una tappa importante nel percorso filmico di Rubini, un saggio di maturità autoriale nei confronti di un cinema, qual è quello nostrano, che ha bisogno di rigenerarsi.

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Chiara Lostaglio
Attrice e critica cinematografica e teatrale, è laureata in Scienze della Comunicazione e in Filologia moderna. Diplomata in recitazione cinematografica presso la Vision Academy e Studio Cinema Film & Theatre Institute di Roma. Ha lavorato in diverse produzioni cinematografiche, televisive e teatrali. Scrive di cinema e teatro su diversi magazine on line. Ha insegnato Storia e critica del Cinema presso Unilabor e Liceo artistico. parte del direttivo del Cineclub Vittorio De Sica- Cinit che organizza mostre cinematografiche, lezioni e laboratori di cinema nelle scuole e nelle carceri. Ha presentato film e si è occupata delle relazioni esterne in diversi eventi e festival di cinema (Foggia Film Festival, Monticchio CineLaghi). Attualmente è docente presso l'Università SSML Nelson Mandela e l'Istituto del design di Matera.